A aprile l'indice PMI, ovvero l'indice dei direttori agli acquisti, fa ben sperare gli operatori di mercato sulle condizioni di salute di Stati Uniti ed Europa
Il mondo finanziario è un universo dominato dai numeri: quotazioni, spread, bilanci, PIL, inflazione. Districarsi in questa miriade di cifre a volte non è semplice, ma è proprio da questi numeri che gli operatori e gli analisti di mercato cercano di capire come andrà un titolo, un settore o l’economia di un intero Paese. Tra i dati sempre attesi dagli addetti ai lavori troviamo il PMI, ossia l’indice dei direttori agli acquisti. Con l’uscita del dato preliminare di aprile vediamo come stanno le due sponde dell’Atlantico.
Il ruolo dei direttori agli acquisti. Il Purchasing Managers Index è un indicatore che viene rilevato ogni mese partendo da un sondaggio somministrato alle varie aziende su diverse e importanti variabili economiche come i nuovi ordinativi e il livello di occupazione e di produzione. Perché proprio i direttori agli acquisti? È molto semplice: considerato il loro ruolo di gestione degli ordinativi, queste figure manageriali hanno una visione a tutto tondo di come sta andando l’azienda e di cosa legittimamente aspettarsi nel breve termine. Tali sondaggi, grazie al loro campione particolarmente esteso, possono fornire un’indicazione sulle condizioni di salute dell’economia di un Paese.
In Europa cresce il terziario e rallenta l’industria. Buone notizie sul fronte Europa. Lo slancio economico nell’area euro continua a mantenere un ritmo costante ad aprile, dopo un rallentamento avuto all’inizio del 2018. L’indice PMI resta invariato a 55,2 punti, ben 5,2 punti sopra alla linea che separa un’economia in espansione da una in contrazione, e superiore anche alle attese degli analisti che se lo aspettavano intorno ai 54,8 punti. Ma se da un lato l’attività dei servizi ha subito un’accelerazione toccando il livello più alto degli ultimi due mesi, l’attività manifatturiera ha registrato un calo portandosi fino al gradino più basso degli ultimi 14. Chris Williamson, capo economista di Markit, la società che si occupa di rilevare e pubblicare il dato, ha commentato il rallentamento definendolo “né sorprendente né allarmante” e aggiungendo che i dati di aprile segnalano che l’economia sta crescendo a un tasso trimestrale dello 0,6%. “Una forte crescita come quella che si osserva all’inizio dell’anno raramente persiste a lungo, non ultimo perché l’offerta non riesce a tenere il passo con la domanda”, ha continuato Williamson.
Negli USA prosegue la spinta del manifatturiero. Anche dall’altra parte dell’Atlantico l’economia è in piena espansione. Il dato preliminare sull’indice PMI manifatturiero sale a 56,5 punti rispetto ai 55,6 del mese precedente e supera nettamente le aspettative del mercato che lo davano a quota 55. La lettura ha indicato la più rapida espansione nel settore manifatturiero da settembre 2014, con una crescita marcata della produzione e nuovi ordini in aumento al ritmo più alto da quasi tre anni e mezzo. L’aumento degli ordini tuttavia non ha portato a una crescita dell’occupazione: il tasso di creazione di posti di lavoro, infatti, ha toccato i minimi degli ultimi otto mesi, perché le imprese hanno spinto per una maggiore efficienza. Buone notizie sul fronte del terziario: la lettura dell’indice PMI si attesta a 54,4 punti, battendo così non solo il dato di marzo (54) ma anche il consensus degli analisti (54,3).
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