La ricerca di stili di vita sostenibili passa dall'armadietto del bagno e dall'acquisto di prodotti rispettosi dell'ambiente, degli animali e del tuo corpo
In Italia il mercato dei cosmetici vale, molto. Secondo l’ultimo Beauty Report, il valore supera i 10 miliardi di euro all’anno e continua a crescere a dispetto di ogni crisi (+1,3% nell’ultimo anno). Poche industrie influiscono in modo tanto diretto sul nostro corpo, la nostra vita e le nostre giornate quanto quella dei cosmetici. Forse solo il cibo ha un impatto maggiore, per questo motivo una conversione a stili di vita sostenibili non può che passare anche da scelte green nell’armadietto del bagno. Nel mondo, l’impatto del bio e dell’eco sul settore cosmesi vale già 34,5 miliardi di dollari, con una proiezione a raddoppiare nel giro di sette anni: nel 2027 prodotti naturali e sostenibili per la nostra pelle e il nostro corpo alimenteranno un giro d’affari di 54,5 miliardi di dollari.
Una complessa sostenibilità. Nel settore beauty la sostenibilità è un concetto complesso e articolato. Il primo livello di rispetto da chiedere ai tuoi cosmetici è quello nei tuoi confronti: un prodotto che non sia nocivo o pericoloso per la pelle e per il corpo. Il secondo è l’ambiente: uso delle risorse idriche, materie prime ecologiche, filiere a basso impatto. Il terzo sono gli animali: tanti passi avanti sono stati fatti nei confronti della sperimentazione sugli animali, che oggi è vietata nell’Unione Europea, ma i consumatori devono ancora tenere gli occhi aperti. E infine c’è il tema del packaging e del suo ricorso alla plastica: quella monouso sarà al bando in Europa dal 2021, ma anche tu – nelle tue pratiche di acquisto e consumo – puoi fare la differenza.
Rispetto per il corpo. La nostra conoscenza su quali sostanze siano nocive per i nostri corpi è sempre in evoluzione. Ad oggi sono vietate sostanze – come l’ossido di zinco negli spray – che prima erano consentite. Tra gli aspetti a cui fare attenzione per il tuo bene c’è la presenza dei cosiddetti perturbatori endocrini, come i parabeni, conservanti che servono a proteggere i prodotti ma che possono avere una serie di controindicazioni sul sistema ormonale. Per sapere se siano presenti o no dovete leggere l’INCI, l’elenco degli ingredienti dei cosmetici, cercando i composti chimici che contengono l’espressione parabene. Molti cosmetici bio usano alternative naturali ai parabeni, estratti di rosmarino, timo, origano e semi di pompelmo. Discorso simile per cinnamati e benzofenone: presenti in alcune creme solari, possono causare fotosensibilità ed esistono diverse alterative bio.
Fidatevi dell’etichetta. Un altro aspetto chiave della sostenibilità è quella nei confronti dell’ambiente, sia per quanto riguarda le materie prime e la loro produzione che per lo smaltimento. Tra gli aspetti più nocivi per l’ambiente dei cosmetici ci sono le cosiddette microsfere plastiche, che si trovano in una vasta gamma di prodotti, dagli scrub ai dentifrici, e che – non intercettate dai filtri – finiscono direttamente nelle acque di scarico e poi nell’ecosistema. Esistono anche in questo caso alternative sostenibili, di derivazione naturale. Sono tanti i marchi grandi e piccoli che hanno scelto di adottare pratiche green, microsfere incluse, e il modo migliore per esserne certi sono le etichette e le certificazioni. Ad esempio, il marchio bio eco cosmesi Aiab garantisce che tutte le materie prime usate siano biologiche, prive di OGM e di sostanze irritanti. Un’altra certificazione italiana bio da tenere a mente è Ccpb (Consorzio per il controllo dei prodotti biologici). Il protocollo internazionale più usato, invece, è Natrue, sistema creato dalla International Natural and Organic Cosmetics Association, e ti dà la certezza che i prodotti che usi siano naturali e sostenibili. Un altro standard di riferimento di cui fidarsi è Cosmos, Cosmetic Organic Standard, basato sulla normativa europea di certificazione dei cosmetici naturali e biologici.
A difesa degli animali. Sempre molto discusso è l’argomento delle sperimentazioni dei cosmetici sugli animali. Dal 2013 in Unione Europea sono vietati i test dei prodotti e dei singoli ingredienti. Anche in questo caso il modo migliore per essere certi che tutti i protocolli di produzione siano «cruelty free» è affidarsi a una certificazione, come quella di Lav, la Lega Anti Vivisezione, che ha un elenco costantemente aggiornato sul proprio sito delle aziende che rispondono in maniera totale a questo requisito. Oppure si possono scegliere cosmetici vegani, che non contengono ingredienti o sostanze di derivazione animale o che ne comportino lo sfruttamento in nessuna forma (esclusa per esempio la cera d’api). In questo caso il marchio da cercare sulla confezione è VeganOk.
Addio plastica. L’ultimo livello di sostenibilità da valutare è quello del packaging. Come sai la confezione di un prodotto incide molto sul suo impatto a livello ambientale. I consumatori hanno iniziato da tempo a pretendere alternative alla plastica e le aziende si sono adattate. Una prima soluzione sono i flaconi di vetro, interamente riciclabili e riutilizzabili. Il vetro è più green della plastica, ma anche più fragile e meno versatile. In alternativa, alcuni marchi hanno scelto di fare ricorso a plastiche dello stesso polimero, in modo da avere confezioni più facilmente riciclabili, o a bioplastiche di origine vegetale. La soluzione ideale al problema del packaging è anche la più radicale: nessun packaging. Tanti negozi e catene propongono i prodotti nudi, sfusi o alla spina, consentendo anche il re-fill delle proprie boccette.
Quanto fai attenzione alla sostenibilità per le tue scelte in fatto di cosmetici?
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