Apple, Google (che ora ha cambiato il nome in Alphabet), Microsoft, Amazon e Facebook: cinque società americane che, oltre a scolpire il panorama tecnologico degli ultimi anni, hanno anche il più alto valore di Borsa, ovvero la maggiore “capitalizzazione” di mercato, appunto.
Fino a dieci anni fa, il mercato azionario mondiale era dominato da società operanti nel settore petrolifero ed energetico (ExxonMobil, Total, Shell, PetroChina). Oggi, nel pieno della “digital economy”, sono i colossi tecnologici ad aver registrato i più alti margini di crescita: una su tutte è Apple, le cui azioni nel 2006 si aggiravano intorno ai 10 dollari e ora sfiorano i 120 dollari.
Ma che cos’è la capitalizzazione di una società? Semplice: è il valore che viene dato a quell’azienda dal mercato. Questo valore è facilmente calcolabile attraverso una moltiplicazione: quantità di azioni in circolazione per corrispondente prezzo di mercato. Nel definire la quantità si considera il numero totale delle azioni della società, sia quelle quotate sul mercato (anche detto “flottante”), sia quelle non oggetto di libero scambio, ad esempio perché immobilizzate in partecipazioni strategiche. Passiamo dalla teoria alla pratica e facciamo un esempio: la società Mario Rossi S.p.A (acronimo di società per azioni) ha emesso 50mila azioni che al momento sul mercato valgono 10€/l’una. La capitalizzazione, il valore dell’azienda attribuito dal mercato è pari a 50.000 azioni x 10 euro = 500.000 euro. Perché un’azienda ha una certa capitalizzazione? Abbiamo visto che la capitalizzazione è data da: prezzo x quantità. Perciò, o cresce molto il prezzo, o aumenta la quantità. E la quantità di azioni è legata fondamentalmente dalla dimensione del suo capitale. Quindi è una scelta del management, che in un dato momento può avere necessità di più capitale, rivolgendosi così ai suoi azionisti e al mercato, con un aumento di capitale.
Gli indici di Borsa e la capitalizzazione. Quando si fa riferimento ad un mercato azionario di solito si fa riferimento ad un indice di mercato, come ad esempio l’indice S&P500 per il mercato azionario americano, oppure l’Euro Stoxx50 per il mercato azionario dell’eurozona, o ancora il FTSEMIB per l’Italia, e così via. Nella maggior parte dei casi, gli indici di mercato vengono costruiti ponderando il prezzo di ciascun titolo per la sua capitalizzazione di mercato. In questo modo, se la capitalizzazione di un titolo aumenta (perché aumenta il prezzo e/o la quantità), allora aumenta anche il suo peso nell’indice. Ad esempio, l’indice S&P 500 è composto dalle 500 società più importanti degli Stati Uniti. Ma non tutte hanno lo stesso peso all’interno dell’indice. Infatti, se ordiniamo in modo decrescente le società che lo compongono, da quella con la capitalizzazione più alta a quella con la capitalizzazione più bassa, scopriamo che le prime 50 aziende pesano il 50% dell’indice. In altri termini, il 10% delle aziende ha un peso pari al 50% dell’intero S&P 500. Tantissimo. Perciò, più è alta la concentrazione di un indice, più è alto il rischio che la sua performance dipenda da un numero ristretto di titoli azionari.
In conclusione: a determinare i movimenti dei principali indici di Borsa sono poche società di grandi dimensioni. Questo ci deve far riflettere quando vogliamo investire e costruire un portafoglio: come linea guida, è sempre bene diversificare i rischi, ampliando la gamma di investimenti.
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