La tanto attesa riforma fiscale di Trump prende forma. Tuttavia non mancano i dubbi sulla sua effettiva realizzazione, oltre che sulla “bontà” stessa della manovra
Lo scorso 27 settembre durante un comizio nello stato dell’Indiana, Donald Trump ha annunciato nuovi dettagli della tanto attesa riforma fiscale presentata al pubblico lo scorso maggio. Le imprese e i cittadini privati saranno soggetti a quella che potrebbe essere una vera e propria “rivoluzione fiscale” per il Paese. L’ultima riforma a essere stata approvata risale al 1986 sotto la regia dell’allora Presidente Regan.
I punti chiave della riforma. “La riforma prevede tagli delle tasse per la classe media, con l’obiettivo di rendere le regole più semplici per tutti i cittadini americani. Noi vogliamo una riforma fiscale che sia per la crescita, l’occupazione, le famiglie e i lavoratori”. Questa è stata l’affermazione del Presidente Trump.
Ecco i punti principali annunciati.
- Semplificazione delle tasse sul reddito personale. Sono previsti solamente tre scaglioni di aliquote fiscali (rispetto ai sette attuali): 12%, 25% e 35%, con la possibilità di un eventuale quarto scaglione per la fascia di reddito più alta. È inoltre prevista la cancellazione della tassa di successione.
- Aumento delle deduzioni e degli sgravi fiscali per le famiglie con bambini a carico (un sostegno di 1000 dollari a figlio), mentre è prevista l’entrata in vigore di una “no tax area” per le famiglie con un reddito annuo fino a 24 mila dollari, e fino a 12 mila per i single.
- Riduzione delle tasse per le aziende. Aliquota in diminuzione dall’attuale 35% al 20% proposto, al di sotto così del 22,5% medio vigente nei Paesi Sviluppati. È prevista anche l’eliminazione della “Alternative Minimum Tax”, introdotta per disincentivare l’abuso delle deduzioni fiscali da parte delle imprese. Inoltre è previsto l’abbassamento della tassa che si applica nel caso di rimpatrio di capitali esteri, insieme all’eliminazione di quella sui profitti generati fuori dai confini statunitensi.
I numeri della riforma. Nel documento presentato dal Presidente non è stato affrontato il tema relativo alle coperture finanziarie utili per reggere un così importante piano di riforma fiscale. Una stima del CFRB (Committee for a Responsible Federal Budget) evidenzia che i costi per sostenere quanto annunciato si aggirano intorno a 2,2 mila miliardi dollari in dieci anni, un valore lontano dagli 1,5 mila miliardi preventivati dal Senato statunitense. Inoltre, la posizione fiscale degli Stati Uniti ad oggi non sembra poter permettere molti margini di manovra: con un rapporto debito/PIL al 108% e un rapporto deficit/PIL al 3,3%, l’approvazione della riforma, così com’è stata proposta, andrebbe inevitabilmente ad appesantire i conti dello stato.
I punti di domanda della riforma. Esposti i dubbi sulle difficoltà finanziarie nell’affrontare una simile riforma, non mancano le incognite anche sui meriti della stessa riforma. Il taglio delle tasse veramente riuscirebbe a dare un nuovo slancio all’economia degli Stati Uniti e alla classe media della sua popolazione?
Le aliquote fiscali nel mondo. “Le imprese americane, pagando troppe tasse, perdono in competitività rispetto a quelle dei principali paesi partner”. Questo è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Trump. In effetti, osservando il grafico sembra essere proprio così. Gli Stati Uniti hanno hanno il più alto tasso di imposta sulle società tra le economie avanzate. Considerando un mix di tasse statali, federali e locali l’aliquota tocca quasi il 39%.
Tuttavia, secondo uno studio dell’Economic Policy Institute, il taglio delle tasse sarebbe una mossa sbagliata. Grazie ai già numerosi incentivi fiscali, la tassa mediamente pagata dalle imprese americane si aggira intorno al 19%, al di sotto del target ricercato da Trump del 22,5%. Inoltre la riforma, andando ad appesantire il bilancio degli Stati Uniti, toglierebbe le disponibilità finanziarie necessarie allo stesso Paese per garantire adeguate misure di welfare ai suoi cittadini. Nonostante il partito Repubblicano di Trump controlli entrambe le camere del Parlamento non è riuscito ancora a ottenere una importante vittoria politica. L’ultima débâcle registrata da Trump riguarda la mancata abolizione dell’Obamacare, la precedente riforma sanitaria, fortemente osteggiata dall’attuale Presidente. L’attuale riforma fiscale, oltre a non raccogliere il favore dei membri del partito Democratico, ha fatto registrare un crescente dissenso anche tra alcuni membri dello stesso partito di Trump, per i quali non ci sono i presupposti finanziari per attuare questo piano. La riforma, ora in mano al Congresso, dovrà essere votata entro fine anno: tuttavia i dubbi sulla sua effettiva realizzazione crescono sempre di più.
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