Chi possiede le azioni di una società può incassarne nel tempo i dividendi, il cui ammontare non è fisso, ma deciso di volta in volta dai soci sulla base degli utili realizzati: è il cosiddetto "reddito di capitale", dal 2014 tassato tutto al 26%
Da dove nasce l’opportunità di guadagno – non sempre prevista – per chi investe in azioni? Abbiamo già spiegato in altre occasioni cos’è un’azione e come la si valuta. E il dividendo, invece?
Cosa c’è da sapere. Il dividendo è la porzione di utili che viene redistribuita agli azionisti, in un’ottica di remunerazione del capitale investito. Ovvero: io mi assumo un rischio investendo nell’impresa e sottoscrivendone le azioni; per contro, l’impresa mi ripaga facendo utili ai quali, con la distribuzione del dividendo, io partecipo. La decisione di redistribuire gli utili viene adottata alla fine dell’esercizio contabile: dopo aver approvato il bilancio, l’assemblea ordinaria dei soci stabilisce i tempi, i modi e la quantità di utili da versare agli azionisti. Attenzione, però: l’assegnazione del dividendo non è un obbligo. I soci, infatti, possono decidere di non redistribuire gli utili e di utilizzarli piuttosto per fare investimenti o, se necessario, per coprire le perdite e i debiti eventualmente accumulati nelle gestioni precedenti. Ecco perché i dividendi non rappresentano la totalità, ma soltanto una parte dei profitti. La relazione tra le due variabili è abbastanza lineare: quando gli utili aumentano, i dividendi seguono la stessa linea. Il dividendo può essere ordinario o straordinario: il primo discende dagli utili, il secondo dalle riserve di liquidità della società a loro volta derivanti da accantonamenti fatti nel corso degli esercizi precedenti, da cessioni di rami d’azienda o da altre strategie societarie.
Come avviene la distribuzione e l’effetto sul prezzo. L’assemblea dei soci definisce la data di pagamento, che in genere avviene tre giorni lavorativi dopo la data dello “stacco della cedola”, così chiamato in memoria dei tempi in cui letteralmente si staccava un cedolino di carta attestante il pagamento. In genere i dividendi sono in denaro, ma possono essere anche azioni: è il cosiddetto stock dividend. In caso di azioni di nuova emissione, la distribuzione avverrà attraverso un aumento gratuito di capitale. Se invece il dividendo è in denaro, per sapere quanto gli spetta l’azionista deve semplicemente moltiplicare il valore del dividendo per il numero di azioni possedute. Una precisazione: dal momento che il prezzo dell’azione incorpora anche gli utili, nel giorno dello stacco della cedola il prezzo dell’azione scenderà di un ammontare pari a quello del dividendo e l’indice si comporterà di conseguenza.
Peraltro, un indicatore importante di cui tenere conto quando si sceglie di comprare l’azione di una società è il dividend yield, ovvero il rapporto fra dividendo e prezzo dell’azione: più è alto, migliore è il giudizio sulla capacità della società di remunerare il capitale investito.
Dalla parte del risparmiatore. A quale tipo di investitore potrebbe essere più congeniale questa fonte di reddito? Sicuramente non a chi investe seguendo le “mode” del momento e innervosendosi poi al minimo movimento di Borsa. Partecipare agli utili di un’azienda vuol dire seguirne l’evoluzione nell’arco degli anni, il che presuppone che chi investe conosca bene la società, l’abbia attentamente valutata prima di investire e ne abbia chiaro il potenziale. Puntualizzato ciò, l’investimento in dividendi è consigliato a chi vuole convertire il capitale accumulato in una rendita, magari perché ha bisogno di integrare il suo reddito con un flusso di cassa ricorrente, come è appunto il dividendo. È il caso, per esempio, di chi è in pensione e non ha più esigenze di accumulo. Ma, va ribadito, investire in azioni per incassare i dividendi è una scelta che richiede pazienza e una visione di lungo termine, evitando di fissarsi sui “saliscendi” giornalieri delle Borse, e va fatta in un’ottica di adeguata diversificazione: mettere tutti i soldi in un solo investimento non è mai, in nessun caso, una scelta furba.
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