Al G20 giapponese Stati Uniti e Cina riscoprono l’intesa

Giugno si chiude con la nuova tregua tra Washington e Pechino: tutto merito del G20 di Osaka, che però sul resto non registra grandi passi in avanti. L’Italia schiva la procedura per debito eccessivo. Oro tra i protagonisti del mese

Il G20 giapponese sblocca tutto. Finisce in gloria il mese di giugno, dopo il G20 di Osaka, in Giappone, che ha risolto – momentaneamente – le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina. I due presidenti, Donald Trump e Xi Jinping, si sono confrontati in un vertice bilaterale di circa ottanta minuti, a valle del quale hanno siglato una nuova tregua: niente nuovi dazi a carico di Pechino, che per contro comprerà un certo ammontare (al momento non specificato) di prodotti agroalimentari dagli USA. A parte questo risultato, dal comunicato finale del G20 traspare un gruppo ancora diviso su cambiamenti climatici e protezionismo. Non certo questioni di poco conto.

Sembrava infrazione, e invece no. Niente procedura per debito eccessivo a carico dell’Italia: lo ha sancito Bruxelles. Al nostro Paese erano state poste alcune condizioni, e il primo luglio il governo ha approvato un pacchetto che le ha recepite rendendo “non più giustificata” la procedura. La Commissione Europea valuterà attentamente il progetto di legge di bilancio 2020: al momento “le misure prese sono sufficienti per evitare la procedura, ma è chiaro che gli impegni su 2020 dovranno essere precisi e rispettati”, ha detto il commissario UE per gli Affari Economici e Monetari Pierre Moscovici. L’agenzia di rating Fitch, intanto, si è unita al coro di chi boccia l’idea dei Minibot.

Tra UE e Mercosur scatta l’accordo. Dopo 20 anni di negoziati, l’Unione Europea e il blocco economico composto da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – il cosiddetto Mercosur – hanno siglato un accordo commerciale: il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker e il presidente brasiliano Jair Bolsonaro lo hanno definito “storico”, uno “dei più importanti di sempre”.

Niente dazi USA al Messico (per ora). Firmato un accordo che ha sospeso a tempo indeterminato l’entrata in vigore dei dazi prevista per lunedì 10 giugno: in cambio, gli USA hanno ottenuto forti misure volte a fermare il flusso di migranti e droga attraverso il Messico. Trump aveva annunciato tariffe del 5% su tutto il “made in Mexico” importato, con aumenti progressivi fino al 25% finché la crisi non si fosse risolta.

Trump contro Fed e BCE. La Federal Reserve ha mantenuto i tassi nel corridoio fra il 2,25% e il 2,50%, ma si prepara a tagliare forse già il mese prossimo. Non è abbastanza per il presidente Trump, che da tempo chiede un taglio deciso e subito. Ma “The Donald” si è molto arrabbiato anche con il presidente della BCE Mario Draghi, accusato di “concorrenza sleale” per aver rilanciato il Quantitative Easing. A giugno la Banca Centrale Europea ha deciso di tenere fermi tutti i tassi, confermando le nuove aste TLTRO da fine 2019. Tutto invariato anche in Giappone e nel Regno Unito, mentre l’ultimo avamposto dei falchi è la Norges Bank, che ha alzato il costo del denaro per la terza volta da settembre.

Il “club” dei rendimenti negativi. Il generalizzato atteggiamento accomodante delle banche centrali ha contribuito al calo dei rendimenti dei bond decennali in molti Paesi: sul Vecchio Continente Francia e Austria si sono unite a Germania, Paesi Bassi e Finlandia nel “club” dei rendimenti decennali negativi. Il messaggio di Draghi ha fatto bene anche ai titoli italiani: lo spread BTP-Bund ha chiuso il mese di giugno sui 242 punti base.

Brexit, Boris Johnson al posto della May? Boris Johnson – il favoritissimo nella successione a Theresa May al vertice dei Tories e a Downing Street – sembra aver ammorbidito la sua retorica: per esempio, ha detto che le probabilità di un’uscita dall’UE senza accordo sono “una su un milione”. Chissà cosa ne penserà Trump, che durante la sua visita nel Regno Unito ha promesso un accordo commerciale con il Regno una volta che si sarà liberato “delle catene” dell’UE.

Mese movimentato per il greggio tra tensioni geopolitiche Iran-USA, tensioni commerciali Cina-USA e previsioni su una domanda in calo. Nessun effetto, invece, hanno avuto le anticipazioni su un’OPEC+ pronta a estendere ben oltre la seconda metà del 2019 il taglio alla produzione varato a inizio anno.

L’oro torna a scintillare. Guerra commerciale USA-Cina (prima della tregua di fine giugno), tensioni in Medio Oriente, titoli di Stato con rendimenti negativi in varie parti del mondo e crescenti ansie per l’economia mondiale hanno spinto gli investitori verso gli asset sicuri. Prova ne è l’oro, che per la prima volta dal settembre del 2013 ha superato i 1.400 dollari l’oncia.

Nozze FCA-Renault, non è detta l’ultima parola. Il 5 giugno Fiat-Chrysler ha ritirato la sua proposta di fusione con Renault per i troppi dubbi e obiezioni posti dal principale azionista della casa automobilistica francese, che è lo Stato, e dai soci giapponesi. Ma non tutto è perduto: il presidente di Renault Jean-Dominique Sénard non ha accolto molto bene lo stop imposto dall’Eliseo e dai soci nipponici e sarebbe ben contento di riprendere il dialogo.

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