Il progressivo abbandono dei contanti a favore di forme di pagamento elettronico è un trend in atto da tempo, ma ancora lento. Quanto può pesare l’accelerazione impressa dall’emergenza sanitaria?
L’evoluzione verso una società senza contanti è già in atto da tempo. In Italia meno che in altri Paesi, ma comunque in linea con il trend globale di riduzione della moneta stampata. Ma se prima l’utilizzo del contante era una questione di “preferenza” personale, dopo la pandemia le banconote – in quanto possibile veicolo di contagio – sono diventate quasi un pericolo per la salute. Significa che il covid ha spazzato via in pochi mesi un’abitudine secolare? Assolutamente no, il cambiamento è ancora lento: in Italia e nel mondo il contante continua a essere largamente utilizzato, testimoniando che nemmeno una pandemia globale può cancellare la sicurezza data dalla tangibilità del denaro contante guadagnato con fatica.
I contanti: da sempre accanto a noi. Nel corso dei secoli, il concetto di moneta si è modificato profondamente. Nell’antichità la moneta principale era costituita da beni che possedevano un loro valore intrinseco, come il bestiame, l’oro e altri metalli preziosi, utilizzati come valuta di scambio. Sai quando sono comparse le prime monete fatte dall’uomo? Intorno al 500 a.C. in Anatolia, per poi evolversi in ciò che ancora adesso chiamiamo “contanti”. Un evento, diremmo oggi, “disruptive”. E sai cos’è altrettanto “disruptive”? La tecnologia, che ha lentamente eroso il dominio del contante a favore di transazioni elettroniche sempre più facili e a portata di tutti.
L’uso del denaro contante sta diminuendo. Secondo un sondaggio di ING sul comportamento finanziario delle persone, quasi 13.000 persone in 13 Paesi hanno testimoniato una diminuzione dell’uso del contante. Questo nonostante la Banca Centrale Europea abbia segnalato un continuo aumento del valore delle banconote e delle monete in circolazione in Europa tra il 2008 e il 2017. Consideriamo un esempio basilare come il dare la paghetta ai propri figli. Quasi tre quarti (73%) di coloro che lo fanno in Europa utilizzano ancora oggi i contanti. Ma questa percentuale si è ridotta dall’86% del 2017. Ora, i genitori più tech trasferiscono la paghetta tramite app.
Quasi il 90% degli europei usa meno contante. Quattro europei su cinque (83%) affermano in varia misura di usare meno contanti da quando hanno iniziato a utilizzare i pagamenti elettronici, sottolineando come la tecnologia stia cambiando il loro comportamento. Nel complesso, più della metà (58%) dichiara di usare meno contanti nel 2020 rispetto a un anno fa, contro il 21% che non ha cambiato le proprie abitudini (il resto ha utilizzato più contanti).
Sì ai piccoli importi. Se per le spese di una certa rilevanza si preferiscono le carte, il denaro contante rimane però diffuso nei pagamenti di piccoli importi fatti “di persona”, per esempio in bar e negozi. L’Italia ne è un esempio lampante: quante volte ci siamo sentiti rifiutare un pagamento tramite carta per importi inferiori ai 9 euro? La preferenza per il contante quando si pagano importi più piccoli è guidata dalla convenienza e dai costi talvolta più alti per i negozianti. Tutte cose che però stanno per rimanere nel passato grazie alla spinta data dal governo italiano ai pagamenti elettronici.
L’accelerazione impressa dal Covid. La pandemia di covid-19 è stata tra i più grandi trasformatori comportamentali nella storia del mondo. E il denaro non fa eccezione. Con molti negozi chiusi, la gente è stata costretta a comprare online; allo stesso modo, coloro che sono usciti sono stati scoraggiati dai rischi per la salute e dalle preoccupazioni per il passaggio potenziale del virus attraverso il denaro contante. Anche i fornitori di servizi finanziari di molti paesi, tra cui Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Germania e Lussemburgo hanno aumentato l’importo che i clienti possono spendere tramite carta di credito o di debito per incoraggiare l’allontanamento dal denaro fisico. Nei primi tempi dell’emergenza sanitaria, le persone hanno iniziato a prelevare più denaro contante, forse perché era considerato più affidabile in tempi incerti. Dopo questo picco, però, i prelievi sono diminuiti e ora è probabile che le persone preleveranno importi maggiori, meno spesso. Sarà interessante vedere se ciò durerà, e per quanto tempo.
Ma le abitudini sono dure a morire. La pandemia globale sta influenzando l’utilizzo del contante in modo diverso a seconda dei Paesi. In quelli dove la preferenza per il denaro contante era più forte abbiamo visto meno persone segnalare un cambio di passo. È in quei Paesi in cui le persone erano già più aperte all’uso di metodi di pagamento diversi dal contante che si è registrato un maggiore spostamento dovuto al coronavirus. Secondo la Banca Centrale Europea, prima dell’epidemia l’80% delle transazioni in Europa avveniva attraverso i contanti. In Italia si stima che fosse ancora più alta, intorno all’86%, nonostante i pagamenti elettronici siano raddoppiati tra il 2012 e il 2017.
È ancora presto per vedere l’impatto radicale della pandemia. Per ora, il cambiamento non è stato abbastanza grande da trasformare completamente gli atteggiamenti nei confronti il denaro contante. Anche se l’uso quotidiano del denaro sta indubbiamente diminuendo, sta accadendo lentamente. Insomma, anche se il denaro contante non è più il re, rimane comunque ai nostri occhi un bene “reale”.
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