Per quanto tempo siamo disposti a rinunciare alla disponibilità di parte dei nostri risparmi per destinarli a un certo investimento? Non c'è una risposta giusta e una sbagliata: tutto dipende, come sempre, dai nostri obiettivi
Il concetto di tempo è centrale anche nel mondo della finanza. Si tratta di un fattore importante non solo quando si va a definire la performance di uno strumento finanziario ottenuta in un certo arco temporale, appunto, oppure nel calcolo degli interessi (attivi o passivi), ma anche nel processo di costruzione del portafoglio.
Orizzonte temporale. Quando parliamo di orizzonte temporale ci riferiamo alla durata prevista del nostro investimento. Chiedere “qual è il tuo orizzonte temporale?” equivale a domandare, in altre parole, “per quanto tempo sei disposto a rinunciare alla disponibilità di una parte dei tuoi risparmi per destinarli all’investimento?”. Nel processo di definizione di una strategia, e quindi nella costruzione del portafoglio, questo fattore diventa molto importante. L’abbiamo ricordato diverse volte ma, come dicevano gli antichi, repetita iuvant: non esiste un portafoglio o un investimento che possa andar bene per tutti. Ogni investitore ha specifici bisogni e necessità ed è bene che le tenga bene a mente quando si passa dalla teoria alla pratica e quindi alla composizione del portafoglio.
Breve, medio e lungo periodo. La definizione dell’orizzonte temporale del nostro investimento è legata a doppio filo all’obiettivo che abbiamo in mente: se il nostro intento è quello di investire per poi realizzare un viaggio in una meta esotica, l’orizzonte temporale sarà sicuramente breve (o medio), per esempio 2 o 3 anni, mentre se investiamo per assicurarci una serena pensione l’orizzonte temporale sarà lungo, per esempio 18 o 20 anni. Questa distinzione incide sull’asset allocation, ovvero sulla ripartizione del portafoglio nelle varie tipologie d’investimento.
A ognuno la sua asset allocation. I mercati finanziari sono sistemi complessi e a tratti anche imprevedibili: i rendimenti delle diverse asset class possono oscillare fortemente se analizziamo un ristretto arco di tempo, ma allungando il riferimento temporale i mercati hanno sempre e ampiamente recuperato le perdite. Seguendo questo principio, se l’orizzonte temporale è di breve durata è bene concentrarsi su asset class difensive, con un livello di rischio basso e un’elevata liquidità (fondi monetari, liquidità, titoli di Stato e altre obbligazioni con bassissimo rischio di credito). Pian piano che allunghiamo l’orizzonte temporale possiamo iniziare a considerare asset class più rischiose, rispettando però sempre la nostra propensione al rischio.
Non cambiare le carte in tavola. Una regola aurea per l’investitore è quella di non cambiare il proprio orizzonte temporale a seconda dell’andamento e delle performance del mercato. È sempre bello quando i mercati sono un mare calmo e piatto, ma come abbiamo visto ci sono anche i periodi di tempesta. Ed è proprio in queste occasioni che, spaventati dalla forte turbolenza dei mercati, potremmo essere tentati di cambiare drasticamente la composizione del nostro portafoglio o addirittura di smobilizzare l’intero capitale investito. In questi momenti, dobbiamo fare una sola cosa: ovvero, utilizzare tutta la nostra parte più razionale e non farci prendere dal panico ma tenere lucidamente fede al nostro orizzonte temporale, senza comprare o vendere sull’onda dei titoli di giornali e delle emozioni. Come diceva Warren Buffett, l’oracolo di Omaha: “comprare e vendere sulle news è semplicemente una follia”.
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