Tassi fermi fino a fine 2019, “e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”: ecco cosa è emerso dall’ultima riunione
Il capitano ha consultato i dati di navigazione e ha confermato: i tassi resteranno ai livelli attuali – ossia 0% sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e -0,40% sui depositi – almeno fino alla fine del 2019. Spostata in avanti, quindi, l’indicazione precedente, che li voleva invariati fino all’estate. Il resto del refrain non cambia: tassi fermi fino a fine 2019, “e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Nel frattempo, proseguirà il reinvestimento dei titoli in scadenza. Un set di decisioni che si colloca a valle di una precisa analisi del contesto economico.
Pronti a utilizzare “qualsiasi strumento”. I risultati emersi da questa analisi li ha esposti, come da protocollo, il presidente Mario Draghi nella conferenza stampa che ha fatto seguito all’ultima riunione di politica monetaria del consiglio direttivo, tenutasi mercoledì 10 aprile. “Il consiglio ha valutato l’outlook, che indica un indebolimento della crescita, e ha riaffermato di essere pronto a utilizzare qualsiasi strumento per far fronte alle situazioni contingenti che si presenteranno”. Draghi ha spiegato che “la verifica incrociata degli esiti dell’analisi economica con le indicazioni derivanti dall’analisi monetaria ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario”. Ciò affinché “l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Un livello, questo, che al momento rimane lontano. Secondo le previsioni, infatti, l’inflazione rimarrà debole, toccando probabilmente il momento di massima debolezza verso settembre.
I venti contrari che soffiano sull’Europa. L’Eurotower ribadisce la fiducia nella forza di fondo dell’economia, che resta in fase di crescita. “Le probabilità di recessione rimangono basse”, ha dichiarato Draghi, ricordando che solo in alcuni casi le fasi di “soft patch”, ovvero di rallentamento, si sono tradotte in vere e proprie recessioni. “Le informazioni divenute disponibili dall’ultima riunione del consiglio direttivo a inizio marzo”, ha ammesso comunque Draghi, “confermano che il rallentamento della crescita si sta prolungando al resto dell’anno”. Tra i venti contrari che continuano a pesare sulle prospettive economiche dell’eurozona, il presidente cita il perdurare di incertezze connesse a fattori geopolitici, la minaccia del protezionismo e le vulnerabilità nei mercati emergenti, che “sembrano lasciare un segno sul clima di fiducia”. E a proposito di protezionismo: “dobbiamo vedere cosa accadrà in concreto, ma certamente il fatto che queste minacce siano ripetute a più riprese ha un impatto”.
Crescita e occupazione: le priorità dell’Italia. E poi c’è il dente che duole, anestetizzato fino alle prossime – ormai sempre più vicine – elezioni europee: il nostro Paese. “I nuovi dati sull’economia italiana non hanno rappresentato una sorpresa”, tanto che “c’erano già stati tagli delle proiezioni di crescita” nazionale ed europea in generale. La priorità ora è quella di “ricreare le condizioni di crescita dell’economia e dell’occupazione, e l’Italia sa come fare”. Ma è molto importante che queste priorità siano perseguite senza causare aumenti del costo del debito pubblico, perché ciò ha un effetto contrario, ovvero di contrazione.
Tassi a zero e TLTRO: focus sulle banche. Quindi, dicevamo: i tassi di interesse restano a zero, quando non negativi. Un farmaco, questo, che come tutti i rimedi medicinali potrebbe non essere esente da qualche effetto collaterale negativo. Occorre quindi un attento monitoraggio. Ecco allora che la BCE, nei prossimi consigli, valuterà anche l’equilibro fra “le implicazioni favorevoli dei tassi negativi per l’economia” e “i possibili effetti collaterali, posto che ve ne siano, sull’intermediazione bancaria”. Tenendosi pronta, nel caso, ad adottare decise misure per mitigare queste eventuali ricadute negative. E sempre a proposito di banche: il presidente ha aggiunto che nei prossimi incontri saranno definiti i dettagli delle nuove TLTRO, le aste di liquidità a lungo termine finalizzate a far pervenire alle banche risorse da reinvestire appositamente in prestiti alle società non finanziarie e alle famiglie. Tali aste verranno lanciate a partire dall’autunno, e fra i dettagli da stabilire c’è il tasso di interesse applicabile.
Rafforzamento patrimoniale e consolidamento. Al sistema bancario europeo Draghi ha rivolto due avvertimenti. Il primo è che le risorse acquisite tramite le TLTRO che scadranno l’anno prossimo presto non potranno rientrare nei requisiti patrimoniali e di liquidità e ciò potrebbe richiedere, in assenza di interventi adeguati, maggiori sforzi per il rafforzamento patrimoniale. Il secondo è che “il sistema bancario europeo è sovraffollato e vi è un significativo bisogno di consolidamento”. Questo, anzi, rappresenta uno dei veri problemi del comparto, insieme alla scarsa propensione da parte di molti istituti a investire nel digitale e ad adottare modelli di business più redditizi.
La reazione dei mercati: avanti tutta sugli asset rifugio. Gli investitori hanno osato poco dopo la riunione del consiglio direttivo della BCE e la conferenza stampa di Draghi. Anzi, hanno preferito “coprirsi”. Gli acquisti hanno privilegiato infatti i titoli di Stato e le valute rifugio. L’euro si è indebolito, mentre la differenza di rendimento tra il decennale italiano e il suo corrispettivo tedesco, che in mattinata si era ridotta, è tornata ad allargarsi soprattutto in virtù degli acquisti sul Bund (titolo di Stato rifugio), il cui rendimento è tornato sotto zero. Lo spread ha così chiuso a 258 punti base, comunque sullo stesso livello del giorno precedente.
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