Ti raccontiamo l’incredibile storia del titolo Signal per spiegarti cosa succede, sui mercati, quando scatta la Fear of Missing Out, un bias comportamentale cui fare attenzione
Hai mai sentito parlare di “FOMO”? Si tratta di un acronimo inglese, sta per “Fear of Missing Out”. Una forma di ansia sociale, caratterizzata dal timore di essere esclusi e restare tagliati fuori dal contesto sociale di riferimento.
In finanza, la Fear of Missing Out potrebbe essere definita come un vero e proprio bias comportamentale che spinge gli investitori – tipicamente nelle fasi di rally dei mercati – ad acquistare in fretta e furia i titoli più gettonati del momento per la paura di perdere un’occasione.
Il che – come sai – non è sempre una buona idea: sarebbe meglio verificare le potenzialità dei titoli in questione, onde evitare di prendere un enorme abbaglio solo perché si ha fretta di saltare sul carro dei vincitori.
Nella storia dei mercati non sono mancati esempi eclatanti di FOMO in azione. Il più recente riguarda un’app di messaggistica di nome Signal e una “chiamata alle armi” via Twitter di Elon Musk – che ultimamente con i suoi cinguettii è riuscito a creare svariati tsunami sui mercati.
Lo strano caso dell’app di messaggistica Signal
Per raccontarti questa storia dobbiamo tirare in ballo altri due nomi molto noti: Facebook e Whatsapp. Nei primi giorni di gennaio 2021, l’app delle spunte blu ha inviato ai suoi utenti una notifica nella quale li avvisava di un imminente cambiamento – unilaterale – nelle politiche di trattamento dei loro dati. Nello specifico, la modifica prevede una maggiore condivisione dei dati con Facebook (in seguito Whatsapp ha precisato che per il momento la modifica non interesserà gli utenti europei. Per saperne di più, leggi questo articolo).
Prevedibilmente, la notizia è rimasta indigesta a molti, tra cui il fondatore di Tesla Elon Musk che, in aperta polemica con WhatsApp, ha pubblicato il famoso tweet: “Use Signal”. Ebbene, Signal Private Messenger è un’applicazione di messaggistica che fa proprio della privacy il suo punto di forza e che, nelle intenzioni di Musk, dovrebbe sostituirsi nel tempo alla troppo intrusiva Whatsapp, ormai fagocitata da Facebook.
Naturalmente l’invito di Musk non è passato inosservato: il suo tweet ha scatenato non solo una valanga di download sull’app rivale di WhatsApp, ma anche una corsa all’acquisto, in Borsa, del titolo Signal Advance, che ha registrato un balzo del 438% nella sola giornata di lunedì 11 gennaio e del +6.350% da giovedì 7 gennaio, giorno in cui il fondatore di Tesla ha pubblicato il post.
La storia sarebbe già pazzesca così, ma il bello deve ancora venire. Sì, perché in realtà il titolo Signal Advance non ha proprio niente a che fare con Signal Private Messenger che, tra l’altro, non è nemmeno quotata in Borsa!
La FOMO in azione
Signal Advance Technologies è una piccola società scambiata sul mercato over the counter, attiva nel settore della tecnologia applicata all’healthcare: nel giro di qualche ora, ha visto lievitare il valore delle sue azioni da 60 centesimi di dollari a 38,7 dollari.
Ecco la FOMO in tutta la sua potenza: per paura di perdere l’occasione, gli investitori si sono buttati in massa sul titolo – sbagliato – senza prendersi la briga di verificare. E una volta partito il rally, sicuramente si è innescato anche quell’effetto gregge che porta le persone a fidarsi più degli altri che di se stessi. Se non fosse realmente successo, quello che ti abbiamo appena descritto potrebbe benissimo essere un esempio da manuale di finanza comportamentale.
Com’è finita?
Per mettere fine al delirio (e far sgonfiare nuovamente le quotazioni della società texana), la stessa app Signal ha avvertito gli investitori dell’errore che stavano commettendo, spiegando su Twitter di non avere nulla a che vedere con Signal Advance. “Sembra che la gente voglia investire nella crescita record di Signal, ma non siamo noi. Siamo una 501c3 indipendente (cioè un’organizzazione senza scopo di lucro, n.d.r.) e il nostro unico investimento è la vostra privacy”, ha twittato Signal Private Messenger.
Quale lezione imparare da questa vicenda?
Lo abbiamo accennato all’inizio, ma questo è uno di quei casi in cui la ripetizione porta giovamento.
Non c’è granché di razionale nella Fear of Missing Out, nella paura cioè di restare tagliati fuori. Quando scatta, l’unico a rimanere tagliato fuori è il buon senso: come nella vicenda Signal, gli investitori sono guidati dall’ansia di perdere un’occasione (o, in caso contrario, dal terrore di venire travolti dai cali, quando molti vendono, le quotazioni di conseguenza scendono e vince il timore di restare col classico cerino in mano).
Se si ha fortuna, la decisione di comprare o vendere dettata dalle viscere più che dal cervello può comunque portare a qualcosa di buono: dopotutto, come si dice, anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno. In caso contrario, si rischia un dopo-sbronza di quelli dolorosi. Ecco perché, prima di lanciarsi, bisogna azionare il cervello e utilizzarlo come si deve: mettendo in moto la ragione potresti, per esempio, scoprire che il titolo Signal è stato emesso da tutt’altra società e che non c’è nessun ballo che rischi di perdere. A tutto vantaggio del tuo portafoglio.
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