Smartphone, personal computer, ma anche televisori, generatori di turbine eoliche, batterie di veicoli ibridi ed elettrici: sono solo alcuni dei prodotti che contengono le cosiddette “terre rare”, arma commerciale potentissima per la Cina che ne è ricca. Vediamo di saperne di più
Terre rare: no, non stiamo parlando di luoghi mistici ed esotici, ma di una vera e propria riserva di materiali importantissimi per lo sviluppo tecnologico del mondo. Ultimamente questi luoghi sono diventati un’arma di contrattacco a disposizione della Cina nella guerra commerciale con gli Stati Uniti. Vero è che al G20 di Osaka, in Giappone, a fine giugno è scattata una nuova tregua tra Washington e Pechino, ma l’accordo finale non c’è ancora e i rapporti potrebbero vivere nuove fasi critiche. E in questa eventualità, la strategia cinese sulle terre rare potrebbe confermarsi decisiva. Ma cosa sono queste “terre rare” e perché sono così importanti?
Cosa sono le terre rare? In questo momento avete per caso in mano il vostro smartphone o il vostro laptop? Bene, allora sappiate che state tenendo circa un grammo di terre rare. Com’è possibile? È possibile perché i REEs (Rare Earth Elements) sono materiali con proprietà fisiche e chimiche uniche, diventati vitali nello sviluppo delle più attuali e sofisticate tecnologie. Scandio, ittrio e i lantanoidi: sono questi i principali elementi che compongono quasi tutta la tecnologia del terzo millennio. Non solo smartphone e pc, ma anche televisori, monitor, generatori di turbine eoliche, batterie di veicoli ibridi ed elettrici: sono solo alcuni esempi di prodotti in cui sono presenti i REEs, il cui utilizzo, dunque, spazia fra molti settori, dall’assistenza sanitaria ai trasporti, dalle reti di comunicazione all’energia rinnovabile fino alla difesa. Insomma, senza di loro ci rimarrebbe ben poco.
Ma perché “rare”? Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è la quantità di questi elementi a renderli rari, ma la loro distribuzione geografica. I Rare Earth Elements, anzi, sono elementi chimici presenti in abbondanza sul suolo e nella crosta terrestre. Per esempio, lantanio, cerio, neodimio e ittrio sono più abbondanti di piombo o argento e perfino 200 volte più comuni dell’oro. La rarità è data dalla scarsità di giacimenti abbastanza grandi e concentrati da rendere conveniente l’attività estrattiva. Ma indovinate chi ha la disponibilità del più grande giacimento al mondo? La Cina, esatto. Precisamente a Bayan Obo, nella Mongolia interna, dove si trova il giacimento di terre rare più grande del pianeta. Costituito da tre corpi minerari principali, si estende in lunghezza per 18 chilometri e costituisce il 50% della produzione di terre rare cinesi e circa il 40% di quella mondiale.
Le terre rare nella disputa con gli Stati Uniti. Cosa c’entrano questi materiali con la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti? La risposta emerge con chiarezza dai dati sulle terre rare. Prima della metà degli anni Sessanta, i principali produttori erano gli Stati Uniti, grazie alle riserve della miniera di Mountain Pass, nel sud-est della California. Ma a partire dagli anni 2000 il primato è passato alla Cina, che negli ultimi anni ha prodotto circa l’84% delle terre rare del mondo. Va da sé che se Pechino decidesse di porre uno stop alle esportazioni di terre rare i grandi big della tecnologia – e non solo, come visto – perderebbero quasi tutte le risorse necessarie per realizzare i loro prodotti. Ed è proprio per questo che nelle settimane che hanno preceduto il G20 di Osaka il presidente Xi Jinping ha fatto intendere che sul piatto potrebbe esserci il blocco dell’esportazione dei Rare Earth Materials verso gli USA. Gli Stati Uniti hanno accusato il colpo immediatamente: infatti, dopo la minaccia cinese, hanno fatto un passo indietro, rinviando al 19 agosto l’entrata in vigore delle restrizioni su Huawei.
Quali conseguenze per l’economia globale? Partendo dal presupposto che la Cina detiene circa l’80% della produzione globale di questi materiali, le conseguenze potrebbero essere importanti. I prezzi delle terre rare hanno già cominciato a surriscaldarsi, in alcuni casi registrando rialzi a doppia cifra. Tutto questo si potrebbe riflettere sul prezzo dei prodotti hi-tech che andremo ad acquistare. Non solo: le terre sono essenziali in molti processi di raffinazione di altri materiali e vengono oltretutto utilizzate come catalizzatori nell’industria chimica, nella produzione di vetri e ceramiche colorate, prodotti che di conseguenza potrebbero salire di prezzo vertiginosamente. Ma non è solo una questione economica. Il processo di conversione delle terre rare da un agglomerato di diversi minerali a elementi separati è anche un processo pericoloso e altamente dannoso per l’ambiente: spostare la produzione in altre aree del mondo significherebbe “esportare” gli effetti negativi già patiti da quelle in cui si concentra l’attuale estrazione.
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