L’economia USA rallenta e delude le attese, con un PIL che nel quarto trimestre del 2016 cresce al tasso più basso degli ultimi sei anni. Perché il dato USA è importante?
La locomotiva americana rallenta la sua corsa: nell’ultimo trimestre del 2016 l’economia a stelle e strisce è cresciuta dell’1,9% rispetto agli ultimi tre mesi del 2015. Il dato è inferiore alle attese degli analisti finanziari, che stimavano una crescita del 2,2%. Un dato da tenere sotto controllo, perché l’andamento dell’economia USA influenza i mercati finanziari a livello globale in tutto il mondo.
Il pil è la somma dei beni e servizi prodotti. Il PIL, acronimo di prodotto interno lordo, è la somma dei beni e dei servizi che sono stati prodotti da un Paese nel periodo di tempo considerato. Quello che è interessante non è il dato in sé del Pil, ma come e se cresce da un periodo di tempo all’altro. In poche parole la sua variazione percentuale rispetto al periodo precedente. Se consideriamo l’intero 2016 l’economia USA, rispetto al 2015, è cresciuta mediamente dell’1,6% e il dato non è per nulla entusiasmante considerando che rappresenta il valore più basso degli ultimi sei anni. Bisogna tornare indietro al 2008, anno in cui è scoppiata la grande crisi, per trovare un dato peggiore; in quell’anno la crescita era stata addirittura negativa ovvero gli USA erano ‘tornati indietro’.
Il dollaro forte penalizza le esportazioni. Se da un lato i consumi interni, per intenderci quelli realizzati per lo più dalle famiglie, sono cresciuti del +2,5% (comunque in flessione rispetto al +3% messo a segno nel trimestre precedente), dall’altro lato la forza del dollaro ha frenato bruscamente le esportazioni. Dopo l’annuncio della vittoria di Donald Trump la valuta americana ha preso sempre più forza nei confronti delle altre e questo ha duramente penalizzato le esportazioni. Con il dollaro forte i prodotti americani sono più costosi e l’economia nel complesso perde di competitività rispetto al resto del mondo.
IL ruolo primario degli usa nei mercati finanziari. L’attenzione che gli analisti hanno verso i dati macroeconomici degli Stati Uniti deriva proprio dal ruolo da protagonista principale che ricoprono sui mercati finanziari. L’indice azionario S&P500 è l’indice di Borsa più conosciuto su scala globale e buona parte dei movimenti delle azioni di tutto il mondo varia in sintonia con la Borsa USA. In poche parole se negli USA i mercati sono calmi e tranquilli, molto probabilmente lo saranno anche i mercati a livello globale.
Gli Stati Uniti sono al timone anche del mercato obbligazionario. Nel primo trimestre 2016 il valore complessivo delle obbligazioni a stelle e strisce superava il muro dei 37mila miliardi di dollari. Il dato in sé potrebbe essere di difficile comparazione, ma se si considera che il secondo posto era occupato dal Giappone con circa 12 mila miliardi di dollari è facile capire il rapporto di misura.
Anche per quanto riguarda le valute gli USA fanno sentire la loro importanza. Larga parte del commercio globale avviene in dollari e quasi l’85% del trading, quindi di compravendita, di valute coinvolge proprio il biglietto verde. E anche le Banche centrali riconoscono l’importanza della moneta americana al punto tale che il 63% delle riserve in valute estere detenute dalle banche centrali globali è in dollari. I mercati sono sistemi complessi e strettamente connessi tra di loro e gli Stati Uniti ricoprono un ruolo da protagonista: ecco perché è importante essere informati sui mercati a livello globale e non solo sul mercato nazionale.
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