A volte se ne sente parlare, ma pochi sanno di cosa si tratta: ecco tutto quello che c’è da scoprire sulle opzioni e sulle loro finalità
Hai mai sentito parlare di opzioni? In generale, per la tua quotidiana esperienza di vita, saprai già che l’opzione è una libera scelta tra i due termini di un’alternativa: cappuccino o latte macchiato, sushi o tramezzino al volo per pranzo, Spritz o Negroni per un aperitivo con i colleghi dopo l’ufficio? Partiamo da qui per capire che cos’è, finanziariamente parlando, un’opzione.
In ambito finanziario, le opzioni altro non sono che strumenti derivati il cui valore è connesso al prezzo di una attività sottostante.
Che genere di attività? Lo vediamo subito.
Possiamo dire che l’opzione è uno strumento derivato proprio perché il suo valore “deriva” dal valore di un sottostante. E si chiama “opzione” perché dà la possibilità di fare una selezione fra due alternative: ovvero, esercitare o non esercitare un diritto acquisito in precedenza, con la sottoscrizione dell’opzione stessa.
Ma, esattamente, come funziona l’opzione?
Te la facciamo breve. L’investitore Caio decide di acquistare un’opzione. Per farlo, deve pagare un premio, che gli garantirà il diritto – il diritto, bada bene, non l’obbligo – di comperare o vendere l’attività sottostante in una certa data (com’è il caso delle opzioni europee) o entro una certa data (come accade invece per le opzioni americane) e a un determinato prezzo d’esercizio, che gli addetti ai lavori chiamano anche “strike price” e che in pratica è il prezzo al quale avverrà lo scambio. Il prezzo d’esercizio viene definito al momento della sottoscrizione del contratto.
Comprare o vendere, dicevamo. E arriviamo così alla distinzione tra opzione call e opzione put. Di cosa stiamo parlando? Scopriamolo insieme.
In entrambi i casi, il profitto consisterà nella differenza fra il prezzo di mercato e il prezzo d’esercizio, sebbene con una differenza da tenere a mente e che vediamo qui di seguito.
Alla luce di ciò, possiamo concludere che la call fa guadagnare se il mercato sale, mentre la put permette di guadagnare se il mercato cala. Fermo restando il premio pagato per assicurarsi l’opzione, che per l’investitore rappresenta un costo sicuro e imprescindibile.
Esercitare o non esercitare l’opzione?
Sottoscrivere un’opzione, come abbiamo detto, dà il diritto e non l’obbligo di esercitarla. Ma attenzione: questa facoltà è riconosciuta al titolare dell’opzione, mentre la controparte ha l’obbligo, e non il diritto, di vendere o comprare il sottostante. A chi la sottoscrive, invece, l’opzione dà la possibilità di lasciar passare la data di scadenza senza esercitare il suo diritto, qualora l’esercizio non sia profittevole: o perché il prezzo di mercato è più basso del prezzo di esercizio, nel caso dell’opzione call, oppure perché il prezzo di mercato è più alto del prezzo di esercizio, nel caso dell’opzione put.
Ha senso investire soldi in opzioni?
Non tantissimo, se sei un normale investitore. Le opzioni hanno sicuramente un loro perché, che si lega a una finalità. Di solito, questa finalità è di copertura o speculativa. Tipicamente, acquistano opzioni a scopo di copertura le aziende che hanno in programma di comprare grandi quantità di una determinata materia prima e prevedono che il suo prezzo salirà: in tal caso, sottoscrivono un’opzione che consentirà loro di comprarsi quella certa materia prima in una certa data o entro una certa data nel futuro a un prezzo già fissato.
Dello scopo speculativo abbiamo già detto: si sottoscrive un’opzione call o put per guadagnare sul rialzo o sul ribasso del sottostante. Un normale investitore non ha necessità di coprirsi ed è bene che stia alla larga dalla speculazione, preferendo invece un portafoglio ragionato, adeguatamente diversificato, che sia in linea con i suoi obiettivi, il suo profilo e il suo orizzonte temporale.
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