Big pharma, un comparto da monitorare

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia di coronavirus ha riacceso un faro sul comparto farmaceutico, con le società del settore impegnate a sviluppare un vaccino contro il nemico comune

Inattesa e imprevedibile, la pandemia di coronavirus si è scatenata come un vero e proprio “cigno nero”, stravolgendo in poche settimane abitudini e comportamenti da un capo all’altro del Pianeta. In un batter di ciglia ci siamo ritrovati chiusi in casa – chi può in smart working – a monitorare giorno dopo giorno i bollettini della Protezione Civile, dall’andamento dei tassi di contagio al numero dei guariti e di chi, purtroppo, non ce l’ha fatta, spasmodicamente pronti a captare un segnale anche minimo che lasci intravedere una luce in fondo al tunnel. E in attesa trepidante dell’annuncio di qualche casa farmaceutica su un vaccino contro il temibile SARS-CoV-2 (nome scientifico del coronavirus con cui purtroppo abbiamo a che fare). Anche se sappiamo già che per svilupparlo, testarlo e metterlo bene a punto e poi in commercio ci vorranno ancora diversi mesi.

Big pharma al lavoro. In effetti “big pharma” e aziende biotech stanno facendo a gara per riuscire a isolare un vaccino efficace nel minor tempo possibile. Ad oggi sono stati avviati più di 40 programmi di ricerca e alcuni hanno già iniziato a essere testati sugli esseri umani in tempi record.
Per fare qualche nome, nel mese di marzo il gigante statunitense Johnson & Johnson ha annunciato che inizierà i test clinici sull’uomo del suo vaccino sperimentale entro il 20 settembre, con l’obiettivo di avere oltre un miliardo di dosi pronte per l’uso entro l’inizio del 2021. E fra le altre aziende al lavoro ci sono sia piccole biotech come Moderna, Novavax e Inovio, sia colossi come Pfizer, in partnership con la tedesca BioNTech.
Lasciando da parte le questioni sanitarie , concentriamoci sulla questione da un punto di vista finanziario, e quindi, in sostanza, dal punto di vista dell’investitore. Con tutto quello che sta succedendo, ha senso oggi prendere in considerazione il settore farmaceutico per un possibile investimento, sempre nell’ambito di un portafoglio adeguatamente diversificato, tenuto anche conto che appare tra i pochi a contenere le perdite in mezzo a un mare di volatilità a livelli record?

Big-Pharma

Un settore interessante per investire? Assodato che nel breve termine, come facilmente intuibile, il comparto è sotto i riflettori proprio per via dell’emergenza coronavirus, biotech e pharma sono in generale due ambiti di investimento interessanti, da monitorare anche sul lungo termine. E lo sono per diverse ragioni.
Tanto per cominciare, la rivoluzione demografica in atto, che vede un progressivo invecchiamento della popolazione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che quest’anno, per la prima volta nella storia, il numero di persone ultrasessantenni nel mondo supererà quello dei bambini al di sotto dei cinque anni. Questo si tradurrà inevitabilmente in un aumento della domanda di farmaci e di cure mediche a livello globale. Il che vale anche scorporando dal discorso le emergenze pandemiche come quella che sta affliggendo la prima parte del 2020: basti pensare ai bisogni che di base ha la fascia di popolazione più anziana in termini di strutture ospedaliere, attrezzature sanitarie, medicinali e apparecchi per patologie croniche, cure a domicilio e servizi alla persona.

Ma c’è anche dell’altro. Non solo. Per il settore farmaceutico, in linea di massima, la domanda non crolla mai in modo veramente critico: certi farmaci, infatti, sono indispensabili a lungo termine e sono spesso mutuati dai sistemi sanitari nazionali, garantendo così una domanda minima costante. Il farmaceutico rientra a pieno titolo tra i settori cosiddetti “difensivi” o “anticiclici”, data la sua minore sensibilità al ciclo economico rispetto, per esempio, al comparto auto. Per finire, parliamo di un comparto ampiamente diversificato al suo interno, una diversificazione che gli consente di adattarsi a tutte le fasi di mercato: per esempio, ci sono sottosettori che beneficiano delle fasi di espansione economica, come la chirurgia estetica o le small cap con forte carattere innovativo.
Insomma, l’emergenza sanitaria rappresenta una sfida ma anche un’ulteriore opportunità per il settore farmaceutico. Che però costituisce un ambito interessante anche sul lungo periodo: non a caso, sanità e biotech rientrano a pieno titolo tra i cosiddetti “Megatrend”, quelle tendenze dirompenti capaci di determinare – e di rispondere a – cambiamenti strutturali nella società e di conseguenza nell’economia e nel business. Sicuramente, un settore da tenere monitorato.

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