Per un errore nei calcoli, diversi Comuni hanno addebitato ai cittadini maggiorazioni sulla Tassa sui rifiuti. Come verificare se hai pagato in più e come richiedere il rimborso
La Tari è l’imposta sui rifiuti in vigore dal 2014 e che, assieme a Imu e Tasi, compone la cosiddetta IUC, l’imposta unica comunale. Per calcolare quanto dovuto da ogni singolo cittadino, i comuni considerano una parte fissa, relativa alla superficie dell’abitazione, e una parte variabile che dipende invece da quante persone vivono nella stessa casa.
Abitazioni e pertinenze: qual è stato l’errore dei comuni. L’errore delle amministrazioni sta nell’aver calcolato più volte i componenti del nucleo familiare: non solo per l’abitazione, ma anche per le singole pertinenze (box, cantine o garage) per cui in realtà non andrebbero conteggiati. Il conto è così lievitato fino a superare anche diverse centinaia di euro. L’errore non è stato commesso da tutti i Comuni e, infatti, la situazione varia molto a seconda delle località. Per esempio chi vive in Comuni che applicano la TARI sulla base della raccolta puntuale dei rifiuti (la cosiddetta TARIP) deve ritenersi escluso da questo provvedimento.
Quali voci controllare sui bollettini. Per capire se abbiamo pagato un importo maggiorato, dobbiamo armarci di pazienza e controllare singolarmente i bollettini Tari o gli F24 ricevuti dal Comune. Generalmente in questi documenti vengono indicate le due componenti con la dicitura PF (parte fissa) e PV (parte variabile). Se abbiamo una o più pertinenze (accatastate come C2 o C6, nel caso di cantine e box), iniziamo quindi a verificare se, dal totale, è possibile risalire a un conteggio doppio della parte variabile, riferita quindi anche alle cosiddette pertinenze. Per essere ulteriormente certi, verifichiamo che la quota variabile applicata alle singole pertinenze sia pari a zero. Ricordiamo che la regola base prevede anche l’applicazione dell’addizionale, in genere del 5%.
Come richiedere il rimborso di quanto versato in più. Una volta effettuate le verifiche e dopo esserti accertato di aver versato più del dovuto, è necessario verificare che il proprio il nostro comune non abbia già messo a disposizione un sistema di rimborsi automatici, come nel caso di Milano. Se così non fosse, possiamo richiedere il rimborso direttamente al tuo Comune o all’ente che gestisce il servizio. Abbiamo a disposizione cinque anni dal momento del versamento per farne richiesta e che, quindi, in alcuni casi sarebbe bene attendere disposizioni più precise da parte dell’amministrazione. Dal canto suo, l’ente ha a disposizione 90 giorni per rispondere e, se non lo fa, diventa necessario rivolgersi alla Commissione Tributaria provinciale competente. L’ente o il Comune hanno quindi 180 giorni di tempo dalla richiesta per emettere il rimborso. Il cittadino ha invece 60 giorni di tempo per impugnare l’eventuale rifiuto del Comune.
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