Guida al bucato ecosostenibile

I bucati puliscono i vestiti, ma inquinano il mondo. Dalle buone abitudini per limitare le emissioni di microfibre ai sostitutivi del detersivo come Terrawash, ecco come lavare a impatto zero (o quasi)

Lavare i vestiti senza sporcare i mari (o almeno riducendo al massimo l’impatto del vostro bucato) non è una missione impossibile. Gli scarichi delle lavatrici sono una minaccia per la qualità dell’acqua nel mondo: i detersivi sono tra le principali fonti di inquinamento dei mari, soprattutto le fibre di plastica che vengono espulse al termine di ogni lavaggio. Secondo BBC News il lavaggio di una giacca di poliestere può rilasciare fino a 1 milione di microfibre, un paio di calzini di nylon 136mila, un intero ciclo di lavaggio circa 700 mila. La sostenibilità di prodotti e consumi, per fortuna, sta guadagnando posizioni nella scala delle priorità degli italiani: una ricerca dell’Osservatorio immagino su 7900 prodotti ha rilevato che quelli eco-sostenibili sono il 5,5% della spesa totale per la casa e soprattutto che questo dato era cresciuto dell’8,8% rispetto alla precedente rilevazione. La sostenibilità è una giusta combinazione di prodotti e buone pratiche e anche una lavanderia green è possibile: ecco una guida.

Obiettivo: microfibre zero. La prima missione è ridurre il rilascio delle microfibre nell’acqua. Come?

  • In primis, lavate a basse temperature: quelle alte causano un maggior numero di residui.
  • Fate partire la lavatrice a pieno carico: meno frizione vuol dire meno microfibre che si staccano dai vestiti, e lo stesso ragionamento vale per la durata e l’intensità del lavaggio: sono da preferire i cicli più brevi e meno potenti.
  • Scegliete il detersivo liquido, meno nocivo di quello in polvere.
  • Usate meno capi sintetici e cercate di lavarli meno spesso, indossandoli più di una volta prima di metterli nella cesta.
  • Un’altra soluzione è far partire la lavatrice inserendo tra i panni un dispositivo pensato per catturare le microfibre prima che vengano espulse, come la Cora Ball (poco più di 30 euro), che impedisce al 26% di fibre plastiche di finire negli scarichi.

Il bucato senza detersivo. Un’altra fonte di inquinamento da bucato sono i detergenti chimici. Da qualche anno esistono soluzioni per far funzionare la lavatrice in modo efficiente e green senza l’uso del detersivo, come TerraWash, un sostitutivo del detersivo ipoallergenico e riutilizzabile per un anno di bucati (a un costo di 49,90 euro): si tratta di un sacchettino che mette in lavatrice insieme ai panni e li restituisce puliti a impatto zero. In Italia TerraWash è arrivato da poco, ma in Giappone è già uno standard di mercato, con un milione di pezzi venduti negli ultimi anni. Il sacchettino è pieno di magnesio purificato, a contatto con l’acqua produce piccole bolle di idrogeno. L’acqua alcalina ionizzata prodotta dalla reazione pulisce i capi come i detersivi tradizionali.

Detersivo naturale e fai-da-te. Se non ve la sentite di rinunciare completamente al detersivo, potete sempre optare per una soluzione naturale: ormai diversi supermercati (e ovviamente i negozi e le catene bio) offrono detergenti per il bucato (e per la casa) con ingredienti biodegradabili, privi di fosfati (di solito la parte più tossica), che risultano spesso essere anche più delicati sulla pelle e che sono anche venduti in packaging eco-sostenibili. Ultima alternativa, per chi ha più tempo a disposizione (e un’attitudine per questo genere di cose): farsi il detersivo in casa. I metodi sono tanti, i più facili consistono nel far bollire sapore di Marsiglia, idrossido di potassio e olii essenziali in una pentola di acqua distillata, ma esistono anche ricette a base di cenere di legno.

E voi, sapevate che il bucato inquina così tanto? Siete pronti a rinunciare al detersivo? Rispondeteci commentando.

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