Come risolvere il paradosso del condizionatore

Per rinfrescare la vostra casa è necessario aggravare il riscaldamento globale? Non necessariamente. Ecco i nostri consigli

Con l’estate e le relative giornate afose torna nella nostra vita anche un dilemma che potremmo chiamare «paradosso del condizionatore». Per rinfrescare le nostre case nel breve termine riscaldiamo il pianeta per le generazioni a venire. Il consumo di energia elettrica e l’immissione nell’atmosfera dei gas refrigeranti attualmente in uso (gli idrofluorocarburi) contribuiranno secondo l’IPCC (Pannello Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) a una quota tra il 9% e il 19% delle emissioni globali di gas serra entro il 2050. Il prezzo che paghiamo per la frescura nei mesi estivi rischia di essere l’aumento di temperatura di 0,5° dovuto solo al raffreddamento degli edifici. Dobbiamo rassegnarci a dover scegliere tra un fresco egoismo o un sudato altruismo? In realtà non sarà necessario. Anche perché secondo il rapporto The Future of Cooling i condizionatori nel mondo passeranno da 1,6 di oggi a 5,6 miliardi entro il 2050. Il futuro è piuttosto delle tecnologie sostenibili.

Fresco, green e rispettoso dell’ozono. Nel presente la soluzione si chiama R32. Dietro questa sigla c’è il gas che al momento rappresenta la soluzione più eco-sostenibile sul mercato. I condizionatori di ultima generazione, grazie all’uso di questa miscela, riducono il loro GWP di almeno un terzo rispetto al prodotto precedentemente più in uso, il gas R410A, che già era stato un importante avanzamento in quanto non andava più a impattare sullo strato di ozono. Insomma, una costante ricerca tecnologica tutta mirata a ridurre un valore, il GWP, il Global Warming Potential, il dato che sta a indicare quanto i consumi e relative emissioni contribuiscano al riscaldamento globale. Se state programmando la ristrutturazione di casa, è importante sapere che il limite deciso dall’Unione Europea entro il 2025 per gli impianti domestici è un GWP di 750. Gli apparecchi a base di R410 lo superano di parecchi punti (arrivando a 2088), quindi rischiano di diventare obsoleti nel giro di pochi anni, mentre il GWP del gas R32 (675) mantiene gli impianti sotto la soglia ed è al momento il miglior compromesso tra la ricerca di fresco in casa e il rispetto dell’ambiente.

Piccole abitudini sostenibili. Fare la cosa giusta non significa solo munirsi dell’impianto più tecnologicamente avanzato. La sostenibilità nella refrigerazione domestica passa anche dalle piccole scelte quotidiane. Innanzitutto, evitando che troppo calore entri in casa, deviando i raggi solari con tapparelle, persiane e tende. Inoltre, evitate fonti di calore interne, come le lampadine a incandescenza (meglio quelle a fluorescenza o a LED). Inoltre, molto spesso per ridurre la sensazione di caldo afoso è sufficiente deumidificare invece che rinfrescare (un’operazione che prevede un minor consumo energetico e un più basso impatto sull’ambiente): esistono anche sistemi di climatizzazione che regolano in maniera autonoma queste due funzioni. Un altro aspetto chiave: non esagerate con la temperatura. Secondo il decalogo Enea per una corretta climatizzazione tre gradi in meno rispetto all’esterno dovrebbero essere sufficienti. Infine è necessaria una corretta manutenzione del vostro impianto a ogni accensione e la pulizia di filtri e ventole ogni due settimane.

Il rinfrescamento del futuro. Questo lo stato dell’arte per il presente della climatizzazione eco-sostenibile. Ma l’ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale), su richiesta del Ministero dell’Ambiente, ha provato a gettare lo sguardo nel futuro a lungo termine, perché le soluzioni presenti al momento sul mercato non sono ancora completamente eco-friendly. Le alternative ci sono: i refrigeranti naturali (anidride carbonica, idrocarburi e ammoniaca) e i gas a base di fluoro (fluorurati di quarta generazione). Al momento, però, non possono essere messi in commercio perché non soddisfano gli standard di efficienza e soprattutto di sicurezza (tossicità, infiammabilità, corrosività). Nel settore della refrigerazione la transizione è già in atto, spiega il rapporto ISPRA: molti frigoriferi (il 90% in Europa) usano ad esempio un refrigerante naturale come l’isobutano. Per il momento le contro-indicazioni per la climatizzazione domestica sono ancora tante e ricerca tecnologica è ancora all’opera per una soluzione che risolva una volta per tutte il paradosso del condizionatore.

E voi? Che misure usate per ridurre i consumi e gli effetti da climatizzazione domestica?

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