Ecco come i robot cambieranno il mondo del lavoro e la produzione industriale contemporanea
L’impiego dei robot negli stabilimenti produttivi nel prossimo futuro sarà una vera rivoluzione industriale, la quarta nella storia dell’umanità, dopo la macchina a vapore, l’elettricità e l’informatizzazione. La formula che si usa per indicare questa rivoluzione è Industria 4.0. Dobbiamo esserne felici o temerla? I robot arrivano per rubarci il lavoro? Non è detto. Secondo Confindustria, questa rivoluzione può aumentare il PIL italiano di quattro punti, portando 110 miliardi di euro di ricavi. E anche il saldo di posti di lavoro non sarà necessariamente negativo. Cambieranno le mansioni: alcuni lavori spariranno, altri ne saranno creati, come durante ogni altra rivoluzione industriale. Ma andiamo con ordine: come e quando arriveranno i robot?
I robot sono già tra noi. Secondo IFR – International Federation of Robotics, la rivoluzione sta accelerando: entro la fine del 2019 ci saranno già 2,9 milioni di robot al lavoro nelle fabbriche del mondo. I cinque mercati che ci stanno puntando di più sono Cina, Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti e Germania: sono loro ad aver fatto il 75% degli ordini di robotica avanzata. In Italia è attivo un Piano Industria 4.0, approvato dal Ministero dello sviluppo economico. Lo scopo è guidare e soprattutto incoraggiare la transizione, che nel nostro paese è stata più lenta che altrove. Sono previsti incentivi e ammortamenti per le aziende che investono «in beni materiali strumentali nuovi, funzionali alla trasformazione in chiave innovativa». Secondo un sondaggio di PWC, il 40% delle aziende italiane si è già mosso per fare questo tipo di investimenti. Insomma, i robot arriveranno anche qui.
L’anno chiave: il 2025. Secondo Boston Consulting Group, oggi l’industria della robotica mondiale vale 11 miliardi di dollari. Tra meno di dieci anni, nel 2025, il suo valore globale, considerando gli ambiti industriali, commerciali e militari, sarà già salito a 67 miliardi di dollari, un tasso di crescita del 10% ogni anno. Anche secondo Pew Research, che ha intervistato 2mila esperti sul tema, l’anno chiave per vedere la rivoluzione sarà il 2025: nel rapporto Future of AI, Robotics and Jobs Pew Research scrive che «I robot e l’intelligenza artificiale permeeranno ogni aspetto della nostra vita nel 2025. La loro diffusione, in particolare, si farà sentire sul settore della salute, dei trasporti, della logistica, dei servizi ai consumatori e della manutenzione della casa».
Gli effetti sul lavoro. Predire gli effetti di una rivoluzione è impossibile, altrimenti non sarebbe tale. Ma secondo il 52% dei duemila esperti interpellati da Pew Research il conteggio tra lavori persi e lavori creati dalla robotica sarà almeno in parità. C’è anche chi è più ottimista. Secondo la ricerca Skills Revolution di Manpower, l’83% dei datori di lavoro a livello globale ritiene che il totale dei posti di lavoro crescerà. Boston Consulting ha analizzato il paese europeo più avanzato in tema di robotica, la Germania. Nel prossimo decennio il saldo sarà positivo per 350mila unità. La robotica creerà 1 milione di posti di lavoro e ne farà sparire 650mila. Amazon negli ultimi tre anni ha portato il numero dei robot nei suoi stabilimenti a 15mila e nello stesso periodo ha aumentato i dipendenti da 124mila a 341mila.
Big data e cybersecurity, le aree su cui puntare per le professioni del futuro . Ma quali sono questi nuovi lavori nell’era della robotica? La parola chiave è formazione, anzi, upskilling: aggiornamento verso l’alto delle competenze. Se le fabbriche diventano digitali, servono innanzitutto più sviluppatori, in grado di progettare i software che fanno muovere le macchine intelligenti. Ma non solo: i robot producono e mentre producono accumulano dati. Questi ultimi saranno vitali per le aziende, che assumeranno sempre più specialisti di big data, in grado di analizzarli e gestirli. Sarà «il mestiere più sexy del 21esimo secolo», come è stato definito dalla Harvard Business Review. Oggi questo tipo di esperti lavora soprattutto nell’e-commerce, nei servizi, nei rapporti con i consumatori: nei prossimi anni entreranno a far parte dei processi produttivi. Inoltre: tutti questi dati andranno protetti. Gli esperti in sicurezza digitale saranno sempre più richiesti. Anche perché un recente rapporto di Cisco, «c’è una grande domanda per gli esperti in cyber-sicurezza, e ancora poca offerta». Infine, i processi produttivi che impiegano massicciamente i robot avranno bisogno di tecnici dell’automazione, «coordinatori dei robot», come sono stati definiti. Sorvegliano l’andamento della fabbrica, rispondono in tempo reale a errori e malfunzionamenti, sanno effettuare manutenzione e individuare soluzioni alternative quando c’è un guasto.
Nella fabbrica del futuro. Per capire come sono questi robot e come concretamente cambiano il lavoro nelle fabbriche, possiamo partire da Tolosa, in Francia. Qui c’è Airbus, il grande produttore europeo di aerei, che sta progressivamente diventando una smart factory. Il Financial Times ha raccontato com’è una fabbrica del genere dall’interno: un robot cammina sulla fusoliera di un aereo, trapana 8500 buchi e inserisce i rivetti che serviranno a tenere insieme l’Airbus A380. Un altro si muove dentro la carlinga, segnando i punti dove gli operai dovranno inserire le staffe, un lavoro che richiede una precisione al millimetro. Un operaio che lavora lì da 13 anni spiega: «Prima facevo tutto il lavoro manuale, ora si tratta di pilotare i robot che lo fanno». Questo è anche un buon esempio di co-bot, robot collaborativi, in grado di lavorare insieme agli operai. Alla BWM hanno scoperto che una fabbrica collaborativa tra umani e robot produce l’85% in più di una con solo umani o solo robot. Con quelli di vecchia generazione, ciechi, sordi e pesanti, questo sarebbe stato impossibile e pericoloso. Oggi, Autodesk sta sviluppando un sistema di visione periferica che permette ai robot di vedere le persone e di non urtarle o colpirle. I nuovi robot pesano di meno, sono plug & play e possono essere spostati in diversi punti della fabbrica, a seconda di dove servono in quel momento. Per riprogrammare i loro compiti, basta un tablet e non servono competenze di programmazione.
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