L'economia della condivisione applicata a yacht e catamarani può portarvi a fare esperienze che non avreste mai immaginato
La sharing economy ha completamente cambiato il mercato del turismo: una ricerca del Parlamento europeo parla di un giro d’affari di 28 miliardi di euro e di un potenziale da 572 miliardi, con una legislazione più adatta al suo pieno sviluppo. Forse il settore che mostra al meglio quanto il turismo sia cambiato grazie al modello Uber (o Airbnb) è quello delle vacanze in barca. La sharing economy ha reso accessibile e alla portata di tutti l’esperienza esclusiva per eccellenza. Fino all’avvento di piattaforme come Sailsquare o Antlos, c’erano poche alternative a possedere un’imbarcazione (con i relativi costi astronomici di acquisto, carburante, attracco, rimessaggio, manutenzione, dotazioni, equipaggio) o conoscere qualcuno che ne avesse una. Negli ultimi anni invece il mercato delle piattaforme che consentono di fare questa avventura nei mari del mondo è esploso: per chi ama il mare ci sono poche esperienze più belle che viaggiare in mare aperto, dormire in rada, tuffarsi in acque cristalline senza dover passare da una spiaggia affollata.
In mare aperto con un click. Partiamo da Sailsquare, la più nota piattaforma italiana per prenotare vacanze in barca vela. È attiva da ormai cinque anni e funziona come un social network. L’obiettivo è far incontrare chi è uno skipper o ha un’imbarcazione (o entrambe le cose) e singoli, coppie o gruppi che hanno voglia di fare un’esperienza a bordo. Ci si registra sul sito e si comincia a esplorare le proposte. L’offerta è principalmente a vela, ci sono un migliaio di destinazioni nel mondo, con un focus particolare sul Mediterraneo e i mari italiani. I prezzi sono ragionevoli: un giro di una settimana in una «flotilla» tra le isole nel Mar Egeo può per esempio costare 670 euro a persona (escluse le spese per raggiungere il porto, ovviamente). Essendo strutturato come un social network, su Sailsquare potete conoscere i membri della vostra spedizione prima di salire a bordo. Chi ha esperienza come skipper, può anche proporsi per guidare una vacanza (in cambio di un posto gratis), proponendo un itinerario e un budget, aspettando che altri si aggreghino.
In barca sui flutti di Ulisse. Antlos si propone come l’Airbnb delle imbarcazioni: questa piattaforma italiana nasce nel 2014 all’interno dell’incubatore di startup H-Farm ed è stata creata, tra gli altri, da un ex comandante di yacht e un ex skipper: insomma, persone che conoscono il mare e le sue dinamiche. Antlos è una parola in greco antico, Omero la usa nell’Odissea per descrivere i flutti e la superficie del mare sul quale naviga Ulisse. Struttura, grafica e possibilità di risparmio sono simili a quelle di Airbnb: una vacanza in yacht a vela alle Isole Vergini Britanniche costa 119 euro al giorno. Si verifica la disponibilità, si controllano le recensioni dello skipper e lo si contatta per salire a bordo. Spesso gli «armatori» sulla piattaforma possono anche offrire pacchetti aggiuntivi per rendere più confortevole la vacanza, come bevande incluse, servizi di babysitting per i bambini o lezioni di vela.
La multiproprietà degli yacht. Un altro portale interessante è MedBoat Sharing, basato su un modello di business completamente diverso dai due precedenti. Lo scopo è semplificare e rendere più accessibile la possibilità di diventare proprietari di un’imbarcazione. MedBoat è stato efficacemente descritto come una via di mezzo tra una multiproprietà e un noleggio a lungo termine di yacht. Ci sono due possibilità di usare la piattaforma. La prima è quella del compratore, che acquista il natante e lo affida a MedBoat per la gestione ordinaria: posto barca, assicurazione, carena, tagliando, pulizia e pratiche burocratiche. La barca entra in un sistema di «time sharing» per cui per una parte dell’anno viene condivisa con altre sei persone, meccanismo che permette al proprietario di ridurre le spese di gestione (per molte persone improponibili) e che comunque gli garantisce 84 giorni di uso esclusivo all’anno. Insomma, MedBoat paga le spese della barca e in cambio la concede in uso ad altri. E infatti l’altro modo di usare la piattaforma è quello del socio, appassionato di mare, ma non proprietario di un’imbarcazione, che può prendere a noleggio una di quelle che fanno parte della flotta MedBoat. Il socio la trova in banchina pronta per navigare e la piattaforma si occupa di gestire tutti i passaggi tra armatori (cioè proprietari) e soci.
Marinai per un giorno (o solo nel porto). HolaBoat invece è una startup sardo-ligure che prevede una formula più light di boat sharing, ottima per chi vuole fare una prima esperienza in mare con questo tipo di servizi, per poi decidere di affrontare navigazioni più avventurose. Su HolaBoat si può sia fare la sharing experience, scegliendo luogo, barca e capitano, che una formula particolare chiamata boat & breakfast: una sorta di b&b galleggiante, ancorato in porto, per dormire in banchina a un passo del mare, provando la vita di barca per una notte (anche solo per fare un’onesta autovalutazione del vostro mal di mare). Nella sezione boat sharing «classica» ci sono molte escursioni in giornata (da circa 70 euro a persona) o nel weekend (dai 100 ai 200 euro a notte) nei mari italiani (Salento, Campania, Sardegna) o del Mediterraneo (Grecia e Croazia) e c’è anche l’originale possibilità di fare crociere fluviali in Italia.
Avete mai fatto una vacanza in barca? Provereste o avete provato uno di questi servizi di boat sharing? E lo consigliereste?
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