Le ultime settimane prima di lasciare un ufficio sono le più delicate: i nostri consigli per gestirle al meglio
Una conseguenza della mutazione nell’attuale mercato del lavoro è che l’esperienza di lasciare un ufficio o un’azienda per un’altra diventa sempre più frequente. Una scrivania non rappresenta più un destino, soprattutto per la generazione dei Millennials, per questo motivo diventa sempre più importante saper lasciare una posizione e un ambiente senza traumi. Gli ultimi mesi e le ultime settimane prima di salutare i capi e i colleghi sono sempre delicate, sia dal punto di vista emotivo che da quello professionale. La soluzione ideale è mettere in piedi una exit strategy morbida, che riduca al minimo le possibilità di conflitto, che lasci le porte aperte e la vostra reputazione intatta. Ecco come riuscirci.
Attenti ai tempi. Il tempismo nella comunicazione della notizia è tutto. La regola di fondo è: né troppo presto, né troppo tardi e mai prima che il vostro piano B (quale che sia, anno sabbatico compreso) abbia preso forma e sia ufficiale. Non dovreste mai comunicare la vostra intenzione di lasciare il lavoro, ma solo la vostra decisione di farlo. Mettere i colleghi e la linea di comando in un limbo di incertezza sulle vostre decisioni future danneggia tutte le relazioni e comporta un lungo logoramento al quale è meglio non sottoporsi. Anche le procedure sono importanti: la persona alla quale rispondete professionalmente, quindi il capo, deve necessariamente essere la prima a essere informata, e deve venirlo a sapere da voi e non dalle chiacchiere di corridoio, che inevitabilmente si mettono in moto se anticipate la notizia ai compagni di scrivania. Nessun segreto dura mai troppo a lungo in un posto di lavoro.
Discrezione, rispetto e buona educazione. Anche se il bilancio della vostra esperienza è negativo (e per certi versi soprattutto se il bilancio è negativo) tenete sotto controllo le emozioni ed evitate di parlare male dell’azienda che state lasciando e dei manager dai quali vi state congedando. Un mercato del lavoro sempre più piccolo e frammentario fa sì che informazioni e pettegolezzi viaggino velocemente. Non conviene mai creare inimicizie, il principio che nessuno resta nella stessa azienda per sempre vale per voi ma anche per le persone di cui potreste parlare male e che un giorno potrebbero esservi di nuovo accanto, con rinnovato rancore. Al contrario, una email collettiva o un diplomatico discorso di commiato potrebbero tornarvi utili in futuro. Nella lettera di saluto, sottolineate gli aspetti positivi e parlate di quello che avete imparato.
Un addio in crescendo e un passaggio di consegne ordinato. Le ultime settimane in un’azienda costituiscono buona parte di quello che verrà ricordato (e raccontato in giro) di voi, quindi diventeranno una porzione importante della vostra reputazione professionale. Il fatto che siate in uscita non comporta che sia una buona idea lasciarsi andare, lavorare con pigrizia o con meno attenzione di quanto fatto in precedenza. Al contrario, sono giorni in cui è importante dare il massimo affinché, quale che sia il motivo di questo addio (licenziamento, fine del contratto o dimissioni), la vostra uscita sia salutata con una nota di rimpianto professionale. È molto apprezzato, inoltre, collaborare al training di chi vi sostituirà, chiudere tutte le pratiche aperte senza lasciare incombenze per chi rimane, avvisare tutti gli interlocutori esterni e garantire un passaggio di consegne ordinato ed efficiente. Non dimenticate di inviarvi via mail tutto il materiale, i contatti e i documenti che potrebbero servirvi in futuro, e, infine, ringraziate, ma davvero, con sincerità e fuori dal contesto aziendale, chi vi ha davvero aiutato, sostenuto e fatto crescere.
Raccontateci l’ultima volta che avete lasciato il vostro posto di lavoro: come è andata?
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