Istruzione, politica fiscale, spesa in ricerca e sviluppo: i fattori che influiscono sulla crescita economica di un Paese sono molti e tra questi c’è anche la corruzione. Quanto pesano le tangenti sul Pil di un Paese? Qual è la situazione dell’Italia?
Ancora oggi molti economisti si chiedono da cosa possa dipendere la crescita economica di un Paese.. I fattori sono ovviamente moltissimi e, nel corso degli anni sono stati teorizzati diversi modelli economici per capire le variabili su cui “far leva” con il fine di innescare una crescita più rapida. Tra le variabili più utilizzate per studiare la crescita economica ci sono:
- Il livello di istruzione della popolazione. Un Paese più istruito è un Paese che con molta probabilità avanza più facilmente a livello tecnologico e cresce di più.
- Gli investimenti in infrastrutture. Un Paese che investe nelle infrastrutture crea posti di lavoro, che si trasformano in più reddito, più consumi e nuovi servizi per la popolazione.
- La spesa in ricerca e sviluppo. I Paesi con maggior ricerca e sviluppo riescono ad essere i primi ad inseguire il processo tecnologico e creare i nuovi trend del futuro.
- Il debito. Anche se non sembra, un Paese che fa debito pubblico e lo impiega nel modo corretto riesce a crescere bene, come abbiamo visto e analizzato in questo post.
- Le politiche fiscali e monetarie. Lo stimolo delle politiche dello Stato (incentivi o sgravi) o quelle monetarie dell’Europa, che si traducono con il mantenimento basso dei tassi di interesse è molto importante per permettere agli imprenditori di prendere in prestito denaro ad un costo contenuto per gli investimenti aziendali.
Tra queste variabili nella crescita economica gioca un suo ruolo, negativo, anche il fattore della corruzione. Capiamo come.
Perché la corruzione dovrebbe ostacolare la crescita del Pil. A primo impatto non è immediato intuire il canale diretto che la corruzione esercita sulla crescita economica; anche in questo caso non vi è una spiegazione univoca del fenomeno. Pensiamo a due esempi che chiariscono meglio il concetto:
- La corruzione altera la produttività nel mercato del lavoro. Per esempio pensiamo ad assumere qualche persona che non ha effettivamente meriti, bensì per favore altrui; qualora ampliato, quest’effetto rende molto bassa la produttività generale. Il basso livello di produttività porta, alla lunga, bassa crescita economica.
- La corruzione crea un divario tra ricchezza e povertà eliminando la classe media, questo perché favorisce solo la crescita di alcune parti della popolazione; di conseguenza non permette una crescita uniforme, riducendo la crescita totale.
Alcuni economisti mostrano anche come la corruzione riduca il livello degli investimenti (e di conseguenza la crescita di un Paese). Avendo intuito qualche “canale logico” dietro crescita e corruzione passiamo ai numeri.
Qualche dato a confronto. Abbiamo considerato, per alcuni Paesi, oltre ai dati sulla crescita economica (misurata con la variazione del Pil), un indice che cattura il livello di corruzione percepita. Entrambi i dati si riferiscono al periodo tra il 2012 e il 2016. Dopo qualche analisi ecco il grafico:
Sull’asse orizzontale abbiamo il livello di corruzione percepita (indice che va da 0 a 100, dove 100 indica un livello di corruzione percepita massima); sull’altro la media del tasso di crescita per il periodo considerato. Dal grafico si evince come i Paesi con una minor corruzione percepita (indice intorno a 10-30) siano quelli che abbiano avuto in media una crescita maggiore (intorno al 2%); al contrario i Paesi con un grado di corruzione percepito maggiore (60-70) hanno avuto un tasso di crescita intorno allo 0% o addirittura negativo. L’effetto sarebbe ancora più chiaro se eliminassimo Sud Africa e Spagna (al centro del grafico), si delineerebbero due fasce di Paesi totalmente differenti in termini di crescita e reputazione. La linea di color grigio mostra proprio la relazione inversa tra le due variabili (maggior corruzione equivale a minor crescita e viceversa).
La corruzione nel Bel Paese. Scorrendo l’indice di corruzione percepita per il 2016, l’Italia a livello mondiale si posiziona 60° su 176 Paesi, quasi a centro classifica. Qualora andassimo a prendere solo i Paesi che compongono le economie avanzate (di solito si identificano con il G7) l’Italia regna in modo indiscusso con la prima posizione: il Paese con più alta percezione di corruzione.
I limiti di una variabile qualitativa. La corruzione, rispetto ad altre variabili che caratterizzano la crescita, come debito o livello di istruzione, resta una variabile qualitativa; questo vuol dire che è difficile da calcolare, specialmente quando è un’attività che non si può osservare direttamente, con il rischio che sia sottostimata. Questo inosservato “errore di misurazione” potrebbe alterare gli effetti delle stime e dell’analisi sopra citata, così come altre variabili citate che potrebbero giocare un ruolo predominante o creare un effetto congiunto. La crescita è un fenomeno complesso e la corruzione è sicuramente solo uno dei tanti fattori che possono influenzarla, tuttavia l’alta percezione della corruzione, con la conseguente difficoltà sulla produzione e la crescita economica, mostra che la nostra penisola ha una strada in salita da percorrere su questo fronte. Una misura concreta per mitigare gli effetti della corruzione potrebbe essere l’eliminazione del contante; così facendo tutti i pagamenti sarebbero tracciati da un sistema informatico. Secondo una ricerca di ING oltre il 40% degli italiani sarebbe favorevole alla digitalizzazione della moneta.
Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.