Mese brillante per i listini europei e in particolare per i titoli azionari italiani. A dispetto dello stallo politico, non si registrano tensioni nemmeno sull'obbligazionario. Sullo scenario internazionale, continuano a tenere banco i dazi e spunta la questione Iran
Il punto del mercato. L’S&P500, l’indice delle 500 aziende USA a maggiore capitalizzazione, si è dovuto barcamenare fra gli strascichi delle vicende che hanno coinvolto il settore tecnologico, le tensioni commerciali “USA vs. resto del mondo” (Cina in particolare), il nucleare iraniano (Trump vuole annullare l’accordo di Obama) e dati macro divergenti (ma in generale buoni). Nell’ultima seduta di aprile l’euro debole ha sostenuto i listini europei, in barba ai dazi (il primo maggio era il termine che gli Stati Uniti si erano dati per decidere se esentare o no l’Europa dai balzelli su acciaio e alluminio) e al rebus sul governo italiano e su un ipotetico ritorno alle urne a giugno. In Italia il bilancio di aprile è stato decisamente positivo per i titoli azionari: il Ftse MIB si è riportato verso i 24 mila.
Calma piatta sul BTp. Vi ricordate quando, a febbraio, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker disse che l’UE avrebbe dovuto prepararsi allo “scenario peggiore” dopo le elezioni del 4 marzo in Italia? Ebbene, non solo il differenziale di rendimento tra BTp decennale italiano e Bund tedesco non ha fatto registrare particolari sussulti nel mese si marzo, ma neanche aprile si è rivelato un mese sconvolgente su questo fronte. Lo spread tra i due titoli di Stato ha chiuso sotto i valori di inizio mese, principalmente per il rialzo del rendimento dell’obbligazione tedesca. Da segnalare, a fine aprile, il rendimento del T-Bond statunitense a 10 anni balzato sopra la “soglia psicologica” del 3% per la prima volta dal gennaio 2014, per poi ripiegare.
Il petrolio ha ripreso vigore. Le quotazioni del Brent (prodotto nei Mari del Nord) e del WTI (made in Texas) hanno ripreso a salire sollecitate da OPEC Plus, il super cartello che include i Paesi OPEC e altri non OPEC come la Russia, accomunati dall’interesse a mantenere il prezzo sopra livelli ritenuti accettabili, e da nuove tensioni sul fronte iraniano.
Dati macro dal mondo. In Cina il Prodotto Interno Lordo nel primo trimestre 2018 è cresciuto del +6,8%. Gli Stati Uniti hanno registrato una variazione del +2,3% rispetto al +2% atteso. Il 26 aprile si è riunito il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che ha lasciato invariati tassi, programma di acquisti e linee guida per i prossimi mesi. Ma soprattutto, ha fatto sapere il presidente Mario Draghi, i governatori si sono confrontati sui rispettivi Paesi evidenziando un certo rallentamento economico dal meeting precedente, comunque atteso dopo un quarto trimestre 2017 sopra le attese. In Germania il governo ha abbassato la stima di crescita del PIL al +2,3% dal +2,4% per quest’anno alla luce delle ultime notizie macro, in particolare su ZEW e IFO, calati ad aprile.
La Cina si apre agli stranieri. Il governatore della Banca Popolare Cinese Yi Gang ha fatto sapere che le partecipazioni estere nelle società di intermediazione mobiliare e nelle compagnie di assicurazioni vita in Cina potranno superare l’attuale tetto del 50% da giugno, mentre nel giro di tre anni dovrebbe essere possibile detenerne la piena proprietà.
Prossima destinazione: dating. Facebook prova a lasciarsi alle spalle lo scandalo Cambridge Analytica (che avrebbe usato in modo improprio, per propaganda politica, i dati di decine di milioni di utenti) e alla conferenza annuale degli sviluppatori ha annunciato il debutto nel mercato dei siti di incontri dove oggi comanda Tinder. Dopo aver ribadito l’impegno a proteggere gli utenti a seguito del “Datagate”, Mark Zuckerberg ha spiegato che la funzione di dating servirà “a costruire relazioni autentiche e durevoli, non solo di una serata”.
Attenti a Big Pharma. Negli Stati Uniti tiene banco da mesi il tema dei prezzi dei farmaci con prescrizione medica obbligatoria: Trump vuole imporre una riduzione alle case farmaceutiche, che stanno reagendo alla minaccia anche con una serie di fusioni e acquisizioni. In questa cornice, a fine mese sono entrate nel vivo le trattative per l’acquisto, da parte della giapponese Takeda, di Shire, società con sede a Dublino.
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