Dopo una crisi innescata dai conti pubblici e dal debito monstre e una terapia impegnativa durata quasi 10 anni, la Grecia è stata finalmente dichiarata "fuori pericolo" e dal 20 agosto potrà tornare a pieno titolo sul mercato dei capitali
La vicenda greca ha tenuto banco in Europa per quasi 10 anni. Tra tira e molla, aiuti, accordi e promesse varie, la situazione sembra essere arrivata finalmente a una svolta. Dal 20 agosto, la Grecia sarà fuori dal programma di aiuti varato da UE, FMI e BCE (quella che viene anche definita la “troika”) dopo la crisi del debito del 2010 e potrà tornare a pieno regime sul mercato dei capitali. Per festeggiare l’evento, il primo ministro ellenico Alexis Tsipras ha mantenuto una promessa fatta nel 2015: ha indossato la cravatta per la prima volta.
Quando è iniziata la crisi greca. Dieci anni sono tanti e di eventi se ne sono succeduti parecchi, quindi è bene fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Tutto inizia nell’ottobre del 2009, quando il neoministro George Papandreou, esponente del Pasok, movimento socialista panellenico, denuncia i governi precedenti per aver falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici al fine di consentire alla Grecia di entrare nell’area della moneta unica. La situazione sembra precipitare con le previsioni sul deficit, che toccano valori record del 15%, e le varie agenzie di rating che declassano subito il debito sovrano.
Debiti da 350 miliardi di euro. Ben 350 miliardi di euro: è questa la cifra record del debito ellenico toccata nei primi mesi del 2010. La Grecia non può ricorrere ai mercati finanziari per trovare nuove risorse liquide, in quanto ha una pessima “reputazione creditizia”. Ed è qui che intervengono l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale con un prestito da 110 miliardi di euro in tre anni. Ovviamente, il prestito prevede un piano di austerità molto duro per il popolo ellenico.
Arriva la “troika”. Ma la ferita nei conti ellenici è molto grande e il cerotto da 110 miliardi non basta. La Grecia non riesce proprio a rimettersi in piedi e il tracollo dell’economia prosegue. In questo contesto disastroso, entra in campo la “troika”, un ente di controllo informale costituito da Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea, che traccia un piano di salvataggio da 130 miliardi di euro per riportare entro il 2020 il rapporto debito/PIL al 120,5% dal valore record di 198% attraverso una forte riduzione della spesa pubblica.
I primi spiragli di luce e l’arrivo di Tsipras. Bisogna attendere il terzo trimestre del 2014 per avere finalmente una crescita dell’economia greca. Un debole +0,7% che dà qualche speranza ma che ha un suo prezzo: il 25 gennaio 2015, un elettorato esasperato dall’austerità si reca alle urne ed elegge la coalizione di sinistra radicale Syriza, guidata da Alexis Tsipras. Le posizioni di Tsipras nei confronti del piano di austerity sono sempre state abbastanza dure e la minaccia, ora, è che non accetti più alcun accordo.
La crisi del debito. E in effetti, parte il braccio di ferro con FMI, UE e BCE sul rimborso del debito. La Banca Centrale Europea toglie alle banche elleniche l’accesso alle normali aste di liquidità e i quattro principali istituti del Paese si ritrovano prima nell’impossibilità di consentire prelievi e poi con prelievi contingentati. I creditori propongono quindi a Tsipras un piano di rientro, che Tsipras sottopone a referendum. Il 5 luglio 2015 dalle urne esce vincitore, con il 62% dei voti, il “No”. Si parla di Grexit e ritorno alla dracma, ma poi Tsipras e i creditori raggiungono un accordo.
La lenta ripresa. Sono trascorsi tre anni e, nel frattempo, l’attenzione nei confronti della crisi greca piano piano è scemata. Ma, spenti i riflettori, pur tra mille difficoltà, il Paese ha continuato a lavorare. Delle riforme imposte dalla “troika”, ne sono state messe in piedi 95 e i dati economici mostrano segnali di miglioramento. Alla fine, il 22 giugno, la notizia: Atene potrà tornare a finanziarsi sui mercati.
Atene può camminare da sola. Lo storico accordo è arrivato dopo otto ore di negoziato: l’Eurogruppo, composto dai ministri delle Finanze dell’area euro, ha promosso la Grecia e concordato misure di alleggerimento del suo debito – in particolare, con l’estensione del piano di rimborso – e concesso un’ultima tranche di aiuti da 15 miliardi di euro. La fine ufficiale è segnata per il prossimo 20 agosto, ma la Grecia continuerà a essere sotto la stretta sorveglianza dei creditori, che fanno dei controlli a intervalli regolari. Intanto Standard and Poor’s ha deciso di alzare il rating sul debito del Paese: secondo l’agenzia, l’accordo raggiunto tra Atene e i creditori dell’area euro “migliora il profilo già molto favorevole del debito sovrano greco”.
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