Produzione, distribuzione, consumo: grazie alle nuove tecnologie legate al cibo si aprono nuove frontiere per l'economia e per i nostri investimenti
Cosa c’entra il cibo con la tecnologia? In realtà, molto più di quanto potresti pensare.
Hai mai sentito parlare di foodtech? Il termine, che nasce dall’unione delle parole food (cibo) e technology (tecnologia) indica tutte quelle tecnologie che, in un modo o nell’altro, si applicano al settore alimentare: dalla produzione alla conservazione, dalla lavorazione al confezionamento, fino al controllo e alla distribuzione del cibo.
Per dire: tutti i servizi di delivery come Glovo, Just Eat, Deliveroo e compagnia fanno parte dell’universo foodtech, così come le start-up attive nel cosiddetto “next gen food”, il cibo di prossima generazione – la carne-non-carne, gli insetti, i prodotti a base di funghi, le bevande sostitutive dei pasti – o i portali per le recensioni dei ristoranti come Tripadvisor.
O, ancora, sono foodtech società come Cortilia (la app per fare la spesa online di frutta e verdura fresche e di stagione) o Everli (marketplace per la spesa online). Non solo. Fanno parte del settore anche tutte quelle tecnologie che mirano ad aumentare l’efficienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dell’allevamento. E la tecnologia, grazie alle app, può aiutarti anche a organizzare i pasti e non sprecare.
Insomma, si tratta di un universo vasto che, negli ultimi anni, sta emergendo come un vero e proprio Megatrend di investimento da tenere d’occhio. Tanto più in Italia, un Paese tradizionalmente molto legato al settore alimentare.
Cibo e tecnologia: qualche numero
Non sei ancora convinto? Prendiamo in prestito un recente report realizzato da Talent Garden e Forward Fooding in collaborazione con Accenture, Unilever e Var Group per mostrarti la crescita vertiginosa del settore con qualche numero alla mano. Ebbene, stando allo studio, il mondo foodtech ha chiuso il 2020 con una raccolta complessiva di 17 miliardi di euro su scala globale (nonostante la pandemia), portando così il totale degli investimenti realizzati dal 2010 (quando se ne è iniziato a parlare) a circa 65 miliardi di euro.
Va detto che il mercato europeo è senz’altro meno maturo rispetto a Stati Uniti e Canada: basti pensare che, nel corso degli ultimi 10 anni, il Vecchio Continente ha investito circa 14 miliardi nel settore, contro i 34 miliardi investiti Oltreoceano. Tradotto: c’è ancora un ampio margine di crescita. Complessivamente, rileva ancora lo studio, a fine 2020 si contavano 240 acceleratori e abilitatori di ecosistemi attivi, più di 3.260 tra venture capitalist e investitori istituzionali, 980 business angel e oltre 260 investitori tra imprese, grandi aziende e multinazionali, per un totale di oltre 5.300 realtà operanti nel settore.
Agritech e delivery trainano il settore
Ma andiamo a esplorare questo universo un po’ più da vicino: il sotto-settore con il maggior numero di aziende attive (1.521 a fine 2020) è l’agritech, che include tutti i servizi e le tecnologie volti ad aumentare l’efficienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dell’allevamento. In termini di investimenti, invece, sul gradino più alto del podio troviamo il mondo del delivery (31,5 miliardi di euro negli ultimi 10 anni). Un altro segmento in forte ascesa è quello del già citato “next gen food”, seguito da cucine e i ristoranti tech, app e servizi per i consumatori e riciclo.
Insomma, circolano cifre importanti. Che, tra l’altro, sembrano destinate a salire ancora. Del resto, con una popolazione mondiale in crescita costante (potremmo superare i 10 miliardi di persone nel 2060), il cibo è vita. Ma è importante produrlo, conservarlo, confezionarlo e distribuirlo con un occhio di riguardo alla sostenibilità, nel tentativo di non pesare ulteriormente sul nostro già molto provato pianeta. Mettici anche il fatto che, specialmente nei Paesi sviluppati, le persone sono sempre più attente a condurre uno stile di vita e di alimentazione sano… e il quadro è completo.
Si aprono nuove frontiere per le nostre economie, ma anche per il tuo portafoglio d’investimento.
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