Migliorare l’efficienza energetica – anche approfittando dell’Ecobonus – è la prima mossa ma non è tutto: come ridurre le spese del condominio
L’Italia in condominio, una realtà in crescita. L’Italia dell’immobiliare vanta due primati: uno stabilisce che l’Italia è tra i primi paesi al mondo per diffusione di condomìni, l’altro – conseguente – dice che più del 60% dei connazionali vive in un appartamento. I numeri sono enormi, coinvolgono oltre trenta milioni di persone e incidono sulla quotidianità di molte famiglie (di tutte le novità entrate in vigore con la legge 220/2012, l’ultima in materia di vita in condominio, vi avevamo parlato qui).
Mille euro l’anno per le spese condominiali. Per un appartamento di media metratura le spese condominiali ammontano a circa mille euro l’anno. Il calcolo è dell’Anammi, l’associazione degli amministratori di immobili, che stima anche che il 25% dei condòmini è moroso, soprattutto nelle grandi città, dove il costo della vita è più alto. L’essere indietro con i pagamenti non riguarda necessariamente quartieri poveri: in affanno sono spesso i proprietari di immobili di pregio, che devono sostenere costi più elevati degli altri. Limitare le spese, poi, non è semplicissimo: in condominio si decide insieme e mettere d’accordo un discreto numero di famiglie non è facile.
Migliorare l’efficienza energetica dell’immobile. Per ridurre le spese condominiali gli esperti consigliano per prima cosa di intervenire sull’immobile stesso. Migliorarne l’efficienza energetica tramite buoni sistemi di isolamento o con infissi più moderni può portare a un taglio del costo dell’energia compreso tra il 30 e il 35%. Fino al prossimo 30 giugno, poi, per i lavori finalizzati al risparmio energetico nelle parti comuni dei condomìni si può usufruire dell’Ecobonus (nel dettaglio ve ne avevamo parlato qui). In generale si può dire che gli interventi possibili sull’involucro dell’immobile possono riguardare la sostituzione dei serramenti, la coibentazione delle murature perimetrali e del tetto, la sostituzione della caldaia, l’installazione di valvole termostatiche. Nel caso sia possibile, si può proporre l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Passare dal riscaldamento centralizzato a quello autonomo. Altra mossa, intervenire sull’impianto di riscaldamento centralizzato: passando a un impianto autonomo si riduce di oltre il 30% il costo di una voce che solitamente rappresenta il 40% della spesa condominiale annua. La caldaia privata consente di adattare alle proprie esigenze l’erogazione del calore. Certo, il distacco e la realizzazione del nuovo impianto comportano un investimento di diverse migliaia di euro e periodici costi di gestione. Una buona soluzione intermedia consiste nella riqualificazione dell’impianto centralizzato (che comporta, insieme alla revisione dell’impianto stesso, l’installazione di valvole termostatiche e di contabilizzatori che quantificano l’effettivo consumo negli appartamenti), che richiede a ogni condomino un investimento inferiore (per un appartamento di medie dimensioni poco più di duemila euro) e costi di gestione contenuti.
Risparmiare su fornitori e gestori di servizi. Per ridurre i costi, Anammi consiglia di rivedere, ove possibile, gli accordi con fornitori e gestori di servizi: energia, gas, pulizie, manutenzione del verde, piccole riparazioni e appalti per opere straordinarie. In tutti questi casi è sempre bene confrontare più preventivi e, periodicamente, rivedere i contratti per verificare che il fornitore non pratichi tariffe fuori mercato. Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria (come la pulizia di scale e giardino), di sicuro l’autogestione rappresenta la scelta più economica, ma non tutti i residenti potrebbero essere disponibili.
Rinunciare alla portineria e all’amministratore. Altra voce potenzialmente da tagliare è la portineria: se i condòmini sono d’accordo, è possibile rinunciare alla figura del portiere o rinegoziarne il contratto, per esempio da tempo pieno a part-time. Ricordarsi anche che con meno di otto condòmini non è obbligatorio avere un amministratore. Rinunciarci comporta un risparmio variabile: non esistono tariffe nazionali relative al suo compenso, l’amministratore può rifarsi alle tabelle delle associazioni di categoria o presentare un preventivo indipendente.
Condividere la connessione Adsl. Alcuni operatori telefonici offrono più banda allo stesso immobile e permettono di condividere l’Adsl tra più condomini. Il risparmio può raggiungere il 40% della spesa annua (a proposito, delle alternative all’Adsl avevamo parlato qui).
Accordi e convenzioni con i negozi della zona. Oltre a tagliare e condividere spese, esistono pratiche di risparmio più innovative. Alcuni amministratori, per esempio, hanno sviluppato un sistema di convenzioni con i negozi della zona che offrono uno sconto sulla spesa alimentare. Altra possibilità, infine, è quella lanciata dalle social street (ve ne avevamo parlato qui) dove la condivisione è un modo per fare amicizia ma anche per risparmiare.
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