Solo nel 2017 l’industria culturale e creativa italiana ha prodotto circa 92 miliardi di euro di valore aggiunto al prodotto nazionale. Un ottimo punto di partenza per rilanciare l’economia del Paese. Vediamo perché
L’Italia è un Paese ricco di bellezze artistiche e di creatività. Ed è proprio grazie a questo immenso patrimonio che ha un vantaggio competitivo rispetto agli altri. Moda, design, cinema, arte e cultura: la bellezza sembra essere uno dei nostri grandi punti di forza, da cui ripartire per rilanciare la nostra economia. Sì, perché anche se il potere della cultura non viene riconosciuto come un vero e proprio settore produttivo l’Italia ha un notevole vantaggio competitivo, dovuto proprio al suo straordinario patrimonio storico, artistico e archeologico, che contribuisce al valore economico di una nazione.
L’industria culturale italiana rappresenta il 16% del PIL. Le bellezze artistiche sono innumerevoli e sono sparse in ogni angolo del nostro Paese: si stima infatti che la nostra penisola concentri dal 60% al 75% di tutti i beni artistici esistenti al mondo. Eh sì, avete capito bene, quasi tre quarti del patrimonio artistico mondiale si trova sul suolo italiano. Come si traduce tutto questo a livello economico? La risposta ce la da uno studio di Symbola e Unioncamere, il quale ha quantificato gli impatti economici del sistema produttivo culturale e creativo italiano. Ebbene, solo nel 2017 l’industria culturale e creativa italiana ha prodotto circa 92 miliardi di euro di valore aggiunto al prodotto nazionale, ovvero rappresenta circa il 16,6% del PIL nazionale. E anche per numero di occupati non scherza: la cultura dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% dell’occupazione complessiva in Italia.
Parlare di cultura significa parlare di sviluppo economico e lavoro. Attualmente, lo sappiamo, la nostra economia non se la passa bene. Ma grazie alla cultura abbiamo sicuramente un vantaggio competitivo in un comparto che influenza e stimola tanti settori produttivi e che ha effetti sulla reputazione complessiva del Paese e sulla potenzialità dell’export. Basti pensare che la cultura ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. Cosa significa? Significa che per ogni euro prodotto se ne attivano 1,8 in altri settori. Prendendo quindi i 92 miliardi di euro di valore aggiunto prodotti dal sistema produttivo culturale, ne verrebbero generati altri 165. Non male. È il settore turistico il principale beneficiario: più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 38,1%, è attivato proprio dalla cultura e dalla creatività. Grazie a questa forza culturale, il made in Italy è oggi, secondo la società di consulenza KPMG, il terzo marchio più conosciuto a livello mondiale, dopo Coca Cola e Visa.
Puntare sulla filiera culturale per superare la crisi. Quali sono i settori più coinvolti nella filiera culturale italiana? Tra quelli di spicco troviamo il design (che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura) e la comunicazione (4,8 miliardi di euro). A seguire il comparto dell’editoria e stampa (da cui derivano 13,8 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (pari a 12 miliardi di euro). Due filiere che, insieme, fruttano 25,8 miliardi di euro all’economia italiana. Un contributo importante arriva anche dalle industrie creative, e consiste in 13,4 miliardi di valore aggiunto, dalle performing arts, che generano 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141 mila posti di lavoro, dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e dalle attività creative-driven, ovvero tutte quelle attività che non operano direttamente nei comparti della filiera ma usufruiscono di competenze e contenuti culturali e creativi per competere sui mercati: 34,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del dato complessivo nazionale) e più di 579 mila addetti.
L’Italia è il Paese culturalmente più influente al mondo. A livello globale l’Italia è il primo Paese per influenza culturale. Non siamo noi a dirlo, ma uno studio della rivista US News in collaborazione con l’Università della Pennsylvania. Secondo cui il made in Italy è un vero e proprio “trendsetter” sul piano internazionale. I nostri prodotti hanno quel certo “non-so-che” che li fa andare a ruba un po’ più velocemente degli altri. L’Italia è praticamente un marchio, e anche uno dei più importanti al mondo. Si stima infatti che il brand Italia valga circa 2.214 miliardi di euro, più o meno quanto l’intero PIL nazionale. Abbigliamento, cibo, architettura, design e musica vengono assorbiti da altre culture, dominando la scena creativa globale e influenzando le scelte d’acquisto dei consumatori intorno al mondo. È arrivato quindi il momento di superare la convinzione che la cultura sia solamente qualcosa da conservare o che “non dà da mangiare”, piuttosto che una componente dello sviluppo produttivo sulla quale puntare. E con convinzione, anche.
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