Con l’avvento della Brexit è partito il dibattito tra i favorevoli e i contrari al mercato unico europeo. Ma cosa comporta averlo e quali sono i benefici per gli stati membri dell’UE?
Dopo l’esito del referendum sulla Brexit uno dei principali protagonisti dei vari programmi e interventi politici è stato proprio il mercato unico. C’è chi è a favore e c’è chi lo vede come un acerrimo nemico. A difendere il mercato comune europeo ci pensa il Governatore della BCE, Mario Draghi, in occasione di una conferenza per celebrare il decimo anniversario dell’introduzione dell’euro in Slovenia. Per il Governatore, è essenziale che le istituzioni europee facciano autocritica, dal momento che la crisi ha cambiato la percezione dei cittadini dei confronti del progetto europeo. Allo stesso tempo bisogna saper riconoscere i meriti e i grandi benefici che ha prodotto l’Unione.
Il mercato unico al centro del progetto europeo. Finita la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati europei condividevano un obiettivo comune: assicurare ai propri cittadini pace e prosperità. Tale obiettivo comune richiedeva maggiore integrazione e cooperazione tra gli Stati, così nel 1957 vennero firmati i Trattati di Roma, che ufficialmente diedero vita alla Comunità economica europea (CEE), con “l’obiettivo di promuovere l’instaurazione di un mercato comune e di un’unione economica e monetaria (articolo 2)”. Per fare in modo che il mercato unico funzionasse e venisse garantito un sano principio di competizione interna, era essenziale fare in modo che tutti gli Stati Membri rispettassero le stesse regole. Tuttavia, per scrivere le regole servivano istituzioni comuni e per questo vennero creati il Parlamento e il Consiglio Europeo che potessero legiferare, e si scelse di avere una moneta unica, che portò all’introduzione dell’euro nel 2002. Ecco perché il cuore pulsante del progetto europeo è proprio il mercato unico.
in cosa consiste il Mercato Unico Europeo dell’Unione Europea? Il mercato interno europeo, detto anche mercato unico, consente a imprese e cittadini di circolare, studiare, vivere, lavorare o svolgere la propria attività liberamente in tutti i 28 Paesi dell’Unione. Grazie al mercato unico persone, merci, servizi e denaro possono circolare con la stessa facilità con cui si muovono all’interno del Paese di origine grazie alla rimozione delle barriere commerciali e giuridiche e al riconoscimento reciproco.
Quali sono stati i benefici del mercato unico? Stando a un’analisi della BCE, dal 1960 la crescita cumulata del PIL pro-capite dei 15 Paesi Membri dell’Unione Europea è stata superiore a quella degli Stati Uniti di circa un terzo. Nello stesso arco di tempo la ricchezza privata è quasi raddoppiata in percentuale al reddito nazionale. Bisogna essere però oggettivi: in buona parte, i dati sulla crescita sono condizionati dal periodo di ricostruzione post Guerra Mondiale. Tuttavia, come ha sottolineato Draghi, studi più recenti hanno dimostrato come l’integrazione abbia prodotto numerosi benefici. Ad esempio, si stima che a partire dal 1980, senza il processo d’integrazione, il prodotto interno lordo pro-capite dei Paesi Membri sarebbe stato circa il 12% più basso di quello attuale. Una perdita di ricchezza di una certa rilevanza.
Perché è importante. Il ciclo elettorale che entrerà nel vivo ad aprile con le elezioni francesi, rischia di cambiare drasticamente lo scenario politico e di rimettere in discussione l’intero progetto europeo. Nei momenti peggiori della crisi della zona euro, gli spread erano alle stelle e azioni e obbligazioni hanno subito ingenti perdite. Nell’ultimo mese, i mercati hanno iniziato a risentire dell’incertezza politica, sulla scia del populismo che si sta diffondendo in tutta Europa, ma siamo ancora ben lontani dai livelli di stress del 2012. Tuttavia, i mercati possono cambiare idea molto velocemente, e se si diffondesse di nuovo la paura della fine del progetto europeo o della zona euro, gli spread potrebbero risalire velocemente penalizzando gli attivi rischiosi e facendo riaffiorare scenario di stress che si manifestò nel 2012.
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