L’ultima manovra di governo ha introdotto i Piani Individuali di Risparmio. Scopriamo insieme a cosa servono, i vantaggi e gli eventuali rischi da monitorare
Si sente parlare ormai da tempo dei “PIR”. Ma i Piani individuali di risparmio – questo il nome per esteso – sono diventati realtà solo quest’anno, con l’ultima manovra del Governo.
Cosa sono i PIR? I Piani individuali di risparmio sono strumenti finanziari nati con l’intento di indirizzare il denaro dei risparmiatori verso le imprese italiane. E per farlo, offrono un incentivo fiscale a chi li sottoscrive. A livello di struttura un PIR è un “contenitore” riservato a persone fisiche (non alle persone giuridiche): il risparmiatore vi può collocare i titoli ammissibili per legge in base alla normativa sui PIR tramite diversi strumenti, come fondi comuni, SICAV, gestioni patrimoniali, polizze, conti titoli.
Quali sono i vantaggi dei pir? Il vantaggio di questi strumenti è che sono esenti dalla tassazione sui redditi da capitale o redditi diversi che ne derivano, ma a determinate condizioni. La più importante è che l’investimento deve essere mantenuto per almeno 5 anni. Questo non vuol dire che siano esenti da ogni imposta, la “mini-patrimoniale” del 2 per mille sul valore del portafoglio a fine anno, infatti, deve essere comunque versata. Si tratta di un risparmio significativo rispetto agli altri strumenti finanziari: i titoli di Stato sono tassati al 12,5%, mentre agli altri strumenti non-PIR (conti deposito, fondi comuni, ETF, azioni, obbligazioni) si applica l’aliquota superiore e pari al 26%.
Le regole del gioco. Il patrimonio del PIR deve essere allocato secondo criteri ben precisi.
- Almeno il 70% del patrimonio deve essere investito in azioni o obbligazioni di aziende italiane quotate (o non italiane, ma europee con “stabile organizzazione” in Italia).
- Di questo 70%, il 30% (quindi il 21% dell’investimento complessivo) deve essere composto da società non presenti nell’indice di Borsa Italiana FTSEMIB. Questo vincolo ha lo scopo di far affluire il denaro anche su aziende medio-piccole, ad esempio quelle quotate all’AIM, il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese.
- Non è possibile investire più di 30mila euro all’anno nei PIR, e si può arrivare ad un massimo di 150mila euro in più anni di investimenti.
- Il beneficio fiscale sussiste solo se l’investimento dura almeno 5 anni: si può anche disinvestire prima. Attenzione però, in questo caso bisogna pagare non solo le tasse dovute, ma anche gli interessi su quanto è dovuto, la mora.
Perché la notizia è rilevante per un investitore? I PIR rappresentano una novità interessante e potrebbero offrire buone opportunità di investimento con vantaggi fiscali significativi per il risparmiatore finale. Ma bisogna fare attenzione e capire cosa contengono.
Per loro natura i PIR hanno un’elevata concentrazione di rischio Italia e, per il 21% di titoli non presenti nell’indice principale, portano con sé un rischio di liquidità da tenere in considerazione. Cosa significa? Che qualora fosse necessario disinvestire e quindi vendere parte dei titoli, questo potrebbe non essere così immediato. Inoltre, la percentuale di azioni e obbligazioni può variare a seconda dello strumento in questione, quindi è importante, prima di acquistare, capire bene cosa c’è all’interno del PIR e se è ragionevole il costo commissionale associato all’investimento (costo misurato sinteticamente dal TER, il Total Expense ratio, indice obbligatoriamente presente sulla documentazione informativa). Molti asset manager stanno già mettendo sul mercato fondi comuni dedicati o altri strumenti d’investimento in linea con tutti i requisiti dei PIR, acquistabili dai risparmiatori anche per importi contenuti. Attenzione però: in ogni caso l’investimento va fatto seguendo le regole di buon senso finanziario, e cioè cercando di rispettare il proprio profilo di rischio, l’orizzonte d’investimento e inserendo il nuovo investimento nell’ambito di un portafoglio ben diversificato, cioè che ripartisca il rischio tra differenti tipologie di investimento. Insomma meglio non farsi attrarre dal beneficio fiscale, solo uno degli aspetti da considerare in un investimento.
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