Con l'aumento dei prezzi del gas, si è impennata la domanda di pellet e cresce il rischio truffe. I consigli per scegliere e usare questo combustibile al meglio
In Italia siamo culturalmente più pronti ad attrezzarci per il freddo che per il caldo. Le ondate di calore possono coglierci in contropiede, ma all’inverno ormai si pensa già dall’estate. Infatti c’è una fonte di riscaldamento domestico che in queste settimane sta andando a ruba e ha visto i prezzi impennarsi. Stiamo parlando del pellet.
Si tratta di un combustibile da biomassa vegetale, quindi legna, che viene riscaldato in stufe. Il pellet si ricava dalla segatura, essiccata e compressa in piccoli cilindri. È la forma più tecnologicamente evoluta della «vecchia» legna da ardere.
Ricordiamo che in Italia un quinto delle famiglie usa legna e derivati (come il pellet) come fonte di riscaldamento prevalente.
Crisi energetica: ritorno al legno, ma attenzione
Come sappiamo, a causa della guerra in Ucraina e della crisi energetica, l’inverno 2022-2023 sarà complicato, soprattutto per i prezzi del gas soggetti alle tensioni geopolitiche. È il motivo che spinge tante persone a guardare al pellet. Il problema è che, per una banale legge di domanda e offerta, anche i prezzi di questo combustibile naturale si stanno impennando e nel giro di un anno sono praticamente raddoppiati. Altro inconveniente serio sono le truffe o il materiale di scarsa qualità immesso sul mercato. Questa estate, la Guardia di Finanza ha sequestrato 5 mila tonnellate di pellet contraffatto, denunciato 52 persone e bloccato 47 impianti industriali. Il pellet è una buona risorsa per riscaldarsi e risparmiare, ma deve essere acquistato con criterio. Ecco un po’ di consigli per riuscirci, seguendo le linee guida della principale associazione nazionale, AIEL.
Una certificazione che segue tutta la filiera
Non è obbligatorio vendere pellet certificato in Italia, ma è molto consigliato acquistare secondo queste certificazioni. Le attestazioni ti garantiscono che il combustibile che bruci in casa sia sicuro per te, sia di qualità per riscaldarti e sia sostenibile dal punto di vista ambientale. Quest’ultimo punto è un dettaglio non trascurabile. Il legno è una materia prima rinnovabile ma il pellet emette CO2, polveri sottili e altre particelle inquinanti. Quindi bisogna fare attenzione a limitare al minimo questo impatto. Come? Cercando sempre il marchio della certificazione ENplus, lo schema più adottato al mondo in questo campo. È un marchio che copre tutta la filiera, dal bosco fino alla tua stufa, e ti garantisce una gestione sostenibile dell’ecosistema e un materiale prodotto secondo standard di qualità.
Pellet di qualità: cosa significa
La qualità del pellet dipende da diversi aspetti: le dimensioni dei cilindri, la percentuale di polveri, il contenuto di ceneri e umidità (che devono essere bassi) e la capacità di sprigionare calore (che deve essere elevata). Il prodotto con una certificazione ENplus permette a ogni consumatore di risalire in autonomia, consultando un registro digitale, al nome, alla storia e alla credibilità di tutte le aziende coinvolte nel processo di produzione e distribuzione del pellet. Il sistema ti permette anche di notificare eventuali problemi o anche solo dubbi e sospetti su quello che hai acquistato. Spesso il legno ENplus viene da residui della lavorazione del legno, in modo da avere una vera e propria economia circolare e a cascata del materiale, senza sprechi.
Occhio alle ceneri ed evita imballaggi sfusi
Secondo Altroconsumo, la quantità di ceneri è uno dei primi parametri da guardare per scegliere il pellet. Più ce ne sono, più polveri vengono prodotte e più spesso va pulita la stufa. La qualità premium, la più cara ma anche la più sana per te e sostenibile per l’ambiente, è quella di categoria A1, con un contenuto di ceneri non superiore allo 0,7 per cento. Nella categoria inferiore, A2, il contenuto di ceneri non deve superare 1,2 per cento. Infine, c’è una categoria B, che però non va bene per l’uso domestico. Inoltre, è una regola di buon senso non comprare mai pellet in imballaggi sfusi, che non permettano di risalire a chi lo ha prodotto o lavorato, o addirittura sfuso. Inoltre, l’etichetta dice quanto è il potere calorifero – informazione importante–, e soprattutto se sono presenti metalli pesanti pericolosi per la salute come arsenico, cadmio e piombo.
E se vuoi partire da zero col pellet?
Le stesse regole – sopratutto affidarsi alle certificazioni – valgono se stai pensando di cambiare fonte di riscaldamento e affidarti a una stufa a pellet per il prossimo inverno. Una cosa importante da sapere è che, insieme alla stufa, è bene avere un umidificatore o comprare una stufa che abbia anche questa funzione, per rendere un po’ più salubre l’aria di casa. (Leggi qui per i nostri consigli su come purificare l’aria di casa). Le ventole, necessarie per questo tipo di stufe, possono essere rumorose, quindi se hai orecchie sensibili, pensaci bene. Infine, il funzionamento della stufa dipende dall’energia elettrica da considerare sia per i costi che per eventuali blackout. L’innovazione tecnologica in questo settore però corre veloce. Sul mercato stanno arrivando anche stufe che, nella maggior parte dei casi, sono addirittura in grado di pulirsi da sole.
Usi una stufa a pellet? Come ti trovi?
Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.