Ferrero alla conquista dell’America

L'azienda produttrice della Nutella ha rilevato il business dolciario USA di Nestlé per 2,8 miliardi di dollari. Come cambia il gruppo di Alba?

Ferrero, l’azienda piemontese produttrice della Nutella, ha rilevato l’attività dolciaria USA della svizzera Nestlé per 2,8 miliardi di dollari: una maxioperazione realizzata sotto la regia del presidente esecutivo Giovanni Ferrero, che segna una netta discontinuità con le politiche societarie del passato, più focalizzate sulla crescita per linee interne. In base all’accordo, Ferrero acquisirà tre stabilimenti produttivi e un business che nel 2016 ha generato 900 milioni di dollari di fatturato. Fanno parte del pacchetto anche una ventina di brand americani estremamente conosciuti, tra cui i marchi di cioccolato Butterfinger, BabyRuth, 100Grand, Raisinets, Wonka, il diritto esclusivo sul marchio Crunch negli Stati Uniti e i brand di caramelle SweeTarts, LaffyTaffy e Nerds. L’operazione, che proietta il colosso di Alba al terzo posto tra le più grandi aziende dolciarie nel mercato USA dopo Mars ed Hershey, fa seguito ad altre due importanti acquisizioni completate nel 2017 negli USA e “costate” a Ferrero complessivamente circa 1,5 miliardi di dollari: quelle di Fannie May e Ferrara Candy. Anche in questo caso, come già successo per i precedenti acquisti, non si parla di fusioni o integrazioni: i brand e le catene produttive restano separati.

Un punto di discontinuità rispetto al passato. La gestione di Giovanni Ferrero è decisamente diversa rispetto all’impostazione data dal padre, Michele Ferrero, scomparso nel 2015: il fondatore della società, consacrato da Forbes come l’uomo più ricco del Belpaese, non ha mai completato acquisizioni importanti nei primi 50 anni di vita dell’azienda (nata nel 1946). Ma lo shopping su larga scala non è la sola novità introdotta da Giovanni: lo scorso settembre Ferrero ha nominato il primo amministratore delegato esterno alla famiglia nella storia della società, Lapo Civiletti. L’ingresso di manager esterni è particolarmente significativo per un’azienda come Ferrero, che non è quotata in Borsa e in cui la proprietà rimane saldamente nelle mani della famiglia fondatrice. Tornando ai numeri, il gruppo di Alba ha chiuso l’esercizio fiscale 2015-2016 con oltre 10 miliardi di euro di ricavi e 793 milioni di utile, mentre i debiti si attestavano sui 2,9 miliardi. Il deal siglato con Nestlé peserà sulla posizione finanziaria netta ma, precisa un articolo di MF, l’azienda ha più di 1,9 miliardi di riserve e la disponibilità delle banche a finanziarla non manca.

Il “cuore” resta in Italia. Nonostante le operazioni Oltreoceano, comunque, Ferrero non perde di vista le proprie origini. Annunciando i risultati di bilancio delle attività italiane, il gruppo ha confermato il suo impegno nel contesto italiano, dove nell’ultimo esercizio ha investito 130,3 milioni di euro in beni materiali tramite Ferrero Industriale Italia Srl. E gli interventi più significativi sono stati realizzati proprio nello stabilimento di Alba, dove è stata avviata la produzione di Kinder Cards, il primo biscotto ripieno di cioccolato cremoso Kinder. Quanto a Nestlé, la parte ceduta era all’origine di circa il 3% del fatturato globale. Il gruppo svizzero comunque – ha fatto sapere il CEO Mark Schneider – intende continuare a investire negli Stati Uniti, puntando sull’innovazione, in particolare nelle categorie prodotti per animali domestici, acqua, caffè, surgelati e alimenti per neonati.

 

 

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