In casa Fed aumento dei tassi e tagli del bilancio diventano realtà

Mercoledì 13 dicembre la banca centrale statunitense ha aumentato i tassi di 25 punti base e comunicato che la riduzione del bilancio sarà più incisiva del previsto. Ma i mercati se lo aspettavano e non ne hanno fatto un dramma

Tutto come da attese, e quindi già scontato dai mercati: la scelta di aumentare i tassi di interesse assunta in seno all’ultima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) presieduta da Janet Yellen (a febbraio le subentrerà Jerome Powell) è prevalsa per 7 voti a 2. Mercoledì 13 dicembre il comitato di politica monetaria della Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base, portandoli tra l’1,25% e l’1,50%. E i mercati non si aspettavano niente di diverso, come ha dimostrato la loro reazione all’annuncio: lieve deprezzamento del dollaro, rendimento del titolo di Stato decennale in leggero calo (-0,02%), e l’indice azionario di riferimento, l’S&P 500, che a fine giornata ha chiuso sostanzialmente piatto.

Più crescita del previsto. La banca centrale americana ha annunciato anche di aver migliorato le sue stime di crescita economica nel 2018: le proiezioni vedono il prodotto interno lordo in salita del 2,5% rispetto al +2,1% indicato in precedenza. “Il Federal Open Market Committee si aspetta che il mercato del lavoro rimanga forte, con una sostenuta creazione di nuovi posti, ampie opportunità per i lavoratori e salari in aumento”, ha detto il presidente uscente Janet Yellen ai giornalisti riuniti a Washington. Lato inflazione, invece, i dati del Dipartimento del Lavoro hanno dimostrato che quella al consumo, escludendo cibo ed energia, è inferiore a quanto previsto e pari all’1,7% nei 12 mesi fino a novembre.

Tre rialzi nel 2018. In considerazione di tutto ciò, il prossimo anno la Fed farà due cose: primo, tre ulteriori interventi di incremento del costo del denaro; secondo, un’accelerazione del processo di riduzione del bilancio, che inizierà a gennaio con un taglio di 20 miliardi al mese dai 10 comunicati precedentemente. A seguito degli acquisti effettuati nell’ambito del quantitative easing, infatti, il bilancio dell’istituto è cresciuto del 400%, raggiungendo quota 4,5 mila miliardi di dollari USA. Un livello guardato con una certa preoccupazione dagli esperti: se da una parte, infatti, le misure straordinarie si sono rese indispensabili per riuscire a “puntellare” l’economia nella crisi, dall’altra si temeva che gli stessi interventi potessero gettare il seme per una nuova bolla.

Annunci “scontati”. All’inizio di quest’anno, gli operatori – consapevoli dell’impossibilità di andare avanti con l’allentamento quantitativo senza compromettere la stabilità finanziaria – si chiedevano quali effetti avrebbe avuto su indici, valute e titoli di Stato l’innalzamento dei tassi di interesse e il parallelo avvio della riduzione del bilancio e degli acquisti di asset. Giunti alla fine del 2017 e con le attese di una politica monetaria più restrittiva divenute realtà, si può tirare un sospiro di sollievo: i mercati hanno retto molto bene. E ieri si sono mossi poco, avendo già scontato e “metabolizzato” gli annunci della Fed. L’indice S&P 500 sulle prime è salito, ripiegando poi in un sell-off di fine sessione che ha interrotto quattro giorni di rally, chiudendo comunque poco sotto la parità: -0,15%.

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