Tutto quello che dovete sapere per fare i volontari in un canile

È un'esperienza potrebbe cambiarvi la vita, ma dovete essere pronti (sotto ogni punto di vista)

Per chi ama gli animali, non c’è esperienza più bella e appagante che fare il volontario in una struttura come un canile, un rifugio o un’associazione che lavora per la loro protezione. Innanzitutto, come ogni forma di volontariato, si tratta di un atto di amore incondizionato e necessario. Secondo l’ultimo Censimento di LAV, nei canili e nei rifugi in Italia ci sono 79mila cani, 65mila in quelli sanitari. Se guardiamo alle serie storiche, sono dati in miglioramento, grazie alle campagne pubbliche contro gli abbandoni e a un aumento della sensibilità generale sul tema, ma si tratta comunque di decine di migliaia creature in una situazione di bisogno assoluto. In questo contesto, il lavoro dei volontari di tutta Italia è insostituibile. Poi, nello specifico, dedicare del tempo a supporto degli animali è il modo migliore per migliorare la loro conoscenza: è come seguire un corso accelerato sui comportamenti giusti da avere, sull’approccio più adatto a ogni situazione, sul loro linguaggio, sulla grammatica dei segnali calmanti. Infine, per chi ama gli animali ma non può adottarne uno per motivi logistici, di tempo o economici, fare volontariato in un canile è un’ottima alternativa per avere un po’ di quell’amore che solo un animale domestico è in grado di dare.

Doti richieste: serietà e dedizione. Il primo passo per diventare volontario è entrare in contatto con chi opera sul vostro territorio. La vostra ricerca deve partire dall’ENPA, l’Ente nazionale protezione animali, l’associazione italiana più antica (fondata nel 1871, con la rete più estesa sul territorio nazionale). I volontari, anche alla prima esperienza, sono decisamente ben accetti. «Svolgere attività di volontariato presso la sezione è il modo migliore di aiutarci ad aiutare gli animali», fanno sapere. «Non sono richiesti requisiti particolari per poter svolgere volontariato in ENPA. L’unica dote richiesta è ovviamente la serietà e la volontà di partecipare con dedizione al nostro progetto di sviluppo». Le figure richieste sono di quattro tipi: operatori (si occupano del centralino, del recupero di animali malati, feriti o in pericolo e dell’assistenza a tutti gli animali che sono nei reparti di degenza), collaboratori (che non partecipano ad attività di soccorso), assistenti (che lavorano come supporto ai veterinari) e promotori (che seguono la fondamentale attività di sensibilizzazione e raccolta fondi). Ogni percorso prevede un’attività di training con l’ENPA e la disponibilità di tempo richiesta varia col tipo di figura che sceglierete di essere.

L’amore non basta. Come ogni esperienza di volontariato, anche lavorare in un canile non sarà sempre una passeggiata. Gli animali che andrete ad aiutare sono spesso in difficoltà, sono stati abbandonati oppure salvati da una vita di abusi, sono in molti casi creature traumatizzate. Imbarcarsi in questo tipo di esperienza vuol dire anche farsi carico della loro sofferenza, talvolta in strutture che possono essere in difficoltà per mancanza di budget e risorse. Insomma, è difficile. Per questo motivo, l’amore incondizionato è importante, ma non basterà: serviranno anche coraggio e capacità di adattamento. È importante saperlo, per non arrendersi alle prime, inevitabili difficoltà. Per chi vuole un approccio più soft al volontariato, ci sono anche associazioni che permettono di lavorare in contesti meno complessi e che consentono, ad esempio, di sfamare o portare a spasso i cani di persone che non possono farlo (come anziani o malati).

Una passeggiata, le coccole o un pasto. Anche la Lega nazionale per la difesa del cane accetta volontari: nelle loro strutture ospitano 7mila cani, qualche migliaio di gatti e centinaia di altre specie.
«Puoi fare molto, anche solo venendo a trovarci al rifugio per portare in passeggiata alcuni vecchietti a quattro zampe, o dare una dose di coccole extra ai mici che sono in gattile…non hanno bisogno solo di pappa e cure mediche, ma hanno bisogno di te, dei tuoi occhi e delle tue carezze», si legge sul sito della loro sezione di Milano (ovviamente ne ce sono su tutto il territorio italiano). Ai volontari sono richiesti mezza giornata alla settimana di disponibilità e il tesseramento all’associazione. Una formula diversa è quella proposta da Balzoo, il Banco Italiano Zoologico, l’onlus nata nel segno della carità cristiana di San Francesco, che offre alle persone in difficoltà fisiche o economiche un’alternativa all’abbandono del proprio animale. Balzoo riesce a dare sostegno a oltre 30mila tra cani e gatti. L’impegno richiesto come volontari è una volta al mese, di solito il sabato mattina o pomeriggio: si tratta di aiutare anziani o persone impossibilitate a farlo ad accudire i propri animali, dargli da mangiare, portarli a fare una passeggiata, offrendo in questo modo sollievo sia al padrone che alla creatura.

Avete mai fatto volontariato in un canile? Avete voglia di raccontarci la vostra esperienza? Potreste convincere altri a fare come voi!

 

Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.