Per affrontare i cambiamenti ambientali, tecnologici e sociali nel mercato del lavoro è importante dare spazio alla formazione, con un approccio sempre più ibrido e umano
Quali saranno le competenze più ricercate nei lavori del futuro? Quelle trasversali.
Padroneggiare un insieme di skill tecniche e puntare su un settore specifico non è più sufficiente per garantirsi una carriera, né per cercare nuove opportunità: dobbiamo allargare lo sguardo.
È la premessa interessante della ricerca Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia, condotta da Ernst&Young, ManpowerGroup e Pearson. Ma cosa significa in concreto? Innanzitutto, che i cosiddetti reskilling – aggiornare ciò che sai fare, con nuovi strumenti – e upskilling – far crescere il tuo bagaglio di competenze – sono sempre più essenziali, anche se hai già un lavoro.
Viva i mix ibridi di competenze
Diventare specialisti verticali in un settore o in una tecnologia non basterà più: c’è sempre più bisogno di mix ibridi di competenze umanistiche e tecniche. Insomma, dobbiamo allenarci a guardare alle competenze al di là dei confini tra soft e hard skill. Come racconta David Epstein nel suo libro Generalisti, serve una conoscenza allargata e multidisciplinare. Un esempio? Già da tempo, quando le aziende hanno bisogno di affrontare problemi ultra-complessi, si affidano a piattaforme come Innocentive: un laboratorio per entrare in contatto con outsider che, molto spesso, offrono soluzioni alle quali gli esperti non riescono ad arrivare. Ed è usata con successo dalla NASA e, di recente, anche da realtà italiane come A2A.
I tre fattori che stanno trasformando il contesto
Gli esperti ne sono a conoscenza da tempo: il 38,2% delle persone in Italia si divide tra chi è troppo qualificato per il lavoro che fa, oppure chi non ha le skill necessarie per cambiare professione. È il fenomeno noto come skill mismatch. Nel frattempo, la pandemia ha sparigliato ancor di più le carte: da un lato ha prodotto un calo degli occupati che, per tornare a lavorare, avranno bisogno di nuove competenze; dall’altro, ha accelerato ancora di più la digitalizzazione come dimostra la crescita delle aziende tech in questa fase. La terza variabile è legata alla pervasività delle tecnologie avanzate. E quando il machine learning entra in un settore tradizionale come l’agricoltura, è necessario un approccio che difficilmente un ingegnere informatico tradizionale è in grado di offrire. Servono cioè abilità di problem solving strategico e capacità relazionali. Questa è la prima delle di ibridazione di cui parleremo più avanti.
Le abilità fondamentali sono “umane”
La ricerca Professioni 2030 evidenzia come le competenze fondamentali da imparare e allenare siano indipendenti dai settori. Sono caratteristiche umane, che aumentano la resilienza sul mercato e che possiamo riassumere così:
- Problem solving complesso e apprendimento attivo
Sono le capacità di saper analizzare una situazione, raccogliere informazioni e valutare gli scenari possibili, anche se tutto ciò non fa parte del tuo bagaglio di esperienze. È un esercizio di originalità e creatività che richiede flessibilità mentale. - Adattabilità
In contesti complessi non esistono più geni iper-competenti ma isolati. C’è sempre più bisogno di collaborare e saper coordinare le azioni con gli altri. - Comprensione degli altri e ascolto attivo
È una conseguenza della competenza precedente. Perché, quando si co-opera, è necessario comprendere le reazioni degli altri, osservando e facendo domande per comprendere il senso profondo di ciò che gli altri comunicano, come abbiamo raccontato in questo articolo dedicato all’empatia digitale.
Creazione, distruzione e mutazione: come stanno cambiando le professioni
Le competenze che ti abbiamo appena elencato sono le fondamenta che permettono di costruire un futuro solido, in uno scenario in cui anche i lavori più comuni stanno cambiando forma. La ricerca evidenzia tre processi in corso.
- Le professioni che nasceranno per scissione
Pensiamo ai sistemi multimediali delle auto. La realizzazione di questi dispositivi è stata finora una prerogativa degli informatici. Ora che le interfacce uomo-macchina stanno diventano sempre più intelligenti e in grado di fare sempre più cose, c’è bisogno di competenze aggiuntive, che riguardano la psicologia e le scienze sociali. Ed ecco che, da una professione consolidata – l’ingegnere informatico – nasce un nuovo lavoro: lo human-machine teaming manager: un esperto in grado di coordinare gruppi multidisciplinari che, finora, non hanno mai lavorato insieme.
- Le professioni che nasceranno dalla distruzione
L’automazione dei processi industriali ha caratterizzato gli ultimi 50 anni di trasformazione della manifattura. Quindi, con le macchine che saranno in grado di agire in autonomia, agli operai non sarà più chiesto di fare gesti ripetitivi nelle catene di montaggio, ma di diventare “addetti all’integrazione di robot assemblatori”. Cioè di addestrare e coordinare più sistemi industriali autonomi. A trainare questo processo non ci sarà solo la tecnologia, perché stanno emergendo nuovi bisogni. Con il diffondersi di eventi culturali fisico-digitali per esempio, si affermeranno i progettisti di visite turistiche ed eventi culturali virtuali, pronti a creare esperienze sempre più coinvolgenti e divertenti.
- Le professioni che nasceranno per ibridazione
È il trend destinato a imporsi maggiormente e riguarda il passaggio di competenze da una professione all’altra. Lo sviluppo software per esempio, sta già uscendo da un dominio tecnico, per diventare una padronanza – ad esempio – degli addetti alla comunicazione che, sempre di più, dovranno lavorare alla progettazione di app e assistenti virtuali.
E tu, in che modo stai allenando le tue competenze trasversali? Hai idea di un nuovo lavoro ibrido che potrebbe affermarsi nel prossimo futuro?
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