Mentre le tensioni geopolitiche causate dalla crisi nordcoreana scuotono le comunità internazionali, anche l’andamento dei mercati ne risente. Diamo uno sguardo alle tappe della crisi e a come questa può condizionare i mercati
Negli ultimi giorni sulle prime pagine delle testate giornalistiche non si parla d’altro che delle tensioni che stanno attraversando il quadrante asiatico: la Corea del Nord e le sue minacce destano non poche preoccupazioni tra i leader di tutto il mondo. Pochi giorni fa, Kim ordina il diciottesimo test balistico: un missile sorvola il Giappone, per poi finire in mare nelle acque territoriale di Tokyo. Scatta subito l’allerta, Putin si dice preoccupato per l’incombere di un conflitto di vasta scala. La reazione di Trump è feroce, gli USA sono pronti a reagire col fuoco all’ennesima provocazione nordcoreana. In questo clima di forte tensione, anche la reazione dei mercati non tarda a farsi sentire.
Le radici della crisi nordcoreana. Se vi state domandando il perché dell’ostilità di Kim Jong-un verso gli Stati Uniti, è necessario dare uno sguardo al passato e agli anni della Seconda Guerra Mondiale, dove la crisi di oggi affonda le sue radici. Durante il conflitto mondiale, infatti, la Corea viene occupata da Stati Uniti e Russia. I due Paesi dividono il territorio in due zone: il nord della penisola diviene territorio sovietico, mentre il sud viene occupato dagli americani. Ma durante la Guerra Fredda, la Corea del Nord inizia a mostrare il suo braccio di ferro, invadendo la Corea del Sud e dando vita alla Guerra di Corea, combattuta dal 1950 al 1953. Alla fine del conflitto, viene imposto ai due territori di rimanere separati, creando una zona demilitarizzata. Ma un patto di pace tra i due Stati non è stato mai siglato: da quel momento in poi, la Corea del Nord viene isolata dalla comunità internazionale, anche a causa del programma nucleare di Pyongyang. Ha qui inizio il tentativo degli USA di denuclearizzare la Corea del Nord, che invece si mostra del tutto intenzionata a dotarsi di un potente arsenale nucleare in difesa da futuri conflitti mondiali. Le tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord proseguono a causa del timore degli americani che questa attacchi la Corea del Sud, provocando la necessità di un intervento militare statunitense.
L’inizio dei test nucleari. I primi test di lancio, effettuati con missili Scud-B russi, risalgono al 1984 e furono ordinati dal nonno dell’attuale leader, Kim II Sung. I test continueranno negli anni a seguire, sino a portare la Corea del Nord (all’epoca guidata dal padre dell’attuale leader) a ritirarsi dal Trattato di Non Proliferazione e ad annunciare nell’ottobre 2006 il primo successo di un test nucleare. Comincia così l’escalation delle minacce nucleari da parte della Corea del Nord. Risale al dicembre del 2015, l’annuncio di una bomba a idrogeno pronta ad un primo test.
La reazione dei mercati. I mercati finanziari ovviamente sono sensibili ai conflitti geopolitici. Mentre Trump non teme l’azione militare e Russia e Germania cercano di puntare alla diplomazia per evitare conseguenze disastrose, il fantasma di un possibile terzo conflitto mondiale spaventa i mercati. Le vendite sono ritornate su tutti i principali mercati azionari globali e i flussi hanno iniziato a spostarsi verso i beni di rifugio: l’oro è subito salito verso 1.336 dollari l’oncia e il rendimento del titolo di Stato decennale tedesco, il Bund, è sceso allo 0,34%. Anche lo yen giapponese si è rafforzato, con l’amplificarsi delle tensioni, mentre l’euro è salito a quota 1,20 sul dollaro statunitense.
Cosa aspettarsi in futuro? Le ultime sanzioni che limitano l’export nordcoreano puntano a danneggiare l’economia del Paese che ha i più stretti rapporti commerciali con Russia e Cina, ma anche con India e Pakistan. L’intenzione degli USA di isolare la Corea del Nord dando il via ad un embargo, dal momento che l’80% del commercio del Paese avviene con la Cina, potrebbe avere conseguenze anche sull’economia cinese, mettendo a rischio il comparto energetico: una buona parte del commercio marittimo globale del petrolio, infatti, proviene dai flussi della Corea del Nord con Giappone e Cina. L’esposizione di alcune grandi economie al commercio con Pyongyang potrebbe preoccupare i mercati, proprio per il danno economico che probabilmente subirebbero questi Paesi.
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