L’indice azionario più conosciuto, l’S&P500, ha toccato dei nuovi massimi dopo che l’amministrazione Trump ha rispolverato la riforma fiscale. Un netto taglio delle tasse può alimentare ulteriormente le Borse, ma tutto potrebbe avere un costo
A pochi giorni dalle elezioni tedesche lo scenario politico europeo s’infittisce con la richiesta d’indipendenza catalana, che apre le porte a un conflitto istituzionale, che difficilmente si scioglierà a breve. In attesa di capire come l’Europa riporterà la calma in Spagna, i mercati non si sono scomposti più di tanto e gli analisti sono tornati a celebrare il cosiddetto Trump inflation trade.
Di cosa stiamo parlando? Portiamo indietro le lancette del tempo di qualche mese. Contro ogni previsione, l’elezione di Trump non si è trasformata in uno tsunami finanziario, ma superato lo shock i mercati si sono adattati premiando gli attivi rischiosi sulla scia di un imminente piano di fiscale che ha come pilastri la deregulation e tagli delle tasse. La scorsa settimana superata la delusione dell’Obamacare, la riforma sanitaria firmata nel marzo del 2010 dall’ex Presidente Obama che sostanzialmente ampliava la copertura sanitaria offerta cittadini americani, il Governo ha finalmente presentato un nuovo progetto di riforma fiscale che dovrebbe da un lato semplificare l’intero codice fiscale, dall’altro portare la tassazione sulle imprese dal 35% al 20%. Un vero cambio di passo.
Sulla scia di questo ritrovato impulso riformatore, l’indice S&P500 ha toccato un nuovo massimo storico salendo a quota 2524 punti. Dalla conquista di Trump alla Casa Bianca i settori che hanno sostenuto maggiormente l’indice S&P500 sono stati l’indice finanziario e la tecnologia. L’indice energetico invece è stato l’unico settore a contribuire negativamente.
In molti analisti, considerando le valutazioni sempre meno attraenti dell’indice americano, stavano iniziando a chiedersi fino a che punto il mercato poteva continuare a salire. In base agli ultimi movimento di mercato, la notizia della riforma fiscale ha rinvigorito le aspettative degli analisti. Secondo i calcoli di JP Morgan, un taglio delle tasse del 10% dovrebbe spingere gli utili per azione dell’indice S&P500 a 143,4 dollari, un balzo dell’8% dagli attuali 132,2 dollari per azione. Il progetto di riforma fiscale deve passare al vaglio del Congresso che ha l’onore di esplicitare e quantificare il taglio delle tasse complessivo e decidere come finanziare l’operazione. E proprio su questo punto sono nati i primi dissapori. Infatti, una parte consistente del fronte Repubblicano vuole evitare che il taglio delle tasse vada ad aumentare il deficit e di conseguenza possa far crescere il rapporto debito pubblico / Pil che attualmente è stabile intorno al 103%. Prima di capire a pieno l’entità della riforma, la politica deve fare il suo corso. I mercati tuttavia sembrano anticipare che alla fine un compresso verrà trovato. Non ci resta che attendere.
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