Il 9 e 10 luglio Venezia ha ospitato la riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20: vediamo di saperne di più
Se ti dico “Venezia”, cosa ti viene in mente? Se la tua risposta – un po’ come la nostra– è piazza San Marco, l’acqua alta, il Festival del Cinema, è tempo di allargare gli orizzonti. Sì, perché il 9 e 10 luglio Venezia ha ospitato la riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20, che si sono incontrati per la terza volta sotto la presidenza italiana di questo consesso internazionale di cui altre volte ti abbiamo parlato.
Primo incontro in presenza del filone finanziario dal febbraio dello scorso anno, la riunione ha offerto un’occasione per confrontarsi sui temi legati all’economia internazionale e alla salute globale e sulle iniziative per il rilancio della ripresa economica e per la promozione di uno sviluppo più sostenibile.
Ministri e governatori hanno trattato anche argomenti riconducibili al nesso tra produttività e rivoluzione digitale, al supporto ai Paesi più vulnerabili, alla tassazione internazionale, al settore finanziario e alla transizione green.
Insomma, un’agenda di un certo peso. Vediamo di scoprirne di più, ok?
Dalla sfida della tassa minima globale…
In cima all’ordine del giorno, due temi: la tassa minima globale e la lotta ai cambiamenti climatici. Partiamo dalla prima. Di cosa stiamo parlando? Te lo spieghiamo subito. Si tratta di un balzello del 15% applicabile ai redditi delle multinazionali in tutti i Paesi, onde evitare che ci siano aree, dal loro punto di vista, simili a “paradisi fiscali” e dunque da preferire ad altre. Prevista poi la redistribuzione del gettito tra i Paesi nei quali questi colossi operano e hanno utenti. “Dopo molti anni di discussioni e sulla base dei progressi fatti l’anno scorso, abbiamo raggiunto un accordo storico su un’architettura fiscale internazionale più stabile e più equa”, conferma il comunicato ufficiale diffuso al termine dell’incontro.
“Approviamo le componenti chiave dei due pilastri sulla riallocazione dei profitti delle imprese multinazionali e su un’efficace tassa minima globale come indicato nella dichiarazione rilasciata il primo luglio”. Quindi, la richiesta di “affrontare rapidamente le questioni rimanenti” e di finalizzare quanto manca entro la prossima riunione di ottobre. In conclusione, l’invito a tutti i membri dell’OCSE/G20 Inclusive Framework sul Base Erosion and Profit Shifting – in parole povere, il gruppo che sta lavorando alla riforma (raccoglie 135 tra Paesi e giurisdizioni) – ad aderire all’accordo internazionale se ancora non l’hanno fatto. Obiettivo, tramutare questa tassa in realtà nel 2022. Vedremo se i tempi saranno davvero questi e, soprattutto, quale sarà la sua reale efficacia.
… a quella, decisiva, sul cambiamento climatico
“Affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità e promuovere la protezione dell’ambiente rimangono priorità urgenti”, si legge ancora nel comunicato ufficiale. Un più stretto coordinamento internazionale sull’azione per il clima “può aiutare a raggiungere i nostri obiettivi comuni”. E a dare meglio forma alla discussione sul mix di politiche appropriate per realizzare transizioni giuste e ordinate verso un’economia a bassa emissione di gas serra, più prospera, sostenibile e inclusiva, tenendo conto delle circostanze nazionali. “Questo mix”, ci dice il comunicato, “dovrebbe includere un’ampia serie di strumenti, come investimenti in infrastrutture sostenibili e tecnologie innovative che promuovano la decarbonizzazione e l’economia circolare e iniziative per il sostegno delle fonti di energia pulita, compresa la razionalizzazione e la graduale eliminazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili”.
Un ruolo chiave – specialmente per l’allineamento a questi obiettivi dei Paesi in via di sviluppo – sono chiamate a svolgerlo le istituzioni finanziarie internazionali, comprese le Banche Multilaterali di Sviluppo: “i finanziamenti internazionali per il clima sono fondamentali per sostenere gli sforzi di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico dei Paesi in via di sviluppo”. Temi ripresi alla Conferenza Internazionale sul Clima dell’11 luglio. D’altro canto, vanno affrontati senza rimandare oltre, dal momento che il cambiamento climatico pone crescenti rischi anche in termini economici e di stabilità finanziaria.
Gli altri temi sul tavolo e i prossimi appuntamenti
“Continueremo a sostenere la ripresa, evitando ogni prematura rimozione delle misure di supporto”, leggiamo sul comunicato. Ma per supportare la ripresa, occorrerà anche contrastare la diffusione delle nuove varianti del coronavirus responsabile del Covid-19, e sotto questo profilo il sostegno ai Paesi più fragili sarà decisivo. “Andremo avanti a coordinare strettamente i nostri sforzi per aumentare la resilienza contro gli shock futuri, incluse le pandemie, i disastri naturali e i rischi del cambiamento climatico, e per affrontare le sfide politiche correlate”. E poi, trasformazione digitale, infrastrutture e stabilità finanziaria. Ma non solo: anche inclusione e alfabetizzazione finanziaria come “requisito essenziale per l’emancipazione delle persone, specialmente le più vulnerabili e meno assistite”.
Oltre a presiedere il G20, nel 2021 l’Italia è partner del Regno Unito nella COP26 sui cambiamenti climatici: l’incontro preparatorio della Conferenza, la cosiddetta PreCop, e il connesso evento Giovani si svolgeranno a Milano, il primo dal 30 settembre al 2 ottobre, il secondo dal 28 al 30 settembre. A seguire, i riflettori si sposteranno sul Summit dei Leader del G20 in programma a Roma il 30 e 31 ottobre. Tutti appuntamenti che sembrano lontani dalla nostra agenda e, soprattutto, dai nostri portafogli, ma che invece vanno seguiti con grande attenzione: perché intercettano quei Megatrend che, oltre ad avere un impatto sulle nostre condizioni di vita e sul nostro benessere, possono rivelarsi interessantissimi spunti d’investimento.
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