Per valutare un’azione si possono percorrere diverse strade; una è tracciata dal modello elaborato da Myron J. Gordon che si basa sui dividendi presenti e futuri che una società paga e pagherà agli azionisti. Vediamo come funziona
Dopo aver illustrato che cos’è un’azione è importante sapere che gli analisti usano diversi modelli per valutare quello che chiamano il valore teorico, ossia il valore potenziale di un titolo azionario considerando i fondamentali, da confrontare con il valore di Borsa. In questo modo, si può capire se un’azione è sopravalutata oppure sottovalutata dal mercato.
Stessa azione, più metodi di valutazione. Quando si valuta un singolo titolo azionario ci possono essere migliaia di opinioni di prezzo diverse (ecco perché i corsi azionari cambiano in continuazione); ma se c’è una cosa su cui gli analisti finanziari sono d’accordo, è l’utilità dei metodi di valutazione delle azioni. Queste analisi tendono a concentrarsi su determinate variabili ormai affermate in finanza: tra le più importanti citiamo il rapporto prezzo/utili, il free cash flow model (FCF) che analizza i flussi di cassa (in entrata e in uscita) e quello che prende il nome di dividend discount model (DDM). Oggi ci concentreremo in particolare sul dividend discount model (DDM), che cerca di ricavare il valore potenziale di un’azione partendo dai dividendi distribuiti dalla stessa società.
Capire il modello: i dividendi. Per capire bene il modello è necessario capirne la variabile chiave, i dividendi. Un dividendo è la parte di utile che una società decide di distribuire ai propri azionisti, una sorta di “premio fedeltà” che incentiva gli investitori ad acquistare le azioni. Proviamo a spiegare come funziona con un esempio concreto. La società alfa paga 0,09 centesimi di dividendo per ogni azione posseduta. Di conseguenza, un risparmiatore che possiede 10.000 azioni riceverà un flusso di cassa totale di 900 euro. Normalmente l’effetto positivo di ricezione del dividendo è controbilanciato da una performance negativa in Borsa il giorno in cui viene staccato. I dividendi, essendo una parte di utile, dipendono dalla capacità dell’azienda di creare profitti nel tempo. Si può affermare dunque che il valore dei dividendi riflette l’andamento degli utili stessi: quando gli utili aumentano, i dividendi possono aumentare. Al contrario, quando gli utili diminuiscono o sono assenti, i dividendi possono diminuire o non vengono erogati. Bisogna però sempre tenere a mente che l’ammontare dei dividendi viene deciso discrezionalmente dal management della società.
Come funziona il Dividend discount model? Un esempio. Immaginiamo di acquistare azioni della società alfa quotata in Italia, che paga dividendi annui. In quanto possessori dell’azione, siamo interessati a conoscere da cosa dipenda il suo valore (valore fondamentale) o prezzo, alla data di oggi. Semplificando, possiamo dire che il prezzo potenziale dell’azione secondo tale modello dipende dalla capacità di generare flussi di dividendi futuri. Perciò il prezzo dell’azione che si desume dal mercato dovrebbe riflettere le prospettive di crescita dei dividendi futuri. Essendo i dividendi flussi di cassa futuri, è facile intuire che non saranno pagati con certezza: la scelta di distribuirli dipenderà dalla capacità dell’azienda alfa di generare profitti e dalla volontà del management di distribuirli agli azionisti (in quanto si potrebbe anche decidere di reinvestirli in azienda, magari per effettuare investimenti futuri o per coprire dei rischi con gli appositi fondi rischi e oneri). Da un punto di vista matematico, il prezzo teorico di un’azione secondo il modello DDM si calcola tenendo conto di tre variabili:
- Il Dividend yield. Ovvero il rapporto tra il dividendo e il prezzo di un’azione. Alcuni analisti utilizzano il dato storico, altri quello atteso per l’anno in corso.
- Il tasso di crescita dei dividendi futuri. Dal momento che la vita di un’azienda è potenzialmente infinita (nel caso in cui non fallisca) i dividendi possono crescere nel tempo.
- Il tasso di attualizzazione. Concettualmente il tasso di attualizzazione dovrebbe coincidere con il rendimento offerto dai titoli obbligazionari maggiorato del cosiddetto premio al rischio, in quanto le azioni hanno di norma un profilo di rischio superiore rispetto alle obbligazioni.
Un modello perfetto? Nonostante il modello sia per sua natura semplificato, resta utile per valutare rapidamente il prezzo teorico delle azioni. La difficoltà pratica risiede nel fatto che il dividend yield cambia nel tempo così come variano i tassi d’interesse e il premio al rischio, senza contare che nessuno sa con esattezza quale sia il “giusto” tasso di crescita da applicare ai dividendi. Oltre alle variabili del modello, va considerato poi che sull’andamento degli utili (e dei dividendi) influiscono anche molteplici fattori esterni all’azienda (ciclo economico, restrizioni di tipo politico, cambiamento tecnologico, bravura del management, etc..). Sempre restando in tema, proprio in questi giorni sono stati distribuiti i dividendi di 63 società italiane, di cui 22 quotate sul listino principale, FTSEMIB, e 41 su MTA e AIM Italia: è il momento giusto per effettuare delle valutazioni.
Perché è importante? Per investire in maniera consapevole e razionale è importante conoscere i differenti metodi di valutazione dei fondamentali: in questo modo si riesce a capire se l’azione quotata sia sopravvalutata o sotto-prezzata rispetto al modello in considerazione. Il passo successivo è vedere se tale differenza è molto grande e capire il motivo di tale gap.
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