L'ultimo rapporto OCSE segnala che le famiglie di oggi hanno un reddito netto inferiore di 10 punti percentuali rispetto al 2005. Ecco la pagella del nostro Belpaese
Quali sono i fattori che concorrono al benessere di un Paese? L’ultimo rapporto OCSE, “How’s Life – Better Life Initiative”, tramite una serie di indicatori sociali ed economici cerca di rispondere a questa domanda e fa una fotografia del nostro Paese in termini di benessere. Il risultato non è un quadro del tutto soddisfacente.
La fotografia della nostra penisola. Il popolo italiano non è tra i più soddisfatti delle proprie condizioni di vita. Il lavoro è sempre una nota dolente: il tasso di occupazione si attesta al 57%, valore più basso di 10 punti percentuali rispetto alla media OCSE. Analizzando, oltretutto, anche variabili relative alla precarietà e alla disoccupazione a lungo termine (superiore a un anno), emerge che l’Italia è il terzo peggiore dei Paesi analizzati. Gli ultimi dieci anni sono stati molto difficili. La crisi economica ha messo in ginocchio diverse economie, compresa quella italiana, e molte famiglie. In una scala da 1 a 10 il grado di soddisfazione della propria vita (il benessere soggettivo per intenderci) è passato da 6,7 a 5,9; una flessione di quasi un punto che rappresenta il quadruplo della media Ocse. Questo risultato indubbiamente risente della diminuzione del reddito netto disponibile per le famiglie italiane, in calo del 10% rispetto al 2005 e uno dei cali più ampi tra tutti i Paesi Ocse.
I punti di forza. Per fortuna, però, il quadro italiano non è tutto nero. Sebbene infatti sia calata, la ricchezza netta delle famiglie italiane è comunque in media con gli altri Paesi, mentre l’aspettativa di vita alla nascita è uno dei punti di forza del Belpaese. Inoltre, due terzi degli italiani definiscono “buona” o addirittura “molto buona” la loro condizione di salute, in linea con quanto riferito dagli altri Paesi Sviluppati. L’Italia fa meglio della media OCSE, invece, per la rete di protezione sociale: il 91% degli italiani (contro l’89% della media) dichiara di poter fare affidamento su qualcuno.
E gli altri Paesi come stanno? Il lavoro non è un punto debole solo per l’Italia: infatti, l’incertezza occupazionale è superiore di un terzo rispetto alla prima valutazione del 2007 e anche la soddisfazione generale è di poco inferiore ad allora. Inoltre, si stima che una persona su tre dista solo tre mensilità di salario rispetto alla condizione di povertà. Di questa situazione negativa che coinvolge il mercato del lavoro a risentirne maggiormente sono sempre i giovani, soprattutto quelli sotto i 25 che hanno maggiori probabilità di non trovare lavoro rispetto alla fascia tra i 25 e i 60 anni (nonostante il grado di istruzione sia maggiore di quello della generazione precedente). Un altro punto debole è la diseguaglianza tra differenti fasce sociali sia tra un Paese e l’altro che all’interno di una stessa nazione.
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