Tutto quello che c'è da sapere per gestire con ritenuta d’acconto eventuali entrate extra e arrotondare il proprio stipendio mensile.
Nel 2014 lo stipendio medio netto mensile di un italiano era di 1.529 euro: un importo che, secondo la ricerca Jp Salary Outlook 2015, ci posiziona al nono posto tra gli stati della zona Euro. Capita quindi che, per arrotondare e affrontare meglio le spese quotidiane, anche chi ha un lavoro da dipendente ricorra a prestazioni di lavoro occasionali. Capiamo quando è possibile fare questa scelta e quali sono le condizioni fiscali da rispettare.
Quando è possibile arrotondare. Dal cuoco al cameriere, dall’istruttore in palestra al musicista o DJ, dal presentatore allo sviluppatore di software, i lavori per arrotondare sono davvero tanti e di natura molto diversa. Un dipendente può arrotondare con un’attività propria se non è vietata in modo espresso dal contratto sottoscritto e se quanto svolto non è in concorrenza con la sua occupazione principale. L’articolo 2105 del Codice Civile infatti sottolinea che “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”. Il dipendente, nel caso in cui decida e abbia la possibilità di arrotondare lo stipendio con un’attività extra, non ha alcun obbligo di comunicazione nei confronti del proprio capo, ma per evitare situazioni spiacevoli è sempre consigliabile agire in massima trasparenza, evitando in questo modo possibili incomprensioni con il datore di lavoro.
Attenzione all’orario settimanale. Chi integra la busta paga principale con un secondo lavoro deve inoltre tenere in considerazione i limiti imposti dall’art. 4 del D.Lgs. 66/03. Il legislatore infatti sottolinea che “I contratti collettivi di lavoro stabiliscono la durata massima settimanale dell’orario di lavoro. La durata media dell’orario di lavoro non può in ogni caso superare, per ogni periodo di sette giorni, le quarantotto ore, comprese le ore di lavoro straordinario”. L’obbligo resta valido anche nel caso in cui il soggetto abbia più rapporti di lavoro: il dipendente deve quindi tenere in considerazione questo limite temporale.
Ritenuta d’acconto, come funziona. I lavori caratterizzati dall’assenza di abitualità, professionalità, continuità e coordinazione sono considerati prestazioni occasionali.
Il lavoro autonomo occasionale è caratterizzato da:
– Mancanza di continuatività nella prestazione
– Mancanza di coordinamento (l’attività non dovrebbe essere svolta all’interno dell’ambito aziendale o del ciclo produttivo del committente)
Ma cosa succede dal punto di vista fiscale? I redditi di lavoro autonomo occasionale sono considerati redditi diversi. Il compenso ricevuto per il lavoro effettuato è soggetto a ritenuta a titolo d’acconto con aliquota del 20% e concorre a formare il reddito complessivo del percettore, in aggiunta a quello percepito per il proprio contratto di lavoro dipendente. In alcuni casi, la ritenuta non viene calcolata sulla base imponibile complessiva ma su una quota di essa. Ad esempio, per la cessione di diritti d’autore (es. quando un collaboratore scrive un articolo per un giornale) la ritenuta del 20% viene calcolata sul 60% dell’importo per soggetti di età inferiore a 35 anni e sul 75% una volta superata questa soglia anagrafica. Un altro esempio è relativo alla ritenuta calcolata sulle prestazioni di agenti di commercio: la base imponibile infatti scende al 50% per gli agenti privi di dipendenti e al 20% per chi si avvale dell’opera di collaboratori. Ai fini fiscali è necessario inserire la ritenuta d’acconto nel rigo D5 del Modello 730/2015.
Come si calcola la ritenuta d’acconto. Facciamo un paio di esempi per comprendere meglio il calcolo della ritenuta d’acconto.
Esempio 1: un soggetto si accorda per un compenso netto di 100 euro per una giornata da cuoco in un ricevimento privato. Dal momento che l’importo rappresenta l’80% del totale (100-20% di ritenuta), per calcolare il totale è sufficiente moltiplicare la base imponibile per 100 e dividerla per 80. In questo caso (100*100)/80= 125 euro. L’importo della ritenuta è pari alla differenza tra il totale individuato (125 euro) e il netto concordato (100euro), cioè 25 euro.
Esempio 2: l’importo lordo definito per una piccola implementazione su un sito da parte di uno sviluppatore software è pari a 150 euro. Per calcolare la ritenuta in questo caso basta calcolare il 20% del totale (150*0,2) cioè 30 euro. L’importo netto è pari dunque al totale meno la ritenuta, cioè 120 euro.
Potete calcolare online l’importo della vostra ritenuta in pochi semplici passi, sia partendo dal netto che dal lordo.
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