Spesa alimentare abbigliamento, biglietti di concerti e non solo: le ragioni del successo degli acquisti online
In un mondo sempre più digitale, lo smartphone è ormai diventato parte di noi, oltre che il nostro primo punto di riferimento per le esigenze più svariate: ci fa da navigatore quando non conosciamo la strada, ci dà accesso alla banca, ci permette di prenotare un’auto con un servizio di car sharing, solo per citare qualche esempio.
Sempre più e-commerce- Non sorprende dunque che proprio lo smartphone, e più in generale i canali digitali, sia sempre più utilizzato anche per fare acquisti di qualsiasi genere: spesa alimentare, shopping di abbigliamento, acquisti di elettrodomestici, biglietti di concerti, mezzi di trasporto, hotel e chi più ne ha più ne metta. Stando ai dati dell’Osservatorio e-commerce B2C Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano, in appena sette anni il valore degli acquisti online in Italia è triplicato, passando dai 9,3 miliardi di euro del 2011 ai 23,1 miliardi del 2017 e ai 27 miliardi stimati per quest’anno.
Di più: secondo dati Istat, l’e-commerce gode addirittura di una salute migliore rispetto al canale “fisico”: a luglio 2018 si è registrato un aumento del 13,6% su anno delle vendite online, mentre il commercio tradizionale ha segnato un -0,6%. Sempre secondo il Politecnico di Milano, inoltre, il canale digitale incide ormai per il 6,5% sugli acquisti degli italiani, con punte del 32% nei settori turismo e trasporti e del 25% per informatica ed elettronica. E un terzo di questi acquisti online avviene ormai proprio tramite smartphone. Nel grafico qui sotto, i settori preferiti dai consumatori digitali.
Gli ingredienti del successo. Al netto dei numeri, quali sono le ragioni alla base del successo dell’e-commerce? Tanto per cominciare, c’è la comodità di poter fare acquisti in qualunque posto ci si trovi e in qualsiasi momento: in metropolitana di ritorno dal lavoro, in ufficio, a casa. Inoltre, i prezzi sono tendenzialmente più convenienti, come ha sottolineato il 49% di un campione interpellato dal Politecnico di Milano. Ma a spostare l’ago della bilancia sono soprattutto la qualità e l’ampiezza dei servizi che ruotano attorno all’e-commerce, come la consegna e la gestione del reso. Ed è proprio su questi servizi che si gioca la partita delle aziende intenzionate a cavalcare l’onda del commercio elettronico. Tanto che, parallelamente all’esplosione dell’e-commerce, sono nate società specializzate proprio nella gestione dei servizi accessori alla vendita vera e propria, che si occupano della logistica per fare in modo che l’esperienza di acquisto per il cliente sia il più semplice e soddisfacente possibile. Dunque i servizi accessori alla vendita prima di tutto: oltre che occuparsi di consegna e resi, questo significa anche saper comunicare con i clienti e farlo, naturalmente, con i mezzi che più si adattano a un pubblico di acquirenti digitali: stando ad alcune statistiche riprese dalla società Casaleggio Associati, il mezzo di comunicazione per eccellenza per una società che si occupa di e-commerce è la chat: il 48% dei consumatori nel 2017 ha utilizzato una chat di “brand”, definendola il mezzo preferito per mettersi in contatto con un’azienda. Facile, immediata e informale, questa modalità di interazione è apprezzata anche dalle stesse aziende, il 69% delle quali dichiara di aver usufruito di soluzioni di messaggistica istantanea per dialogare con i propri clienti.
Cosa succede fuori dall’Italia. La strada sembra ormai tracciata e lo dimostrano anche le esperienze oltre i confini nazionali. Secondo una recente ricerca Nielsen, il 26% dei consumatori europei utilizza già piattaforme di e-commerce per la consegna a domicilio dei prodotti di largo consumo. Il Regno Unito è in testa alla classifica delle vendite online: qui il 6,3% dei prodotti FMCG venduti (dove la sigla sta per fast-moving consumer goods, ossia prodotti a basso costo che vengono piazzati rapidamente) sono venduti online. Segue la Francia (6,1%), dove la formula “click-and-collect”, presente dall’inizio degli anni 2000, ha reso l’e-commerce un successo, mentre a chiudere la top 5 nell’Europa occidentale sono Svizzera, Italia e Paesi Bassi (rispettivamente all’1,8%, all’1,7% e all’1,5%). Le differenze tra i vari Paesi sono dettate da diversi fattori: in parte certamente l’approccio dei consumatori ha un peso, ma vanno considerate anche alcune dinamiche più ampie, che potrebbero influenzare lo sviluppo futuro del settore:
- dimensioni del mercato, penetrazione dei conti correnti bancari, penetrazione di Internet, penetrazione degli smartphone;
- fattori di crescita macroeconomica: facilità di fare impresa, densità di popolazione, affidabilità dei servizi postali;
- fattori di crescita sociale: fiducia dei consumatori, cultura del risparmio;
- fattori di crescita dell’offerta: maturità degli operatori dell’e-commerce nel largo consumo.
Chi sono i campioni dell’e-commerce in Italia? Il boom dell’e-commerce in Italia sta già innescando qualche cambiamento nelle aziende del nostro Paese, dalle nuove start-up nate proprio con la vocazione digitale alle grandi catene retail che si stanno reinventando per fare spazio all’e-commerce. Per fare qualche nome, l’indiscusso campione italiano del settore è Yoox-Net-a-porter, unico “unicorno” nazionale, che ha raggiunto una valutazione di un miliardo di euro. Ma anche ePrice (ex Banzai) è tra i protagonisti di successo dell’e-commerce italiano: acquisita da Paolo Ainio, il creatore del motore di ricerca virgilio.it, è quotata sul segmento Star di Borsa Italiana dal 2015.
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