Biden vince, ma niente Onda Blu: cosa significa per i tuoi investimenti?

Sul breve termine aspettati un po’ di volatilità. Ma guardando al lungo periodo, a prescindere dall’esito del voto, il consiglio è sempre lo stesso: resta focalizzato sui tuoi obiettivi

Gli americani hanno espresso il loro voto, ma – come si temeva – le cose non sono andate lisce come si sperava. Joe Biden ha vinto, ma non in maniera schiacciante. E il testa a testa ha alzato la palla a Trump, pronto a chiedere la sospensione dei conteggi denunciando brogli elettorali.
Senza considerare che la pandemia ha creato enormi sfide logistiche per il processo elettorale, provocando ritardi nel conteggio dei voti, anche a causa dell’elevato volume di schede elettorali – è trattato tra l’altro delle elezioni con più affluenza da oltre un secolo, con oltre 101,1 milioni di voti espressi di persona e per posta prima ancora che le urne si aprissero, scrive il New York Times.

Alla fine, comunque, Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Dopo una lunga campagna elettorale, costellata di colpi di scena fino all’ultimo momento, l’America ha fatto la sua scelta. Non c’è stata però l’Onda Blu che molti osservatori si aspettavano. La Camera – che mette in gioco tutti i 435 seggi ogni due anni, quindi anche in occasione delle presidenziali – si è confermata in mano democratica, ma il Senato, che invece rinnova un terzo dei suoi seggi ogni due anni, è rimasta sotto il controllo dei repubblicani.
Prevedere l’esito di un’elezione, del resto, non è mai cosa semplice, specialmente con un sistema elettorale complesso come quello statunitense.

Sì, perché – te lo ricordiamo – negli Usa il risultato non dipende da chi prende più voti: a decidere veramente sono infatti i collegi elettorali di ciascuno Stato. Ogni collegio è formato da delegati chiamati “grandi elettori” il cui peso dipende dalla popolazione. Semplificando molto, i “grandi elettori” sostengono il candidato con il maggior numero di voti popolari nel loro Stato. In buona sostanza, significa che, se uno Stato è già saldamente nelle mani di uno o dell’altro candidato, un numero maggiore o minore di voti non sposta l’ago della bilancia. Gli Stati determinanti, in questo meccanismo, sono invece quelli in bilico, i cosiddetti “swing states”.

Anche gli europei avrebbero scelto Biden. Ma come avrebbe votato il Vecchio Continente, se fosse stato chiamato a esprimersi nell’elezione più attesa dell’anno? Se te lo sei chiesto, ecco la risposta: avrebbe scelto Biden a mani basse, almeno stando a quanto riporta la società di ricerca macroeconomica Pantheon Macroeconomics. Ce lo mostra un interessante grafico che riproduciamo qui sotto:

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Impatto sui mercati. Ciò detto, come cambierà l’America sotto la guida dell’ex vice di Obama e – soprattutto, quale sarà l’impatto sui mercati finanziari globali e sui tuoi investimenti? Tanto per cominciare, il clima di incertezza generato da una vittoria per il rotto della cuffia, da un Congresso diviso e dalle contestazioni avanzate da Trump non gioverà ai mercati. Molto probabilmente si registrerà una volatilità crescente, specialmente del comparto azionario, che potrebbe protrarsi anche fino a gennaio. Il rischio, insomma, è che si verifichi una situazione simile a quella vissuta con la Florida nel 2000. Passata la turbolenza iniziale, comunque, la presidenza di Biden sembra destinata a modificare qualche equilibrio dal punto di vista settoriale.

I settori interessati. Veniamo al dunque. Guardando alle relazioni internazionali, una guida democratica a capo della prima potenza mondiale dovrebbe portare a una diminuzione delle tensioni commerciali – non che i rapporti con la Cina diventeranno amichevoli, ma almeno le minacce incrociate non saranno più all’ordine del giorno: e le azioni asiatiche ringrazieranno.
Ma i riflettori dei mercati sono puntati soprattutto sulla politica fiscale – e su questo fronte Biden non è visto di buon occhio dalle aziende che compongono l’S&P 500. L’ex vice di Obama punta infatti a una distribuzione più equa del carico fiscale, ma l’obiettivo si tradurrà probabilmente in un’abolizione (parziale o totale) dei tagli alle imposte decisi da Trump, che aveva ridotto le aliquote per e imprese dal 35% al 21%, dando una notevole spinta agli utili aziendali. In altre parole, ci sarà un nuovo aumento delle tasse, che inevitabilmente peserà sugli utili per azione: stando all’analisi di Amundi Pioneer, la riforma fiscale di Biden ridurrebbe la stima degli utili dello S&P 500 per il 2021 di circa 20 dollari per azione, da 170 a 150 dollari. Inoltre, è probabile che una vittoria democratica aumenti le aspettative di inflazione nel lungo periodo, poiché la spesa pubblica accelererà.

La vittoria di Biden potrebbe anche portare a una maggiore regolamentazione, dopo la deregulation invocata dal suo predecessore, una mossa che peserebbe in particolar modo sui titoli finanziari, ma che andrebbe a toccare anche i settori dell’energia, delle telecomunicazioni e della tecnologia, con un conseguente aumento di costi per le aziende che vi operano – un impatto negativo dunque, almeno nel breve termine. Allo stesso tempo però, potrebbero aumentare gli investimenti in infrastrutture, green economy e sanità. A proposito di Green economy, Biden ha già detto di voler far rientrare gli Stati Uniti nell’accordo sul clima di Parigi, da cui Trump era voluto uscire.
Per quanto riguarda il dollaro, un maggior focus sui disavanzi di bilancio e sui livelli di debito più elevati potrebbe portare a un ulteriore indebolimento del biglietto verde, che favorirebbe le esportazioni statunitensi. Allo stesso tempo, per chi importa beni in dollari il costo delle materie prime scenderebbe, favorendo il commercio globale. Una notizia meno positiva per i produttori europei, che vedrebbero apprezzarsi la valuta comunitaria.

Mare blu con una sottile linea rossa. Con il Senato in mani repubblicane però, la divisione del potere potrebbe stemperare l’intensità dei cambiamenti appena descritti. Nel lungo termine infatti, questa situazione potrebbe abbassare le probabilità di cambiamenti nella politica fiscale, ma anche ridurre quelle di un maggiore stimolo fiscale, un fattore che potrebbe essere alla fine più importante.
Negli ultimi anni, c’è stato un solo caso (nel 1996) con un Presidente Dem (Clinton), e un Senato Repubblicano. Per i mercati comunque è stato uno scenario positivo, soprattutto per le azioni europee, che hanno superato quelle statunitensi del 21% nei 4 anni seguenti.

Cosa aspettarti sui mercati per il futuro. Guardando alla situazione su un orizzonte di medio lungo termine comunque, i fondamentali economici sono probabilmente più importanti per gli investimenti rispetto alla vittoria.
Per chi investe infatti, la chiave di lettura è sempre la stessa: rimanere concentrati su ciò che si può controllare – i propri obiettivi personali e l’orizzonte temporale, e assicurarsi di avere un piano per arrivarci – indipendentemente dalle elezioni e dai mercati.

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