Listini azionari in calo e petrolio sotto pressione: il mese di settembre non è stato semplice per i mercati finanziari. Preoccupa l’andamento dei contagi da coronavirus, con le sue possibili conseguenze sul piano economico
Listini sotto pressione, colpa dei “soliti noti”. Quello che si è appena concluso non è stato un mese semplice per i mercati finanziari, stretti tra le preoccupazioni per un nuovo aumento dei contagi su scala globale, l’attesa di nuovi stimoli fiscali negli Usa e le elezioni presidenziali statunitensi sempre più vicine – senza contare l’inasprirsi delle tensioni con la Cina e gli infiniti tira e molla su Brexit.
Wall Street frena di colpo. Così l’indice americano S&P 500, guida dei mercati mondiali, ha segnato una decisa battuta d’arresto, dopo un rally che lo ha portato a toccare un nuovo record lo scorso 2 settembre: da allora ha perso quasi il 10% prima di recuperare parte delle perdite negli ultimi giorni del mese. Stessa dinamica per l’indice dei titoli tecnologici, il Nasdaq, che tra il 2 e il 23 settembre ha segnato -12%, salvo recuperare oltre il 4% nel giro di quattro sedute. Che si tratti di una naturale correzione dopo la corsa degli ultimi mesi o dell’inizio di una nuova fase di mercato “orso” è ancora tutto da stabilire.
Petrolio sull’ottovolante. Il Wti ha ceduto il 14% circa e il Brent il 12,7% nella prima settimana di settembre, arrivando rispettivamente a 36 dollari e 39 dollari al barile. Le perdite sono state poi in parte recuperate nel corso delle ultime settimane, con i prezzi che, a fine mese, viaggiano sui 39 dollari al barile (Wti) e sui 41 dollari al barile (Brent).
I contagi tornano a salire. Certo con l’inverno alle porte e il virus che non sembra allentare la sua presa, le fonti di preoccupazione non mancano. La Commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides ha sottolineato nei giorni scorsi che in alcuni Paesi europei la situazione è peggiore rispetto a marzo e anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme per il tasso di trasmissione del virus nel Vecchio Continente. Al momento a preoccupare di più in Europa sono Spagna e Francia, ma anche in Italia i numeri sono in costante aumento.
Israele è il primo Paese ad aver annunciato un secondo lockdown di tre settimane, a partire da venerdì 18 settembre e fino a venerdì 9 ottobre. Intanto continua la corsa al vaccino: salgono a 9 quelli arrivati alla “fase 3”, l’ultima tappa necessaria per ottenere l’approvazione degli enti regolatori.
Banche centrali, tutto fermo. La Federal Reserve, si è riunita per l’ultima volta prima delle elezioni presidenziali di novembre, annunciando che manterrà i tassi vicino allo zero almeno fino al 2023 e confermando una politica espansiva volta a tenere l’inflazione salda al 2% nel tempo. La Fed ha anche rivisto al rialzo le stime del Pil statunitense per il 2020 portandolo al -3,7%. Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere fermo al 7,6%. Anche altre due importanti banche centrali, quella inglese e quella giapponese, hanno deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. La Bank of England ha accennato alla possibilità di portare i tassi in territorio negativo in futuro, mentre la Boj resta in disparte in attesa che entri in carica il nuovo governo.
Per quanto riguarda la Bce, i tassi di interesse sono stati confermati a zero sulle operazioni principali, 0,25% sulle operazioni marginali e meno 0,50% (tasso negativo) sui depositi presso la stessa banca centrale. Insomma, niente di nuovo sotto il sole, anche se alcune indiscrezioni parlano di un’Eurotower in fase di revisione sulle tempistiche del Pepp, il programma di acquisto d’emergenza.
Ocse, crescita mondiale sulle montagne russe. Nel suo “Interim economic Outlook” l’Ocse ha parlato del “più drammatico rallentamento economico dai tempi della Seconda guerra mondiale”. Il Pil italiano diminuirà del 10,5% nel 2020, ma tornerà in positivo il prossimo anno (+5,4%). Il Pil dell’Eurozona calerà del 7,9% nel 2020 e recupererà al 5,1%, nel 2021. La crescita mondiale fletterà del 4,5% nel 2020, prima di aumentare del 5% nel 2021.
Brexit, nuovo scoglio nelle trattative. Il governo britannico guidato da Boris Johnson ha presentato un disegno di legge – già approvato dalla Camera dei Comuni – che prevede la rottura del trattato già raggiunto e sottoscritto con Bruxelles, rimettendo in discussione alcuni punti cruciali – come per esempio quello sul confine irlandese.
Giappone: PIL giù e un nuovo premier L’economia del Sol Levante è in rosso: nel secondo trimestre 2020, il Pil del Giappone ha segnato una contrazione su base annua pari a -28,1%
E’ in questo contesto che si insedia il nuovo premier liberal democratico Yoshihide Suga dopo le dimissioni di Shinzō Abe, alla guida del governo per quasi otto anni consecutivi. Il 71enne Suga è stato Ministro degli affari interni e delle comunicazioni e Segretario generale del governo negli esecutivi guidati da Abe.
Usa, manca un mese al voto. Lo scorso 29 settembre si è svolto il primo dei tre dibattiti tv tra Donald Trump e Joe Biden in vista del voto per le presidenziali Usa del 3 novembre. L’incontro è stato più simile a una rissa verbale, con insulti reciproci. Sei i temi trattati: l’economia, la Corte Suprema, la pandemia, il razzismo nelle città, la correttezza delle elezioni e le esperienze passate dei due candidati. Al momento, sembra che Biden sia davanti a Trump nelle preferenze degli elettori.
Un po’ di numeri. Fitch ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano, che prevede calerà del 10% nel 2020, per poi rimbalzare del 5,4% l’anno prossimo. Intanto nell’Ue, secondo la stima finale di Eurostat, il Pil è crollato nel secondo trimestre dell’11,8% rispetto al precedente, di gran lunga il calo maggiore mai registrato.
Migliora la fiducia. A settembre in Italia sono migliorati sia il clima di fiducia dei consumatori (da 101,0 a 103,4) sia quello delle imprese (l’indice composito sale da 81,4 a 91,1). Lo comunica l’Istat, sottolineando che per le imprese l’indice è salito per il quarto mese consecutivo, per i consumatori per il secondo mese consecutivo.
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