Secondo il Rapporto 2021 sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia la ricchezza delle famiglie vede un lieve aumento, anche se disomogeneo: la propensione al risparmio resta alta ma c'è una lieve ripresa dei consumi
Le famiglie italiane possono contare in media su un miglioramento del reddito, complice la ripresa del ciclo economico. Così la propensione al risparmio inizia lentamente a calare, mentre aumenta il desiderio di consumare di più, anche a costo di aiutarsi con prestiti e finanziamenti.
Sono tutti segnali positivi, sintomo di un’economia che sta ricominciando a girare. E che vanno a braccetto con un aumento della ricchezza finanziaria delle famiglie, dovuta in parte alla crescita dell’inflazione che rischia di erodere i risparmi parcheggiati sui conti correnti.
È la fotografia scattata dalla Banca d’Italia nel suo secondo Rapporto 2021 sulla stabilità finanziaria, in cui si legge che, alla luce delle dinamiche osservate, “i rischi per la stabilità finanziaria provenienti dal settore delle famiglie restano circoscritti”.
Ricchezza finanziaria, aumento disomogeneo
Procediamo con ordine. Per quanto riguarda la propensione al risparmio, c’è da dire che, nonostante abbia registrato un calo negli ultimi mesi, resta ancora su livelli superiori al periodo pre-pandemia.
Nel primo semestre del 2021 si rileva però anche un aumento della ricchezza finanziaria delle famiglie, una dinamica dettata, scrive Bankitalia, “dall’aumento dei prezzi delle attività e del risparmio”. Tutto questo è avvenuto tuttavia in modo disomogeneo, con poco meno di un terzo dei nuclei che ha in realtà registrato una diminuzione della ricchezza e circa l’8% che ha invece visto un aumento.
Gli andamenti, secondo gli esperti, “sarebbero stati più favorevoli per i lavoratori dipendenti e per gli individui con maggiore livello di istruzione”.
Liquidità: ancora la favorita
Ma veniamo a noi: su cosa si sono orientati i nuovi investimenti delle famiglie italiane? Hai indovinato: la ricchezza degli italiani è stata destinata principalmente alle attività più liquide, come depositi, bancari e postali, quote di fondi comuni e polizze assicurative.
Prestiti in aumento
Come accennato, negli ultimi mesi è cresciuto anche l’indebitamento delle famiglie, pur mantenendosi contenuto nel confronto internazionale.
“A giugno del 2021 il rapporto tra debiti finanziari e reddito disponibile ha raggiunto il 65%, il 3% in più rispetto a fine 2019: si tratta di un valore elevato nel confronto storico, ma comunque molto più basso di quello medio dell’area dell’euro, pari al 97,9%”.
A settembre, si legge nel report, gli italiani si sono indebitati soprattutto per l’acquisto di abitazioni, con i mutui a tasso fisso e una durata almeno decennale che rappresentavano ben l’80% delle nuove erogazioni (una scelta legata probabilmente ai livelli estremamente bassi dei tassi di interesse e ai timori di un loro rialzo piuttosto imminente).
Dal secondo trimestre del 2021 inoltre, rileva ancora Palazzo Koch, si è osservata una crescita dei prestiti per finalità di consumo, anche se non siamo ancora tornati sui livelli pre-pandemia.
Nonostante l’aumento dei prestiti, comunque, la capacità di rimborso resta elevata: “il tasso di deterioramento annuo dei prestiti è ulteriormente diminuito, al di sotto dell’1% nel terzo trimestre”, si legge nel rapporto.
Clima positivo per banche e imprese
Insomma, sul fronte delle famiglie la situazione non dà motivi di particolare allerta, e anche per banche e imprese il clima appare positivo: da un lato gli interventi del governo a sostegno di famiglie e imprese e la ripresa economica hanno contribuito ad attenuare gli effetti della pandemia sulla qualità degli attivi bancari; dall’altro i bilanci aziendali beneficiano della ripresa della redditività, dell’abbondante liquidità accumulata nel periodo della pandemia e delle favorevoli condizioni di accesso al credito.
Grazie ai programmi di acquisto di titoli pubblici e privati dell’Eurosistema, inoltre, le condizioni di finanziamento sui mercati restano distese, anche nel comparto dei titoli di Stato.
Raccolta positiva per fondi aperti e Pir
Secondo il rapporto, nel settore del risparmio gestito, tra marzo e settembre “i fondi aperti italiani hanno realizzato una raccolta netta positiva di 6,6 miliardi, in linea con quello il semestre precedente. L’afflusso di risorse ha interessato principalmente i comparti azionari, obbligazionari e bilanciati, nei quali circa l’85% della raccolta si è orientata verso fondi Esg”.
Bene anche i Pir (Piani individuali di risparmio), il cui patrimonio ha raggiunto 20 miliardi di euro, l’1,8% delle risorse complessive dei fondi aperti.
Qualche ombra sulla stabilità finanziaria
Eppure, rileva Banca d’Italia, i rischi per la stabilità finanziaria nel Bel Paese restano moderati.
Segnali di rallentamento, del resto, “sono emersi negli ultimi mesi a seguito di rigidità dell’offerta che, insieme all’incremento del prezzo delle materie prime e dei prodotti energetici, stanno determinando anche pressioni sui prezzi più persistenti del previsto”.
Insomma, nel medio termine persistono vulnerabilità da tenere monitorate, “collegate soprattutto con la possibilità che la crescita economica, attualmente solida, perda di intensità”.
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