Che siano cartacei o elettronici, i buoni pasto sono tra i benefit aziendali più apprezzati dai lavoratori dipendenti. Possono essere spesi in pausa pranzo ma anche al supermercato per la spesa: ecco come
Secondo i dati di Anseb, l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto, ogni giorno 2,4 milioni di lavoratori italiani usufruiscono del buono pasto. Per il 40% di questi, la pausa pranzo avviene fuori casa e, nel 70% dei casi, il buono viene utilizzato in bar, gastronomie e ristoranti, mentre in 3 casi su 10 viene speso per fare acquisti nei punti vendita della grande distribuzione. Il buono pasto sostituisce di fatto la mensa aziendale ed è utilizzato dalle società che non dispongono di locali idonei o che non prevedono il servizio mensa per i dipendenti.
A chi spettano i ticket. Non esiste una regola che preveda che tutti i lavoratori dipendenti abbiano diritto ai buoni pasto. Che siano previsti o meno tra i benefit, lo stabilisce il contratto collettivo di riferimento oppure quello individuale applicato dall’azienda. Nel caso in cui siano previsti dal vostro contratto, devono essere riconosciuti sia per trattamenti di lavoro a tempo determinato che indeterminato e devono essere indicati chiaramente sulle condizioni del contratto. In questo caso verranno sempre riconosciuti in caso di full time e, nel caso di contratti part time, solo nel caso in cui l’orario di lavoro preveda una pausa pranzo.
Elettronici o cartacei, le differenze. Fino a qualche anno fa i ticket venivano consegnati ai lavoratori sotto forma di un blocchetto contenente i tagliandi cartacei spettanti, in riferimento ai giorni lavorativi. Con la detassazione del buono pasto elettronico fino a 7 euro dal luglio 2015, però, c’è stata un’impennata della diffusione dei ticket elettronici, destinata ad aumentare ulteriormente. Tra le misure prevista dalla legge di bilancio c’è infatti la proposta di aumentare la detassazione per i ticket elettronici fino al valore di 8 euro. Ma come funzionano i ticket elettronici? Si tratta di una tessera magnetica dotata di chip che viene ricaricata mensilmente con i buoni spettanti e con il quale il lavoratore può pagare il proprio pasto oppure i prodotti alimentari, esattamente come avviene con un bancomat. La tessera viene passata dall’esercente in una sorta di POS, quindi bisogna selezionare il numero di buoni che si intende consumare, in base all’importo da pagare e al valore del singolo ticket.
Come utilizzare i buoni pasto. Sia la tessera magnetica che il blocco con i ticket cartacei sono nominativi e devono contenere anche il codice fiscale o la ragione sociale dell’azienda di cui il lavoratore è dipendente. Utilizzando il buono pasto (sia elettronico che cartaceo) non si ha diritto al resto in denaro e il ticket non può essere rimborsato. A differenza di quanto avveniva in passato, inoltre, dal 2017 il Ministero dello Sviluppo Economico ha posto un limite di cumulabilità dei buoni: non è più possibile utilizzare più di 8 ticket insieme durante la stessa transazione. Questo diventa un limite, specie se li si utilizza al supermercato.
Dove possono essere spesi. I buoni pasto possono essere utilizzati per pagare prodotti negli esercizi commerciali che li accettano come forma di pagamento. Rientrano tra questi alcune catene di supermercati, bar, ristoranti, gastronomie, alimentari ma anche agriturismi, imprese agricole e negozi biologici. Ogni società emittente ha predisposto una mappa sul proprio sito dove potete trovare quali attività accettano i ticket sul territorio, ecco le principali:
Avete i buoni pasto tra i benefit aziendali? Li spendete per la pausa pranzo o preferite utilizzarli per fare la spesa? Diteci la vostra tra i commenti.
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