Cosa significa davvero diversificare il rischio e perché è importante nella costruzione di un portafoglio
È tra i pilastri di ogni buon investimento, ma spesso il risparmiatore non sa di che cosa si tratti o come ottenerla: stiamo parlando della diversificazione. Stando a un’indagine svolta nel 2016 da Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, intitolata “Consapevolezza, fiducia, crescita: le sfide dell’educazione finanziaria”, su 1.024 famiglie detentrici di conto corrente bancario e/o postale, solo la metà degli intervistati comprende correttamente cosa sia la diversificazione del rischio.
Un principio intuitivo. In realtà, il principio è piuttosto intuitivo: non mettete tutte le uova in un solo paniere! Prevedere l’andamento dei mercati finanziari è impossibile, soprattutto su periodi brevi, e ogni anno quindi conviene puntare su diversi “cavalli” sperando che non tutti arrivino per ultimi. Diversificare significa proprio ripartire il capitale in vari investimenti con l’obiettivo di frazionare il rischio. Facciamo un esempio concreto: con un capitale di 1.000 euro da investire, possiamo scegliere di comprare solo azioni della società Alfa, oppure di “spalmare” i risparmi tra diversi titoli – 33% Alfa, 33% Beta, 33% Gamma. Se Alfa fallisce, nel primo caso perderemo il 100% dell’investimento. Nel secondo caso, invece, solo un terzo. Ammesso che gli altri due titoli restino immobili, perché potrebbero anche salire e compensare le perdite di Alfa oppure scendere anche loro, ma è difficile che tre società falliscano tutte nello stesso momento. Insomma, una garanzia di successo non esiste, ma si può tentare di limitare il più possibile le probabilità di perdere tutto.
Cos’è la correlazione. Il concetto di diversificazione è strettamente legato a quello di correlazione (link https://vocearancio.ingdirect.it/investimenti-correlazione-strumenti/), cioè al fatto che due o più investimenti si muovano “insieme”. Anche qui si tratta di buon senso: la diversificazione funziona tanto meglio quanto più gli investimenti sono decorrelati. In linea di massima, le principali asset class – come per esempio azioni, obbligazioni e valute – non salgono o scendono insieme se il contesto politico ed economico è “tranquillo”, e ai rialzi di una corrispondono i ribassi di un’altra. Avere i piedi in più scarpe, quindi, può aiutare a massimizzare i profitti e a compensare le perdite registrate su un fronte con i guadagni incassati su un altro.
Diversi livelli di diversificazione. La diversificazione può avvenire a diversi livelli, a seconda del rischio che si intende mitigare. Può essere quindi:
- Valutaria, ottenuta inserendo nel portafoglio strumenti con valuta di riferimento diverse
- Geografica, ottenuta investendo in diverse aree geografiche globali
- Settoriale, ottenuta puntando su diversi settori ciclici e difensivi
Ma attenzione: diversificare a caso è comunque un errore, oltre che il sintomo di un investitore che non ha idea di cosa stia facendo. Aggiungere asset class senza un preciso criterio ma fidandosi della cieca sorte serve a poco, anzi, annacqua solo le eventuali buone performance. Il punto di equilibrio sta nel mezzo.
L’importanza dell’asset allocation. Il valore della performance di un portafoglio che deriva dall’asset allocation ovvero da come è stato composto il nostro portafoglio, è il 90%,. Per investire in modo equilibrato, è necessario ripartire gli investimenti tra asset class, aree geografiche, settori e stili d’investimento tenendo sempre a mente i propri obiettivi, l’avversione al rischio e l’orizzonte temporale; le fondamenta del nostro portafoglio (link post costruzione portafoglio)
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