Il mercato del lavoro è in continua evoluzione. Dal data scientist all'energy manager, una guida alle figure più richieste dell'anno (e del decennio)
Innovazione, digital transformation, industria 4.0: il mercato del lavoro è in continua evoluzione. Fino a un’assunzione su quattro (il 27%) non va a buon fine per mancanza di candidati con le competenze adatte e il 60% dei lavori di oggi cambieranno nei prossimi cinque anni. Per questo motivo, anche la formazione e gli obiettivi professionali si devono evolvere. L’Università di Cusano ha svolto una ricerca sulle professioni che saranno più richieste sul mercato del lavoro nel 2020: ecco le più interessanti.
Data scientist. I dati sono la risorsa economica più importante del futuro: saper gestire il loro flusso, organizzarlo e «farlo parlare» per avere informazioni operative per il business è la professione del data scientist, un lavoro che parte da competenze informatiche e di programmazione, ma che sarà una delle professioni più multidisciplinari dei prossimi anni. Il data scientist è in grado di lavorare con la statistica, la programmazione e i conti economici, e non ci sarà più una grande azienda che potrà farne a meno. La maggior parte dei percorsi di studio in questo settore, oggi, parte da una laurea magistrale, come quelle offerte dalle università di Roma La Sapienza, Milano Bocconi, Bicocca e Statale, Padova, Cagliari. La maggior parte di questi corsi sono in inglese e proiettano direttamente sul mercato internazionale, verso quella che fu definita «la professione più sexy del 21esimo secolo» dalla Harvard Business Review.
Digital HR. La digital transformation è il processo che sta coinvolgendo tutte le grandi aziende verso un nuovo paradigma digitale. Gli investimenti nel digitale non sono più confinati nel settore ICT, ma riguardano tutti gli aspetti produttivi, in qualsiasi settore, e uno degli ambiti a essere coinvolti e innovati è quello delle risorse umane. La figura del Digital HR è in grado di applicare le competenze classiche della selezione del personale a una ambito più digitale, estendendo la ricerca e la valutazione dei profili anche a LinkedIn o Facebook. Non c’è solo la ricerca di personale, però. Il Digital HR è in grado anche di modificare l’ambiente e l’esperienza del lavoro in chiave digitale: implementando lo smart working e l’e-learning. Insomma, sarà una figura cardine nei processi di digital transformation, che in Italia ancora oggi falliscono nel 62% dei casi anche per la carenza di questo tipo di professionalità.
Legal tech. Sia gli studi legali che le aziende hanno sempre più bisogno di avvocati e consulenti innovativi. Le questioni digitali diventano più spinose e delicate e la legislazione è in continua evoluzione, quasi fatica a tenere il passo dell’innovazione tecnologica. Sono sempre più richiesti i profili legali in grado di maneggiare temi come la protezione dei dati, la privacy online, il diritto d’autore digitale e la proprietà intellettuale. Sono le cosiddette figure legal tech, quelle che avranno il compito di migliorare l’impatto del digital degli studi legali. La formazione di base è quella legale, ma a fare la differenza sarà un’attitudine interdisciplinare. Se un avvocato oggi può fare fatica nel mercato del lavoro, un avvocato esperto di blockchain o con competenze di programmazione non avrà nessun problema a entrare in uno studio o un’azienda.
Energy manager. La sostenibilità energetica è il tema più importante del futuro e non ci sarà nei prossimi anni nessun azienda che potrà fare a meno di un energy manager, in grado di migliorare l’efficienza, evitare gli sprechi, trovare nuove opportunità di investimento sostenibile, tagliare i costi, rendere più virtuoso il ciclo dei rifiuti. La base professionale è quella di una laurea in ingegneria, con una profonda conoscenza dei processi e delle nuove leggi: un energy manager è in grado non solo di migliorare i consumi, ma anche di ottenere sgravi fiscali per gli investimenti in innovazione energetica. Le opportunità di impiego per questa figura sono sia nel privato che nel pubblico.
Operation manager. La quinta tra le figure più richieste è la più complessa e apicale del gruppo, quella dell’operation manager, al quale viene affidato un ruolo di gestione che sappia occuparsi del miglioramento di tutti i processi aziendali. L’obiettivo di un operation manager è ridurre i costi, aumentare l’efficienza e la produttività dell’azienda, nel già citato contesto di trasformazione digitale e di transizione verso l’industria 4.0. La manifattura italiana, in particolare, è in una fase di cambiamento, grazie all’ingresso di robotica e intelligenza artificiale all’interno del processi produttivi. L’operation manager è la persona che saprà coniugare le conoscenze tecniche, la capacità di innovazione e la competenza manageriale verso una transizione tecnologica senza traumi o investimenti sbagliati.
Quale di queste figure vi sembra più stimolante per il futuro?
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