Stylist, imprenditrice, giornalista, istruttrice di yoga e surf: il percorso professionale di Irene Traina è un laboratorio di evoluzione personale. Leggi la nostra intervista
La vita di Irene Traina è un laboratorio di evoluzione personale e la ricombinazione delle passioni. Nata in Toscana, cresciuta a Milano, vive all’intersezione tra la moda – che è stata il suo primo amore – e lo sport – la scoperta della vita adulta.
Vi avevamo raccontato la generazione degli slash worker, la multi-occupazione come sfogo dell’inquietudine contemporanea, e Irene è un perfetto esempio di questa tendenza. È stylist, creatrice di contenuti, insegnante di yoga, imprenditrice. Oggi vive tra l’Italia e la punta meridionale del Portogallo, la terra dove ha potuto mettere meglio a frutto la sua propensione per la vita all’aria aperta. Qui ha aperto The Wild Production, un’agenzia che mette in contatto i brand con la natura selvaggia dell’Algarve, scenario perfetto di shooting fotografici.
Com’è stato il tuo percorso di formazione?
«Liceo artistico, poi gli studi all’Istituto Europeo di Design in comunicazione e moda. Il mio sogno era diventare stylist, ma il percorso per arrivarci è stato articolato, anche perché è iniziato nel 2007, più o meno quando è scoppiata la crisi finanziaria. Ho iniziato giovanissima, subito dopo lo IED. Sono partita in un ufficio stampa, poi come junior producer per un’agenzia di produzione, che mi ha fatto soprattutto capire quanto desiderassi essere dall’altro lato di quel lavoro».
Come sei riuscita a passare quel confine e diventare stylist?
«Mi sono licenziata dall’agenzia dopo un anno di lavoro. Studiavo il francese, sognavo Parigi, ma sono arrivati i giornali italiani. Ho lavorato a IoDonna come assistente stylist. Esperienza molto formativa. Poi è arrivato Sportweek, il magazine della Gazzetta dello Sport. All’inizio ero scettica, mi sembrava di allontanarmi dai miei obiettivi, invece è stata una svolta, perché mi ha spalancato gli orizzonti, aprendomi al mondo dello sport».
Credits: @piccolaire
Con Sportweek coltivi anche la scrittura: come si coniuga col resto delle cose che fai?
«Ho una rubrica settimanale di fashion news che riesco a curare ovunque mi trovi, è il bello della scrittura, puoi praticarla dappertutto. E scrivo articoli di sport e style, che mi permettono di mettere in contatto i miei due mondi. In generale, quando vengo invitata a un evento, tra le giornaliste e delle fashion editor sono tra le poche si mettono davvero in gioco. Forse perché io amo davvero partecipare a tutte le attività, quindi non mi tiro mai indietro. È così che ho iniziato a praticare lo snowboard, per esempio. So che è impossibile, ma avverto davvero il desiderio di provare tutto nella vita e questo mi ha dato una marcia in più».
Dopo l’inizio dell’esperienza a Sportweek, lo sport è arrivato nella vita di Irene Traina come una serie di detonazioni successive, seguendo gli spunti che la vita e il lavoro le offrivano. All’inizio c’è stata la corsa, che l’ha portata a fare due maratone. In quel momento si è avvicinata allo yoga, come esercizio di rilassamento muscolare che poi è diventato una visione della vita e un destino.
«Durante il primo lockdown ho iniziato a praticare yoga due volte al giorno e in quel momento ho deciso di diventare anche insegnante».
Infine il surf; praticato in giro per il mondo, spunto e occasione di viaggi, da Bali al Costa Rica, prima di scoprire la comunità di surfer italiani di Forte dei Marmi e poi il Portogallo, dove si è stabilita all’inizio della seconda ondata e dove è iniziata una nuova fase del suo percorso.
Perché hai scelto proprio il Portogallo?
«Ero arrivata a dicembre dello scorso anno con un gruppo di surfisti italiani in una scuola non lontano da Lisbona e già mi trovavo benissimo. Poi ho scoperto Sagres, in Algarve, ed è stato amore a prima vista. È una punta di terra circondata dall’oceano in ogni direzione, dove la natura è totale e preponderante. Inoltre in Portogallo ho trovato una comunità di persone simili a me, un luogo dove c’è una mentalità aperta che in Italia ho faticato a trovare, soprattutto a Milano. Per questo ho deciso di provare a spostare sempre di più la mia attività da quelle parti».
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Cosa hanno in comune lo yoga e il surf?
«Sono discipline che richiedono tempo, dove non si raggiunge mai fino in fondo la perfezione. Serve costanza, possono volerci anni per fare certe posizioni.
Surf e yoga ti insegnano la pazienza di aspettare, di accettare e vivere il momento presente, senza pensare al prima e al dopo.
In acqua c’è solo il momento in cui arriva l’onda, il flusso del surf ha un potere calmante, proprio come lo yoga. E hanno un mood simile: offrono una vita semplice, che però rende felici».
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Oggi la vita di Irene Traina è sospesa tra il Portogallo e l’Italia, un momento di passaggio nel percorso di cambiamento innescato dall’intensa pratica di yoga e surf. Tra i nuovi progetti c’è l’organizzazione di retreat legati alle sue discipline del cuore, tra cui quello previsto per marzo in Algarve e dedicato allo yoga.
«Mi sono creata la libertà di poter seguire i miei progetti, ovunque siano, di poter andare dove voglio a fare il lavoro che voglio. Seguo il flow, come si dice nel surf».
Irene lo segue scattando parecchie foto lungo la strada: la sua community Instagram è in crescita e il suo profilo è una gioia per gli occhi: oceano, montagne, paesaggi selvaggi e cieli aperti.
Che uso fai dei social? Cosa significano per te?
«Mi piace comunicare quello che mi emoziona, in modo naturale e spontaneo, non l’ho mai fatto con uno scopo, mi diverte condividere e ho scoperto che funziona. Quando ero in Portogallo ho fatto così tante Instagram Stories di surf, tramonti, passeggiate, che un magazine italiano, Style, ci ha fatto un servizio usando solo le mie foto scattate col cellulare. Ma è tutto fatto senza intenzione, la community è nata organicamente ed è fatta di persone che apprezzano il mio racconto di una vita libera e il mio desiderio di spronare gli altri a provarci».
Che consigli daresti a chi volesse seguire un percorso come il tuo?
«Provateci, davvero, perché la vita è una sola. Smettete di chiedervi: e se va male? La domanda giusta da farsi è questa: e se va bene?
Si parte sempre dall’ascoltare se stessi, che poi è il principio sia dello yoga che del surf.
E poi è importante non accettare le cose che ci non stanno bene, bisogna seguire sempre fino in fondo la propria felicità personale. Noi stessi siamo le uniche persone a cui dobbiamo rendere conto».
Se potessi cambiare vita oggi che scelta faresti? Raccontalo nei commenti!
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