La valuta digitale sbarca sul mercato dei derivati americano. Ecco cosa sono le criptovalute
La novità della settimana è stata senza dubbio il lancio del futures sui Bitcoin. Dallo scorso lunedi 11 dicembre, anzi più precisamente dalla notte di domenica, la Borsa di Chicago ha introdotto la possibilità di negoziare contratti futures sulla più famosa delle criptovalute. É la prima volta che il Bitcoin fa il suo ingresso su un mercato regolamentato.
Cos’è il Bitcoin. Il Bitcoin è una criptovaluta, una valuta digitale che si basa sui principi della crittografia per evitare le contraffazioni. Il Bitcoin non è l’unica criptovaluta attualmente esistente ma è la più importante e rappresenta il 40% delle monete crittografate in circolazione. A seguire troviamo Ethereum (che detiene una quota di mercato del 30%), Ripple (9%) e altre 750 valute. Il successo della criptovaluta dipende, come sempre, dalla regola che è alla base di ogni mercato, la legge della domanda e dell’offerta. In questo caso la domanda è rappresentata da coloro che compreranno la criptovaluta mentre l’offerta è un algoritmo che ne controlla la produzione e la successiva immissione nel mercato.
Il Bitcoin è una valuta? Tre le funzioni che una moneta dovrebbe assolvere:
- Unità di scambio, e quindi accettata quando si scambiano beni o servizi
- Unità di conto, il valore deve essere uguale ovunque
- Riserva di valore, in grado di preservare il suo valore nel tempo.
Se è vero che il numero di aziende che accetta Bitcoin sembra in crescita è anche vero che attualmente il numero è alquanto limitato e quindi non può essere considerata come unità di scambio. Tra i principali compiti delle banche centrali vi è quello di preservare il valore delle monete “tradizionali”; nel caso del Bitcoin non esiste nessuna autorità centrale. L’offerta limitata di Bitcoin dovrebbe essere da sola, a condizione che ci sia una domanda sostenuta, in grado di garantire il valore. Tuttavia è ancora presto per potersi sbilanciare e affermare che il Bitcoin è una valuta a tutti gli effetti.
Il contratto derivato sul Bitcoin. I contratti futures sono strumenti derivati che consentono a due parti di scambiarsi una certa quantità di un determinato bene (in questo caso il Bitcoin) ad un prezzo prefissato e a una data futura. In questo caso i contratti sono cash settled, questo significa che alla scadenza non avviene nessuno scambio di Bitcoin ma il regolamento avviene in dollari americani, permettendo così anche a chi non possiede i Bitcoin di assumere una posizione sulla criptovaluta. A poche ora dal lancio il derivato ha avuto una performance intorno al 20%, con una volatilità intragiornaliera pari all’1%: un valore decisamente alto se confrontata con quella del futures sull’indice S&P500, l’indice azionario statunitense di riferimento, che si è attestata intorno allo 0,12%. Vere e proprie montagne russe. La Commodities and Futures Trading Commission, commissione che si occupa di regolare e vigilare su questi strumenti finanziari, ha sottolineato che questi strumenti derivati saranno probabilmente soggetti a forti variazioni e volatilità nel prezzo e proprio per questo deve essere considerato uno strumento molto rischioso. Eppure sembra solo l’inizio: a dicembre partiranno altri Futures sul Bitcoin quotati al CME, e nel 2018 anche il Nasdaq lancerà i suoi derivati.
Il 2017 è stato senza alcun dubbio l’anno del Bitcoin. Se ad inizio anno la criptovaluta valeva poco più di 900 euro, nei giorni scorsi ha superato il tetto dei 15000 euro.
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