Vestiti usati: fa’ la cosa giusta

Armadio che scoppia? Se avete già venduto i capi migliori, provate ad affidare i vostri abiti vecchi all’economia circolare: riuso, dono e riciclo

Quando la quantità di vestiti accumulati dentro l’armadio sembra sommergerci, siamo sempre di fronte a un dilemma: cosa fare? Le risposte possibili sono due, la prima strada è vendere online i capi che non mettete più (qui un po’ di nostri consigli su come fare). Ovviamente, per farlo è necessario che abbiano ancora del valore economico sul mercato dell’usato. Altrimenti, dovete passare al piano B e affidarli all’economia circolare: riuso, dono e riciclo.

Un problema ecologico. Il problema degli abiti usati è innanzitutto ecologico. Secondo le ricerche di Global Fashion Agenda ogni cittadino dell’Unione europea consuma e poi dismette 13 kg di vestiti all’anno, in tutto 5,7 milioni di tonnellate. Buttarli in discarica sarebbe uno spreco intollerabile: quando un chilo di vestiti viene rimesso in circolo si recuperano 3,6 kg di Co2 non emessa, 6mila litri d’acqua, 0,2 kg di pesticidi, 0,3 kg di fertilizzanti, secondo i dati dell’Università di Copenaghen. Tutto merito dell’economia circolare, un termine nuovo per la vecchia arte del «dare nuova vita alle cose» che secondo uno studio Doxa vale già 19 miliardi di euro all’anno (o se preferite 1 punto percentuale di PIL).

Trasformare i vestiti con la creatività. Cosa fare con i vostri vecchi abiti, dunque? Le tre opzioni sono: riusarli, donarli o riciclarli in modo corretto. La prima strada passa dal cambiare funzione ai vostri vecchi capi di abbigliamento, trasformandoli usando un po’ di creatività. Per portare a termine la missione vi serviranno manualità, occhio e lavoro di squadra. Le potenzialità sono quasi infinite: dagli abiti usati si possono creare altri capi di abbigliamento, accessori, oggetti per la casa, giocattoli, regali di ogni tipo. Per esempio: tutti abbiamo un malloppo di vecchie t-shirt che non usiamo più nemmeno come pigiama. Forbici alla mano, possono essere tagliate orizzontalmente per creare strisce di stoffa con cui realizzare una borsa, una collana, delle toppe. Oppure possono essere tagliate in verticale, magari salvando la fantasia o la decorazione originale (il logo di quel gruppo pop che non ascoltate da anni, per esempio) per fare una coperta patchwork coloratissima. Uno dei pregi del riuso creativo è il suo dare vita a pezzi unici e irripetibili.

Tutte le idee che vi servono per cominciare. Il social network Pinterest di solito è una miniera di spunti, ottimo per partire con qualche ispirazione visiva. Per i tutorial, come sempre potete rivolgervi a YouTube: questo di The Talko, se masticate un po’ di inglese, è utilissimo per mettere alla prova dieci spunti pescati proprio da Pinterest. Anche il canale di Sarah Tyau è eccellente per i suoi «clothing hack». Il consiglio per un riuso efficiente è di partire sempre dal tessuto: considerate il vecchio capo al quale ridare vita come un insieme di elementi base da ricombinare insieme. Tra le migliori pagine in lingua italiana per il riuso creativo c’è quella di Riciclando, Tra le loro idee pratiche, da scampoli e vestiti vecchi possono nascere borse, porta-gioie, copri-letti. Sul Web ci sono anche esperimenti collettivi di riuso a carattere ecologista. Come Mors Bags: la piattaforma vi spiega come creare borsette di tela usando vecchie lenzuola, tende o vestiti usati. Lo scopo non solo è riusare vecchi tessuti invece di buttarli via ma anche combattere l’uso delle buste di plastica al supermercato.

La strada del dono. Ovviamente, per queste trasformazioni creative servono due cose: tempo e manualità. Se vi mancano, potete provare la strada del dono. Le associazioni di beneficenza hanno sempre bisogno di capi di abbigliamento da consegnare a persone che ne hanno necessità (rifugiati appena arrivati, senzatetto, donne sole con bambini, anziani), cercate quella più vicina a voi e contattatela per conoscere bene le loro esigenze del momento. La Rete R.I.U.S.E., per esempio, è un consorzio di cooperative che organizza raccolte periodiche di indumenti usati, garantisce il rispetto di tutte le norme ambientali e la piena tracciabilità delle donazioni. Un’alternativa è Humana, che raccoglie indumenti destinati a progetti in Paesi in via di sviluppo: per i donatori in cambio anche un buono per comprare prodotti sostenibili, dagli alimentari bio alle lampadine a basso costo. Ci sono anche diverse catene di abbigliamento che vi permettono di riciclare abiti dismessi, a volte anche con un piccolo compenso. Lo fanno per esempio i negozi della catena H&M. Nel 2017, 15 tonnellate di questi abiti dismessi e inutilizzabili sono finite nella centrale di Västerås, vicino Stoccolma, dove da rifiuti sono diventati energia. Anche le catene OVS offrono questo servizio in cambio di un buono e in collaborazione con l’Ong Save the Children.

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