Un giovane esploratore che ama i viaggi, il mondo e l'avventura. Passioni che lo hanno portato a creare una comunità di persone come lui
Tutta la vita di Pietro Lamaro è una ricerca di quelli che lui definisce «momenti perfetti».
Istanti in cui «senti un brivido che ti parte dai piedi e ti arriva alla nuca e ti viene da ridere: non perché qualcuno abbia detto qualcosa di divertente, ma per l’entusiasmo di essere vivo».
Grazie alla sua voglia di vita Pietro, a soli ventisei anni, è già founder di una startup dedicata alla sua passione: i viaggi avventurosi per il mondo.
Nato a Roma ma ormai in pianta stabile a Milano, Pietro si divide oggi tra una promettente carriera nel mondo della finanza e il suo progetto Adventure Addicted nato quando ancora era uno studente universitario. Il progetto con il tempo si è evoluto da semplice community per trovare compagni di sport e montagna a tour operator dedicato ai viaggi d’avventura, nonché agenzia di marketing. Nonostante questa trasformazione, Adventure Addicted non ha mai perso la sua identità di fondo: la condivisione dei “momenti perfetti” che nascono dal senso di avventura. Un po’ come quelli che guidano la vulcanica Irene Traina, che segue il suo flow tra styling, yoga e surf.
Come nasce il tuo spirito da viaggiatore?
«Sono cresciuto in una famiglia con sei fratelli: fin da piccoli i nostri genitori ci hanno portato in giro per il mondo, a sciare, arrampicare, scoprire. Ho studiato alla scuola tedesca, che mi ha aperto gli occhi su una mentalità diversa da quella che c’era a Roma. E ho giocato per anni a rugby, arrivando a partecipare al mondiale Under 20 con la nazionale italiana, esperienza estremamente formativa».
C’è stato un viaggio che ti ha aperto gli occhi?
«Dopo la maturità sono partito per un mese e mezzo di viaggio in solitudine nel sud-est asiatico: Indonesia, Malesia, Sri Lanka. Era la prima esperienza di scoperta del mondo senza nessuno accanto, la famiglia o la squadra. In quel momento ho capito che viaggiare per me era davvero importante e volevo che restasse una componente stabile della mia vita. Quando tornai mi iscrissi all’Università Bocconi di Milano e fu uno shock. Ero tornato a essere uno dei tanti, mi salvavano solo i mesi in cui riuscivo a viaggiare. In quel momento la mia mente ha iniziato a ragionare su nuove prospettive».
Credits: Adventure Addicted
Questa riflessione ha spinto Pietro a creare Adventure Addicted, una startup digitale messa in piedi con tre soci-amici, la cui prima idea di fondo era creare un «BlaBlaCar della montagna», cioè una piattaforma attraverso la quale conoscere persone con cui sciare, fare arrampicata, camminare, viaggiare.
«L’idea nacque perché a Milano facevo fatica a trovare persone come me, con cui condividere l’esperienza di andare in montagna o fare sport. Quindi decisi di creare una piattaforma per farlo. E con l’ambizione di strappare i miei coetanei da uno stile di vita fatto solo di aperitivi, feste e vita notturna».
Pietro finisce gli studi e si trasferisce in montagna per mandare avanti la sua attività, continua a viaggiare e Adventure Addicted si apre anche al marketing aziendale, per brand che vogliono comunicare in modo diretto e credibile con giovani sportivi come Pietro.
Che idea di viaggio vendi ai brand su Adventure Addicted?
«Ai brand offriamo quello che io chiamo engaging marketing. Siamo tutti giovani normali che riescono a fare avventure straordinarie. Un climber professionista che scala la montagna più alta della Nuova Zelanda fa una cosa quasi normale, se lo fa un ragazzo che studia economia è un’esperienza che gli cambia la vita. E quindi mostriamo i loro prodotti alla nostra community che si nutre di queste esperienze dirette e autentiche. La mia idea di viaggio è molto spontanea e libera: per esempio, non prenoto mai nemmeno la prima notte nei posti che visito».
Credits: Pietro Lamaro
Come convive il tuo lavoro in finanza con tutto questo?
«Sono entrato in contatto con Davide Serra, fondatore del gruppo Algebris, ma anche grande appassionato di montagna. Iniziavo a sentire la stanchezza del percorso di startupper di montagna, volevo provare qualcosa di diverso e mi hanno suggerito questo global assset manager che stava puntando sui giovani. Ho fatto il colloquio subito prima di partire per un trekking alle isole Azzorre e mi hanno preso: per me è stato un bel dilemma, perché in fondo facevo una vita da sogno, stavo in montagna, viaggiavo e riuscivo a mantenermi. Ma mi servivano stimoli nuovi, così ho accettato e mi sono subito trovato bene. Devo ammettere che non avrei mai pensato di andare a fare un lavoro in giacca e cravatta. E invece…».
Nonostante gli impegni lavorativi, Pietro è riuscito a far crescere in parallelo Adventure Addicted, ormai passata da piattaforma social per condividere avventure a tour operator che vende viaggi a giovani curiosi con l’animo esploratore. Con l’arrivo della pandemia – proprio mentre Pietro stava organizzando un’esplorazione della Groenlandia in kayak e scii, la startup ha dovuto necessariamente tirare il freno: ma è lì, pronta a ripartire appena il contesto lo permetterà, alla ricerca di nuove avventure adrenaliniche.
Quando hai scoperto il tuo primo “momento perfetto”?
«Ho un ricordo distinto di quando ero in Marocco, ci ero andato da Roma con un fuoristrada che ribattezzai ‘Mafalda’. Stavamo attraversando il deserto più grande a sud del Paese, eravamo in viaggio da dieci giorni.»
Credits: Pietro Lamaro
Avevamo visitato un immenso lago di sale e stavamo percorrendo un deserto di sabbia infinito a cento all’ora: in giro da tre ore e con altre due davanti a noi, ho sentito quel lungo brivido di felicità e ho iniziato a ridere.
I miei amici mi chiesero: sei scemo? Ma era esattamente così che volevo vivere, in bilico tra vita convenzionale e vita reale, alla scoperta del mondo.
E tu, hai mai affrontato un viaggio wild e sperimentato la bellezza di un “momento perfetto”?
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